5 maggio 2020
«La pandemia da Covid-19 mostra quanto sia fragile il sistema di produzione internazionale del XXI° secolo e di conseguenza il modello di globalizzazione fondato su un’elevata frammentazione produttiva su scala globale, che ha originato le cosiddette “catene globali del valore” (GVC)».
Lo ha detto Gianfranco Tosini, dell’Ufficio Studi siderweb, nel corso del webinar “La nuova geografia dell’acciaio: tra globalizzazione e reshoring” che si è svolto stamattina.
Con “catene globali del valore”, ha spiegato Tosini, «si intende l’insieme delle attività svolte da imprese, che si trovano in Paesi diversi e che vanno dall’ideazione alla vendita all’utilizzatore finale del prodotto. La Cina è uno dei nodi principali delle GVC ed è diventata un importante fornitore di beni intermedi in molti settori. Le esportazioni cinesi di questi beni, utilizzati da altri Paesi come input per le loro produzioni ed esportazioni di beni finiti, sono salite dal 24% delle esportazioni totali nel 2003 al 32% nel 2018».
Anche l’Italia, ha poi ricordato Gianfranco Tosini, «è fortemente integrata nelle GVC: il valore aggiunto italiano connesso alla sua partecipazione, cioè contenuto nelle esportazioni di altri Paesi, è pari al 23% dell’export del nostro Paese, mentre la quota di valore aggiunto estero contenuto nelle esportazioni italiane ha raggiunto il 33%».
La crisi del 2008, ha anche spiegato Tosini, «ha ridimensionalo l’effetto moltiplicatore delle GVC sul commercio internazionale, rappresentato dagli scambi di beni intermedi. Infatti, dal 2012 il divario di crescita tra la produzione e il commercio mondiale si è praticamente annullato, oltre che per motivi congiunturali (rallentamento del tasso di crescita dell’UE e della Cina), anche per motivi strutturali, tra i quali anche il ritorno in patria (reshoring) delle produzioni che erano state delocalizzate fuori dai confini nazionali».
Gli Stati Uniti sono capofila nei rimpatri manifatturieri, mentre in Europa è l’Italia il paese più attivo, ma «affinché le imprese dei settori utilizzatori di acciaio ricorrano in misura maggiore ad operazioni di reshoring è indispensabile che nel Paese originario ci siano fattori di attrattività duraturi nel tempo, quali: infrastrutture più efficienti, un maggior livello di produttività, investimenti in ricerca e sviluppo, qualità del capitale umano, incentivi pubblici».
Nel breve periodo, «in attesa che si dispieghino gli effetti di lungo termine degli interventi di tipo strutturale, sull’assetto del mercato siderurgico globale influiranno le misure che i diversi Paesi dovranno adottare per far fronte agli effetti asimmetrici provocati dalla crisi economica causata da Covid-19. Questi interventi di carattere temporaneo (dazi e/o contingenti all’import) aggiunti a quelli di carattere strutturale potrebbero – ha detto Gianfranco Tosini – frammentare il mercato globale dell’acciaio in diversi mercati di dimensione macroregionale».
Per consultare le slides proposte da Gianfranco Tosini nel corso del webinar, basta cliccare sull'icona .
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