31 marzo 2020
Con 239 partecipanti sulla piattaforma che siderweb ha allestito appositamente (e che soprattutto all’inizio ha sofferto un po’ per un’adesione così numerosa) e un centinaio sul canale YouTube, il webinar “L’acciaio ai tempi del coronavirus” di martedì mattina ci ha permesso di comprendere quanta attenzione riscuota il tema tra gli operatori della filiera dell’acciaio e quanto bisogno ci sia di momenti di approfondimento come questi.
Una prima esperienza che, per noi, è stata soprattutto foriera di grandi insegnamenti e che ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa con l’obiettivo di essere sempre più strumento utile per l’approfondimento di temi importanti e favorirne la condivisione nella community.
Riccardo Benso, presidente di Assofermet, partecipando al webinar ha ribadito che «le preoccupazioni sono molte» e che «superata la prima fase di perplessità rispetto agli atteggiamenti che registravo fuori dall’Italia, ora ritengo che sia necessario evitare di arroccarsi, soprattutto percchè le imprese italiane hanno più da perdere rispetto ad altre».
Benso, quindi ha rivolto un invito a «fare fronte unico per garantire la continuità aziendale e ottenere un’iniezione di liquidità nel sistema, soprattutto per tutelare le piccole e medie imprese, le cui attività che sono importanti per l’intera filiera».
Secondo il presidente di Assofermet «è difficile ipotizzare che il 6 aprile l’attività possa riprendere regolarmente, ma dobbiamo attivarci per ottenere che almeno subito dopo Pasqua (la data a cui ha fatto riferimento è quella di martedì 14 aprile; ndr) si possa iniziare la marcia verso la normalizzazione».
Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai, ha ricordato che «le misure adottate dal governo italiano sono molto più restrittive rispetto a quelle di altri Paesi e peseranno molto nella fase di ripartenza, per questo occorre pensare a far sì che questo avvenga al più presto».
Per il direttore generale di Federacciai, molto importante sarà «il tema della liquidità, soprattutto per quelle aziende che al momento non stanno incassando nulla. Si dovranno ottenere misure importanti in relazione a prestiti garantiti, tassi e tempi di restituzione».
Senza trascurare, secondo Bregant, che «il Paese deve attivarsi per l’apertura in tempi rapidi e abbattendo quelli della burocrazia, di quei cantieri che possono dare all’industria italiana le giuste opportunità. Penso a quanto si sta facendo per il ponte Morandi di Genova, che dovrebbe essere un’esperienza di scuola».
Nonostante i problemi tecnici, Francesco Manni, vicepresidente dell’omonimo gruppo ha voluto far arrivare il proprio pensiero alla community. Contattato telefonicamente dalla redazione di siderweb ha rimarcato: «Innanzitutto questa crisi porta con sé anche un rammarico per un anno che sembrava iniziato con il piede giusto, con un buon portfolio ordini soprattutto per i cantieri destinati alla creazione di due grossi poli logistici. Poi la gelata, la diffusione del virus nei cantieri ha bloccato tutto. Ed ora anche i piccoli consumatori che pensavano di poter continuare a lavorare con l’utilizzo dei presìdi richiesti hanno dovuto chiudere la saracinesca per la serrata generale, per tanto è tutto fermo. Mi aspetto una ripartenza molto graduale con una curva di recupero molto lunga, piuttosto che una stretta. Tutti i settori dalla meccanica, all’impiantistica, all’edilizia sconteranno una fase di estrema debolezza senza interventi di stimolo dedicati».
Manni ha confermato di avere meno preoccupazioni sul fronte sicurezza in virtù della tempestiva introduzione dei protocolli dedicati, ben una settimana prima dell’accordo governo sindacati: «Ci eravamo già strutturati per lavorare con gli standard di sicurezza richiesti, pertanto è un aspetto che seppur richiede la massima attenzione al momento mi preoccupa di meno. Mi unisco invece alle preoccupazioni espresse dai colleghi sul fronte di liquidità ed insoluti. Credo che la nostra posizione per questo aspetto sia particolarmente delicata, vista la frammentazione della nostra clientela, forse di più rispetto ai nostri fornitori che di solito sono abituati a confrontarsi con realtà ben strutturate come le nostre. Credo che evitare l’effetto domino sia tra le priorità che debbano essere tenute presente alla ripartenza».
Altri interventi che dovranno essere approfonditi, e che i partecipanti hanno preferito svolgere in forma scritta, sono stati quelli di Mario Saporiti (Emmesse Consulting), secondo il quale «questa drammatica esperienza dovrebbe indurci a riflettere sulla possibilità di dar vita ad una filiera di fornitura a “chilometro zero”» e di Giacomo Bartoli (Solv.Eco) , secondo il quale sarà necessario «lavorare per arrivare a rivedere le percentuali di materiali che l’Italia importa dall’estero».
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