29 aprile 2020
L’esperienza di Giuseppe Pasini, come presidente di Confindustria Brescia, ma anche come leader di un gruppo come Feralpi, in grado di confrontarsi con realtà industriali di diversi Paesi, è emersa con chiarezza nel corso del webinar – "La fase 2 dell’acciaio: tra fabbrica e mercato" – organizzato questa mattina da siderweb e che ha riscosso l’ormai consueto apprezzamento dagli operatori della filiera siderurgica nazionale.
Perché se è vero che il settore sta cercando di uscire – con fatica, ma anche con grande determinazione – dalla fase più acuta della crisi, è altrettanto vero che è necessario un supporto più deciso da parte dei governi, quello nazionale e quelli locali.
«Il complesso delle misure messe in campo dal governo centrale – ha detto Pasini – rappresenta, certo, una garanzia per le imprese, ma queste hanno bisogno di liquidità immediata e per questo è necessario ridurre drasticamente i tempi della burocrazia che non vanno d’accordo con quelli delle aziende e del mercato».
In Francia, ha detto Pasini, «hanno fatto una manovra meno consistente, ma con tempi di erogazione dei fondi molto più rapidi ed è quello che chiediamo anche noi perché nei primi tre mesi dell’anno abbiamo registrato un calo del 22% dei fatturati, aprile lo abbiamo praticamente perso ed a maggio potremmo attestarci su un -50%. Tanto che io ritengo che alla fine dell’anno potremmo leggere dei bilanci con riduzioni anche del 30% rispetto al 2019. Ecco perché il fattore tempo è decisivo».
E a proposito del tempo e dei conti: «Il 2020 sarà un anno molto diverso dai precedenti – ha spiegato Pasini – e anche se mi auguro che il secondo semestre possa essere caratterizzato da un recupero, credo che dovremo puntare con decisione sul 2021 per risalire la china».
Due i temi connessi, uno interno e uno internazionale: «Sono anch’io dell’avviso – ha detto il leader di Feralpi – che rimodulare le fermate estive degli impianti in base alle esigenze del mercato potrebbe essere una risposta intelligente alle difficoltà indotte dal coronavirus, ma credo anche che Eurofer abbia ragione sulla necessità di intervenire sulla normativa di salvaguardia e credo che Federacciai sia allineata su quella posizione»
Ma soprattutto, ha chiarito Pasini, «in questo momento serve un’Europa che sciolga i lacci e i lacciuoli che tengono vincolate le economie nazionali. Basta con la divisione tra nord e sud del continente e, soprattutto, non è possibile fissare un termine di sei anni per la restituzione dei fondi che saranno erogati, ma bisogna portarlo almeno a trent'anni».
Parlando come presidente dell’Associazione Industriale Bresciana, poi, Pasini ha detto che «in questa occasione ci siamo confrontati con un sindacato preparato, competente e collaborativo e questo ci ha permesso di ripartire in modo sereno. Spero che anche la politica dimostri di pensare più all’interesse generale che non a quello elettorale», spiegando che «le aziende si sono dette disponibili a pagare per i test e i tamponi per i lavoratori, ma la Regione Lombardia su questo è in forte ritardo».
Quanto al futuro, «la “lezione” data dall’emergenza – ha detto Giuseppe Pasini – mi ha portato a pensare che dobbiamo davvero cambiare il modello di sviluppo, puntando con decisione sul new green deal. Una strada da percorrere, per quanto riguarda la siderurgia, potrebbe essere quella che conduce verso una sempre più completa conversione alla produzione di acciaio da forno elettrico».
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