8 maggio 2020
La legislazione di emergenza epidemiologica da Covid-19 contiene una norma che equipara l’infezione da Coronavirus ad infortunio, se contratta in occasione di lavoro. Un dettaglio non trascurabile e che ha provocato la dura reazione di Giuseppe Pasini (nella foto di testa), presidente dell’Associazione Industriale Bresciana.
«Si tratta di una norma gravissima – esordisce Pasini – perché nella sua applicazione ha un elevato potenziale di attribuire all’impresa la responsabilità del contagio, con pesanti implicazioni sul piano civile e penale. Siamo di fronte all’ennesima espressione di politica anti-impresa, con l’obiettivo, in una situazione già drammatica, della ricerca di un colpevole: l’imprenditore».
Il presidente di AIB, poi, spiega che la scelta, inoltre, «accomuna situazioni tra loro molto diverse. Una fattispecie è, infatti, quella dei medici e degli operatori sanitari, che sono stati esposti ad un rischio elevato di contagio, proprio della professione esercitata. Altra situazione è, invece, quella delle nostre aziende che in larghissima parte hanno sospeso le produzioni nella “fase 1” e, per ripartire, hanno implementato protocolli anti-contagio rigidissimi e dettagliati per proteggere la salute dei lavoratori, nel rispetto puntuale delle regole messe a punto dagli accordi Governo-Parti Sociali. E spesso andando anche oltre».
Giuseppe Pasini lancia poi un monito: «Lo dico a tutti, perché tutti riflettano: senza impresa privata il Paese va a rotoli e la situazione può diventare esplosiva sul piano sociale e della tenuta democratica delle istituzioni. Inoltre, vorrei che comprendere come sia possibile stabilire in termini certi se un contagio Covid è avvenuto dentro l’azienda o altrove. In azienda il lavoratore trascorre 8 ore, le restanti 16 le passa in altri contesti, con stili di vita e contatti che sfuggono completamente alla possibilità di prevenzione dell’imprenditore».
I concetti espressi dal presidente di AIB sono chiari: «Come individueranno i medici, chiamati a certificare la natura del contagio, il tempo ed il luogo in cui si è verificato, tenuto conto dei tempi di incubazione, per stabilire con ragionevole certezza che deve risponderne l’impresa? Con questi presupposti, la responsabilità penale, che secondo il nostro ordinamento è saldamente ancorata alla colpa e al dolo, al tempo del Coronavirus diventerebbe di fatto oggettiva. Una deriva che gli imprenditori non possono accettare. Per tutto questo urge una modifica legislativa che sani questa grave incoerenza».
8 novembre 2024
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