21 aprile 2020
«L’acciaio italiano deve essere difeso» e una condizione decisiva perché questo avvenga, soprattutto nella fase di ripartenza, è «giocare tutti ad armi pari». È stato chiarissimo Massimiliano Burelli nel corso del webinar – «Gli ostacoli sulla via della ripresa - I conti delle aziende e le sfide Covid-19» – organizzato da siderweb. L’amministratore delegato di Acciai Speciali Terni , rispondendo alle domande del direttore generale Lucio Dall'Angelo, ha ricordato come «misure di salvaguardia decenti» siano state messe in atto, in Europa, solo nel 2019 ed in grave ritardo rispetto a quelle protezionistiche, ad esempio, «degli Stati Uniti».
Ma Burelli ha parlato anche di altro: della «de-globalizzazione e delle opportunità che si presentano per un possibile reshoring che ci renderebbe meno dipendenti da Paesi stranieri», arrivando a proporre, come «soluzione auspicabile», quella «dell’acciaio a “chilometro zero”», studiando proposte adeguate per «evitare il “turismo siderurgico” e far comprare in Italia l’acciaio che serve».
Sul momento attuale e sulla reazione di Acciai Speciali Terni all’emergenza-coronavirus Burelli ha spiegato che «la nostra rampa di crescita, dopo il riavvio degli impianti, ci ha portato alla piena operatività sia nell’area “a caldo”, che in quella “a freddo” e nelle finiture, grazie soprattutto alle misure di sicurezza immediatamente attivate, ma la stasi del mercato ci costringe a lavorare al 55% del nostro potenziale, soprattutto grazie al fatto che il 40% dei nostri clienti è all’estero»
Ma quello con l’estero è un rapporto controverso: «L’Italia – ha detto l’ad di AST – ha fermato le produzioni per decreto, ma altri Paesi non lo hanno fatto e i nostri concorrenti europei ne hanno approfittato ai nostri danni. Ora però dall’Europa mi aspetto un approccio olistico e pragmatico, soprattutto tenendo conto del fatto che, per esempio, l’automotive tedesca senza la componentistica italiana non riparte».
Sulle conseguenze economiche della pandemia. Massimiliano Burelli non si fa illusioni: «Lavorando su questi ritmi non è difficile immaginare un bilancio annuale non certamente brillante a meno che il governo non intervenga con misure straordinarie e, soprattutto, trasformi i soldi del Monopoli in soldi veri».
Sul fronte interno, invece, l’amministratore delegato ha anticipato quella che potrebbe essere una proposta che sarà avanzata ai sindacati: «Eliminare le due settimane di fermata ad agosto per rispondere ad eventuali richieste del mercato».
Poi una rivendicazione: «Gestire la paura è molto difficile, ma è bene spiegare che non sono stati trovati focolai di infezione in nessuna azienda italiana. I rapporti con le parti sociali si sono incrinati, soprattutto nella prima fase dell’emergenza, ma poi siamo riusciti a ricomporli in un quadro di normale dialettica e spirito collaborativo».
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