20 maggio 2020
L’annuncio di thyssenkrupp, che di fatto ha annunciato di essere disposta a disfarsi di Acciai Speciali Terni, è stato seguito da una serie di prese di posizione da parte dei sindacati.
Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile per la siderurgia non ha fatto giri di parole: «In questi anni abbiamo assistito ad un balletto di thyssenkrupp attorno alle prospettive strategiche di Acciai Speciali Terni. Dopo la mancata fusione con Tata Steel e la vendita del settore degli ascensori, arriva una nuova doccia fredda».
Per Venturi «thyssenkrupp considera il sito di Terni non più strategico ai fini delle prospettive industriali del gruppo, che in realtà sono sempre meno industriali e sempre più legate a ritorni finanziari di breve termine. Ast finisce in una sorta di “bad company” in attesa di essere ceduta o di trovare nuove alleanze societarie. Non c'è tempo da perdere. Il governo intervenga non solo per sostenere il futuro dei lavoratori di Ast, ma per aprire un tavolo di confronto del settore siderurgico, in cui la produzione degli acciai speciali rimane un asset strategico decisivo».
Per la Fim Cisl, invece, «cresce l'incertezza sul futuro di Ast in un periodo storico pesantemente compromesso dalla pandemia mondiale. La decisione di thyssenkrupp di collocare in un'area di business senza futuro l'Ast non può essere sottovaluta e va gestita con la massima urgenza. Va garantita una prospettiva di continuità lavorativa del sito di Terni e delle sue produzioni che sono strategiche per il sistema Paese come del resto l'intera filiera della siderurgia».
Per questo, dice ancora la Fim Cisl, «serve aprire subito un tavolo di confronto al ministero dello Sviluppo economico e con il ministro Patuanelli per dare certezza alle acciaierie ternane che ancora oggi rappresentano oltre il 15% del Pil regionale essendo la prima azienda per fatturato (1.8miliardi) totale e numero di addetti, di cui diretti 2350 unità a cui vanno aggiunti 150 lavoratori interinali e migliaia di dipendenti delle aziende che operano nell'indotto. Chiediamo al governo che convochi quanto prima le organizzazioni sindacali perché non vorremmo che, complice la congiuntura da Covid-19, le vertenze storiche del nostro Paese non debbano ritornare a preoccupare i lavoratori e le loro famiglie dopo la loro definizione».
Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm del settore siderurgico, dice che «le difficoltà finanziarie della multinazionale tedesca non possono essere pagate dai lavoratori del sito ternano che in questi anni hanno già pagato un prezzo altissimo in termini occupazionali e sociali. Vorremmo ricordare ai responsabili di thyssenkrupp che Ast Terni, ha già dimostrato di essere un centro di eccellenza a livello europeo nella produzione di acciaio inox e di rappresentare un business profittevole chiudendo, a partire dal 2016, sempre con bilanci positivi, con oltre 200 milioni di utili complessivi dal 2016 al 2019, andando a ripianare anche i debiti della multinazionale».
La richiesta è che «il governo intervenga sui vertici della multinazionale tedesca per assicurarsi che eventuali iniziative future di partnership o di vendita siano finalizzate ad una valorizzazione del sito ternano che rappresenta un asset strategico per il sistema manifatturiero del nostro Paese e per l’economia umbra».
Per i sindacati locali, invece, «mettere sul mercato Acciai speciali Terni in questo momento, nel bel mezzo di una pandemia mondiale e in piena recessione economica, appare come una vera e propria fuga di fronte alle difficoltà da parte della multinazionale thyssenkrupp. Riteniamo – dicono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Claudio Bendini – questa scelta inaccettabile e chiediamo che la multinazionale sospenda la procedura, si prenda le proprie responsabilità e faccia quello che fino a ieri ha sempre detto di voler fare: puntare su Terni come stabilimento strategico, investendo e valorizzando le sue grandi potenzialità».
Regione e governo, insistono, «devono immediatamente prendere in mano la vicenda e riportare la multinazionale sul terreno del confronto responsabile per l’Umbria, in questo momento, non è possibile aprire un fronte come questo, visto il peso e la rilevanza di Ast in termini economici ed occupazionali per la nostra regione. Da parte nostra non esiteremo ad intraprendere tutte le iniziative necessarie».
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