8 maggio 2014
Mi sono sempre chiesto come mai in Italia si debba sempre correre contro il tempo, sperando nell’assistenza dello «stellone», che tante volte ci ha assistito nel passato, ma non è detto con certezza che ci debba sempre sostenere anche nel futuro. Prendiamo due questioni cruciali e molto attuali: Expo 2015 e l’innovazione digitale.
Expo: abbiamo accolto tutti con molta soddisfazione la notizia dell’assegnazione dell’Expo 2015 a Milano, decisa dal Bureau des Expositions a Parigi, superando l’agguerrita concorrenza della turca Smirne. Era il 2008! Ora siamo a meno di 365 giorni dal 1° maggio 2015, giorno dell’apertura di Expo, e le cose da fare sono ancora tante, forse troppe. Abbiamo perso tempo, troppo tempo, nell’acquisizione delle aree, nell’erogazione dei finanziamenti, nella costituzione delle varie società, nella definizione di una governance efficiente ed efficace. E su Expo sono calate anche alcune ombre legate alle indagini della magistratura. Ma perché è così difficile passare dalla fase dell’ideazione (in questo siamo molto bravi) alla fase della programmazione ed infine della sua realizzazione?
Innovazione digitale: un altro aspetto sul quale abbiamo accumulato un forte ritardo. Come ha scritto Alec Ross, imprenditore e docente americano, l’Italia ha fondato grandi aziende nell’era agricola e in quella industriale. Ora il mondo sta entrando in una terza rivoluzione industriale che farà nascere industrie completamente nuove, collegate soprattutto alle applicazioni dei dati e all’innovazione meccanica. E in questa nuova era noi non ci siamo (o meglio: siamo ancora una volta in ritardo)!
Abbiamo ottimi scienziati, brillanti ingegneri meccanici e grandi matematici, ma lavorano negli Stati Uniti, in Giappone, in Corea del Sud, Svezia e Germania. Perché è così difficile trattenerli in Italia ed utilizzare qui il loro genio e la loro voglia di immaginare (e di mangiare) il futuro?
Le risposte alle due domande le conosciamo tutti.
L’unica cosa da fare è cominciare «da subito» a metterle in pratica. Perché le idee vincenti sono solo quelle che si sanno «programmare» e soprattutto «realizzare»!
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