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«Cogliamo con coraggio le opportunità dei mercati»

Solo poche settimane fa mi era stato chiesto da Siderweb un mio commento su come la questione calda della Crimea avrebbe potuto avere ripercussioni dal punto di vista energetico. Le mie previsioni si concentrarono nel sostenere che i mercati energetici avrebbero reagito negativamente a qualsiasi novità riguardo al potenziamento delle forze armate russe sui confini ucraini e che sarebbero saliti bruscamente con le notizie di qualsiasi azione militare coordinata dalla Russia verso l’Ucraina. Di conseguenza avevo ipotizzato che i mercati sarebbero rimasti altamente volatili nelle settimane a venire e che si sarebbe innalzato il rischio di picchi di prezzo con un breve se non inesistente preavviso. Ma vediamo realmente cosa è successo. Nelle ultime settimane i mercati energetici globali sono saliti in modo considerevole: sia il WTI sia il Brent sono aumentati di circa il 4%. Questo recente rialzo è largamente attribuibile all’inasprirsi delle tensioni in Ucraina. In base alle nostre recenti analisi i mercati stanno reagendo alle notizie che riguardano l’escalation della crisi ucraina. Sin dall’inizio dei disordini in Ucraina, la Russia ha continuato a rafforzare le sue forze militari sui confini del Paese. In base a quanto riportato nelle notizie più recenti, la Russia ha concentrato circa 40.000 - 60.000 truppe sui confini con il relativo equipaggiamento militare. Inoltre, negli ultimi giorni, i dimostranti pro-Russia nella parte est del Paese hanno occupato diversi palazzi governativi nelle città di Kharkiv, Donetsk e Lagunsk. L’aumento dei disordini nella parte est del Paese sta mettendo il Governo ucraino ad interim in una situazione difficile: è necessario che prenda delle posizioni decise per riprendere il controllo della zona est del Paese ma è altresì importante che ogni iniziativa sia misurata in modo da non fornire alla Russia un pretesto per intervenire. Come dichiarato nella mia ultima analisi pubblicata da Siderweb in data 20 Marzo u.s., a mio avviso l’attuale status quo non è sostenibile: la Russia tiene sotto controllo la Crimea annessa di recente mentre il Governo di Kiev, fragile e non eletto dal popolo, sta cercando il supporto politico ed economico dall’Occidente. Come previsto il Presidente russo Putin ha colto tutte le occasioni possibili per stringere la sua morsa sull’Ucraina. In particolare Putin, spingendo le sue truppe sui confini, mantiene l’Ucraina e l’Occidente in una situazione molto incerta, fornendo un supporto morale (e potenzialmente anche strategico) ai dimostranti pro-Russia nella parte est del paese. Inoltre tramite Gazprom sono state aggiunte delle difficoltà economiche per l’Ucraina aumentando il prezzo del gas (eliminando tutti gli sconti precedentemente accordati) e richiedendo il saldo di circa $2.2 miliardi di pagamenti insoluti. La Russia e Gazprom che ricordo essere la più grande compagnia russa che controlla il 18% delle riserve mondiali di gas, hanno nuovamente incrementato la pressione su questo fronte discutendo apertamente l’idea di fornire gas all’Ucraina solo se prepagato finché tutti i pagamenti ancora in sospeso non saranno saldati. Infine il rifiuto da parte della Russia di entrare nelle negoziazioni tri-partite con gli USA ed il Governo ucraino ad interim limita profondamente la possibilità di negoziare una soluzione politica per risolvere la crisi attuale. In breve la situazione sembra procedere come avevo previsto. Il Presidente Putin continua ad aumentare la pressione sull’Ucraina su diversi fronti sperando di destabilizzare il Governo ad interim o di provocare un incidente che possa giustificare l’intervento militare della Russia. Sembra evidente che al momento la Russia controlli la maggior parte se non tutte le carte del gioco e sia determinata a giocare strategicamente la sua mano per raggiungere i suoi obiettivi: impedire all’Ucraina di allinearsi con l’Occidente e ristabilire ancora una volta un Governo pro-Russia a Kiev. Nel frattempo ogni nuova svolta incrementa l’ansia sui mercati energetici. Resto comunque dell’opinione che i mercati energetici reagiranno in modo negativo a tutti gli eventi che stanno inasprendo la crisi attuale. Al momento sembra difficile vedere una via di uscita (ovvero una soluzione politica) per questa crisi dal momento che la Russia si rifiuta di riconoscere e quindi di negoziare con il Governo ucraino ad interim. Sebbene non ci siano state delle interruzioni nelle forniture di petrolio o di gas come conseguenza alla crisi, i mercati sono stati comunque rialzisti come conseguenza dell’aumento del rischio percepito di una possibile interruzione delle forniture. La preoccupazione fra gli operatori di mercato è che qualsiasi escalation futura della crisi porti a delle sanzioni più severe e mirate contro il settore energetico russo. Dal momento che la portata di queste possibili sanzioni è ancora ignota, i mercati sembrano considerare lo scenario più tetro possibile. Nel complesso, tuttavia, guardando i fondamentali dei mercati engetici, al momento, sono positivi. Nonostante le interruzioni delle forniture provenienti dall’Iran (a causa delle sanzioni internazionali) e dalla Libia (a causa dei disordini politici interni) l’offerta è stata comunque adeguata alla domanda che sta crescendo in modo marginale a causa della debole crescita economica globale. Recentemente ci sono state delle buone notizie riguardo ad un tentativo di accordo fra le principali fazioni politiche in Libia che vorrebbero rendere il petrolio libico nuovamente disponibile sui mercati. Inoltre, le discussioni riguardo al programma nucleare dell’Iran stanno continuando, nonostante i progressi in merito siano minimi. Di conseguenza, nel breve periodo prevedo che, qualora la Russia dovesse trovare un’opportunità per intervenire nella parte est dell’Ucraina, i prezzi dell’energia potrebbero subire un picco a seguito della notizia. Al tempo stesso ritengo anche che i mercati debbano valutare le implicazioni di lungo periodo, inclusa la possibilità di un rilascio consistente delle riserve occidentali strategiche di petrolio che potrebbero quindi calmierare eventuali aumenti dei prezzi. Inoltre, al di là delle notizie macro – economiche/politiche che influenzano i mercati globali, dobbiamo comunque calarci e considerare le situazioni interne dei singoli mercati energetici. Da questo punto di vista, in Italia, i mercati dell’energia elettrica e del gas nonostante un rimbalzo tecnico registrato nell’ultima settimana sui timori dell’Ucraina mantengono una situazione sempre bearish. Questo è confermato anche dall’analisi della domanda e dell’offerta dell’energia sulla piattaforma IDEX (Italian Derivatives Energy Exchange) lo specifico mercato per i futures avente come sottostante il prezzo a pronti dell’energia elettrica che su base giornaliera evidenzia come l’offerta sia 1/3 più alta in termini di volumi della domanda. Ciò significa che il consumo industriale italiano continua a latitare. Ed il rapporto 1 a 3 sopra menzionato potrebbe essere più consistente se si considera che agli attuali prezzi di mercato, molti operatori si sono coperti e di conseguenza la liquidità del momento ha comportato una maggiore domanda. Senza dubbio i recenti sviluppi nei mercati energetici hanno aumentato notevolmente la volatilità dei prezzi e la complessità a livello gestionale e legislativo impattando così sui margini e in ultimo sulla competitività aziendale ma al tempo stesso hanno portato anche ad una notevole contrazione dei prezzi della materia prima che permette oggi di cogliere maggiori opportunità. A differenza del passato, oggi un errore nell’acquisto dell’energia e del gas (per esempio ritardi negli acquisti, strutture contrattuali non adatte e acquisti sovra/sotto dimensionati) può essere estremamente costoso e dannoso. Nel processo di approvvigionamento, tutte le aziende devono sempre più rispondere alle seguenti domande base. Che tipo di struttura di contratto stipulare? Quando comprare? Quanto acquistare? Per quanto tempo comprare? Ritengo che si debba uscire dallo schema di acquisto a prezzo fisso che ha caratterizzato gli ultimi anni di mercato e far si che le aziende comprendano sempre più che esistono altre soluzioni contrattuali che potrebbero essere molto più performanti. Qualcuno sostiene che il problema principale in Italia è che le nostre aziende, a differenza di quelle estere, non sono ancora pronte per queste tipologie contrattuali. Non sono assolutamente d’accordo su questa affermazione se si vogliono rendere competitive le nostre aziende. Sono più concorde nell’affermare che molte aziende non vogliono essere pronte ad un cambio di mentalità e di decisioni immediate che, oggi più che mai, anche i mercati energetici richiedono. Concordo su quello che l’amico Emanuele Morandi sostiene. Non possiamo non valutare le opportunità che ci offrono oggi i mercati (anche quelli energetici) prigionieri degli schemi e dei paradigmi del passato. Se è vero, come ha scritto nella sua ultima rubrica, che il cambiamento è per sua natura difficile è anche vero che non possiamo rimanere fermi a guardare gli altri Paesi che colgono le varie opportunità offerte dai mercati. Per farlo dobbiamo avere solo un po’ più di intraprendenza manageriale quella che io definisco audacia nell’escogitare e tentare imprese anche rischiose… perché…proseguendo sul tema marinaresco della citazione di Fuller adottato da Emanuele Morandi…venti e onde sono sempre dalla parte dei navigatori più abili.

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Le rubriche precedenti

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«Dove corre la corrente?» 
«Perché non cominciare da un sistema ed un mercato energetico veramente unificato per tutta Europa?»

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«Dove corre la corrente?»
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