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L'editoriale di Emanuele Morandi

Siamo ad un bivio...

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Crescita o declino? Spenti e impigriti  oppure  padroni del nostro futuro? Prima di rispondere a queste domande che hanno rappresentato l’avvio della riflessione che abbiamo denominato “Industria&Acciaio 2030”, vorrei soffermarmi sul giudizio che ha espresso una signora cinese, direttrice del Centro di Ricerca, sui rapporti tra il suo Paese e l’Europa. In questi giorni, come sapete, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato in Cina per siglare accordi bilaterali con un paese sempre più importante nella nuova geografia mondiale dell’economia e dell’acciaio. Con i suoi 780 milioni di tonnellate di output, infatti, la Cina rappresenta ormai il 50% dell’acciaio prodotto nel mondo. Ma come ci vedono dalla Cina?  Il giudizio della signora Zhang Lihua è stato netto: “L’Italia è un Paese di grande storia e civiltà che purtroppo è stato lasciato indietro dagli altri. In Italia i servizi erogati dal pubblico sono inefficienti, poco flessibili. L’Italia è diventata il paradiso dei pigri”. E alla domanda riguardante la corruzione ha risposto: “Anche la Cina soffre per fatti legati alla corruzione. Trovo che per l’Italia l’inefficienza sia un problema ancora più grande della corruzione”. Ora io non so chi sia e non conosco questa signora, ma mi hanno molto colpito le sue accuse, riportate da «Il Corriere della Sera» nella giornata di martedì 10 giugno. E ritorno alle due domande iniziali. Siamo ad un bivio: l’attuale crisi può portare ad un pesante indebolimento delle economie dei Paesi sviluppati oppure può essere l’occasione per un rilancio fondato sui pilastri della conoscenza e della sostenibilità  (ambientale, sociale ma - ricordiamocelo - sempre anche economica). Noi vogliamo scommettere  per la seconda opzione, quella del rilancio! Rispondendo con le azioni e con i fatti alle valutazioni della signora Zhang Lihua. Partendo però da una chiara affermazione: solo dalla consapevolezza della portata storica del nostro declino,  che gli altri vedono con chiarezza, può nascere un progetto consapevole, autorevole e condiviso di rilancio!
I numeri parlano chiaro: nel 1995, l’Italia rappresentava il 3,5% della produzione mondiale di acciaio, contro il 12,7% della Cina; nel 2030 l’Italia contribuirà solo con l’1,3% alla produzione globale, contro il 51% della Cina. E ancora, nel 1995 i primi 50 produttori di acciaio nel mondo  (tra cui 15 europei)  rappresentavano il 52% della produzione mondiale. Da qui al 2030 assisteremo ad un’ ulteriore concentrazione: le prime 50 aziende (solo due europee) produrranno il 75% dell’intero ammontare di acciaio nel mondo. Se vogliamo scommettere sul futuro, dobbiamo guardare non ai fasti gloriosi di un passato che non c’è più, ma  guardare avanti!
Abbiamo fissato l’attenzione al 2030, non perché vogliamo atteggiarci a maghi o profeti, ma perché vorremmo ricordarci che  i problemi di oggi sono il frutto delle scelte e delle decisione che sono state prese nel passato. Sbagliate quando sono state dettate da  logiche miopi, senza una visione e senza una strategia coerente di lungo periodo. Ritengo sia cruciale usare i nostri cervelli e le nostre energie per superare le eccessive attenzioni ai fenomeni di breve periodo, che pure devono richiedere i nostri sforzi e le nostre attenzioni,  anche perché le strategie  non si costruiscono sulle macerie (!)
Quando pensiamo al futuro, l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che nascerà dal presente.
Abbiamo cercato di individuare le tendenze di oggi  NON per sapere con certezza come sarà il domani, ma  COME POTREBBE ESSERE, per comprenderlo e conoscerlo e poterlo SEMMAI migliorare con la nostra volontà, le nostre azioni ed il nostro CORAGGIO.
Ora inizia il lavoro vero!

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