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Dire, fare, comunicare

Chi parla nell’impresa parla meglio dell’impresa

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Ci sono intere collane di manuali di marketing che si occupano di comunicazione aziendale: come parlare e far parlare (naturalmente bene) della propria azienda, come far percepire il valore di un brand o di un prodotto, come convincere della positività di alcune scelte imprenditoriali, come riuscire a guadagnare punti nella valutazione comparata della concorrenza. Purtroppo negli stessi manuali non c’è spazio per l’analisi di un processo altrettanto importante, se non più, come la comunicazione interna. Eppure proprio questa è la prima condizione per ben comunicare, non lasciando che funzioni specifiche come, appunto, le risorse dedicate internamente al marketing o alla pubblicità abbiano il “monopolio” di una strategia che deve trovare all’interno dell’azienda le più importanti motivazioni e convinzioni. In una realtà con molti dipendenti, quanti di loro conoscono la destinazione finale dei prodotti che realizzano, quanti conoscono gli obiettivi di sviluppo dell’impresa di cui fanno parte, quanti sono informati sul collocamento della stessa impresa nel quadro generale della competitività? Sarebbe utile far circolare queste informazioni, non affidandole esclusivamente alla forza vendita e alla struttura commerciale, ma a tutti i dipendenti, contribuendo così a un fattore motivazionale: tutti capirebbero di essere importanti e determinanti in un processo produttivo, di far parte di un progetto complessivo che supera il puro e semplice dovere contrattuale, di contribuire a una qualità dell’immagine aziendale che diventa a quel punto il riconoscimento della qualità della loro collaborazione. Gli strumenti a disposizione per puntare sulla comunicazione interna aziendale possono essere molteplici e favoriti sempre più dallo sviluppo delle tecnologie. Sono insostituibili le vecchie riunioni, possibilmente periodiche a cadenza prefissata, dove l’imprenditore “comunica” la sua azienda ai principali collaboratori e manager ma è altrettanto utile introdurre momenti di informazione dove gli stessi manager, in un processo a cascata, parlano dell’azienda con i dipendenti che sono affidati alla loro responsabilità. Superando tradizionali diffidenze, costruite negli anni impiegati a difendere il “potere delle informazioni” e constatando generalmente le reazioni positive di chi finalmente si sente coinvolto. Le tecnologie possono aiutare, con un più ampio utilizzo delle reti intranet aziendali che non sarebbero dedicate esclusivamente alla “trasmissione degli ordini” e all’organizzazione dei processi, ma rappresenterebbero anche un canale tempestivo ed efficace per le altre componenti della comunicazione interna. Così pure l’attivazione di forum di discussione (naturalmente con accesso limitato ai collaboratori interni) potrebbe aiutare anche nella raccolta di osservazioni, proposte e anche critiche. Certo, anche le critiche sarebbero utili perché in ogni caso anticiperebbero quelle che, magari in modo più negativo, potrebbero arrivare dall’esterno. La messa in circolo di questi coinvolgimenti potrebbe addirittura favorire il business. Chi conosce le caratteristiche dei prodotti meglio di chi li crea? Chi può meglio suggerire nuove sfide sui mercati o nuovi processi aziendali?
Oltretutto il superamento del primo esame interno di comunicazione diventerebbe la miglior credenziale per il superamento di quello esterno. 

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