7 maggio 2025 Translated by Deepl
RHO (Mi) – Si è svolto questa mattina il secondo incontro di "Industria e Acciaio 2050", il progetto di visione strategica che guarda al futuro dell’industria siderurgica promosso da siderweb. L’iniziativa prevede un ciclo di incontri, sia pubblici che riservati, a cui prenderanno parte membri selezionati dello Steering Committee, composto da imprenditori e operatori della filiera siderurgica, e del Comitato Scientifico, incaricato di offrire una validazione indipendente e rigorosa delle riflessioni emerse. L’esito del percorso sarà una pubblicazione finalizzata a offrire una visione prospettica del mercato dell’acciaio, alla luce delle sfide e delle trasformazioni in atto.
Nel suo intervento, Mario Mazzoleni, docente e advisor strategico, ha ricordato quanto sia difficile per le imprese e la società pensare davvero al lungo termine. «Quando ero giovane – ha raccontato – ho lavorato su piani trentennali e cinquantennali con un imprenditore giapponese: ci vuole coraggio per evolversi, ma serve una visione ampia». Secondo Mazzoleni, le sfide che ci attendono non si superano con previsioni azzardate, ma costruendo un percorso consapevole in quanto il futuro dell’acciaio passerà per una trasformazione profonda, trainata da tre forze: ambiente, automazione e intelligenza artificiale. Il Green Deal, dopo iniziali entusiasmi ideologici, oggi affronta una fase più pragmatica. L’obiettivo non è solo essere “green”, ma creare una vera cultura dell’innovazione, capace di generare valore, adattabilità e nuova identità industriale. La supply chain sta cambiando, ha spiegato Mazzoleni, influenzata da nuovi dazi, digitalizzazione e instabilità geopolitica. Le regole si riscrivono, le filiere si accorciano, e le competenze diventano rare e preziose. L’intelligenza artificiale non va temuta, ma integrata: non sostituisce l’uomo, piuttosto lo potenzia, diventando così “ibrida”, una combinazione tra calcolo e intuito umano. E il settore siderurgico, storicamente orientato alla produzione di massa, oggi scopre che le nicchie e la specializzazione sono una chiave di competitività.
Durante la tavola rotonda moderata da Francesca Morandi (siderweb), Roberto de Miranda (membro del comitato esecutivo di ORI Martin) ha evidenziato quanto oggi le vere sfide siano esterne al settore: dalla crisi demografica alle regole europee, fino alla concorrenza globale. Ha parlato di nicchie di mercato sempre più aggredite da produttori extraeuropei, e della necessità di innovare a ogni livello, adottando l’intelligenza artificiale per rispondere a un mercato sempre più esigente. Camilla Benedetti (presidente di ABS) ha raccontato come il loro gruppo, unico nel coniugare plant making e steel making, stia già sviluppando modelli produttivi avanzati e sostenibili, come l’Hybrid Digital Green Plant. Un impianto che unisce rinnovabili, digitalizzazione e recupero energetico, gestito da un’unica sala di controllo dove competenze diverse lavorano in sinergia. L’acciaio, ha detto, «sarà una risorsa chiave per il futuro: silenziosa, sostenibile e flessibile». Francesco Manni (presidente di Manni Group) ha sottolineato che il futuro sarà fatto di integrazione: innovare non significa solo migliorare prodotto e processo, ma ripensare l’intero modello d’impresa. Il suo gruppo ha già sviluppato modelli inediti di collaborazione, a testimonianza di quanto sia necessario superare i conflitti interni alla filiera per migliorare margini e competitività. Secondo Luigi Cuzzolin (Ceo di Pipex), infine, l’Europa non ha una visione industriale chiara, e la pressione energetica rende gli investimenti quasi impossibili. Serve una svolta: «L’Africa ci guarda con interesse – ha detto – e noi potremmo giocare un ruolo strategico se sapremo creare alleanze intelligenti, facendo attenzione a non aumentare troppo le capacità produttive».
Si è poi tenuto un dialogo tra Franco Bernabè (presidente dell’Università di Trento ed ex presidente di AdI) e Antonio Marcegaglia (presidente e Ceo di Marcegaglia). Bernabè ha aperto il confronto sottolineando quanto sia difficile fare previsioni in un mondo instabile. Le scelte imprevedibili di leader globali come Trump mettono in discussione il ruolo che gli Stati Uniti hanno avuto dal Dopoguerra e le politiche protezionistiche hanno effetti incerti e spesso dannosi per l’economia globale. Tuttavia, questa instabilità può rappresentare un'opportunità per l’Europa, che ha risorse e competenze da valorizzare, come un patrimonio industriale da rilanciare con una nuova consapevolezza strategica. Antonio Marcegaglia, pur condividendo l’urgenza del cambiamento, è più cauto. L’Europa, a suo avviso, fatica a ritrovarsi come sistema coeso. Le sfide che il settore siderurgico deve affrontare sono profonde e strutturali, legate non solo a scelte politiche ma anche alla carenza di materie prime e a un approccio troppo ideologico alla decarbonizzazione. Il rischio concreto è un ridimensionamento della capacità produttiva europea. Marcegaglia chiede maggiore chiarezza normativa (ad esempio sul Cbam), strumenti di governance più leggeri e politiche industriali condivise. Isolarsi, ha detto, sarebbe un errore: servono alleanze di filiera anche fuori dall’Europa. Secondo Bernabè, l’Europa ha compreso la necessità di cambiare rotta. Il primo approccio alla transizione ecologica è stato troppo ideologico e ha sottovalutato la complessità del cambiamento. Oggi, il dialogo con gli imprenditori è più aperto rispetto al 2019, e si intravede un’inversione di marcia. Tuttavia, resta un ostacolo enorme: la burocrazia. Le leggi e le norme si moltiplicano e soffocano l’attività d’impresa. Marcegaglia ha poi parlato della necessità di innovare con coraggio. Per un’impresa familiare, l’innovazione è un atto creativo, quasi emotivo: significa avere visione, ma anche capacità di cambiare rapidamente, rimettersi in discussione, ripensare governance e filiere. La leva centrale resta il capitale umano: formazione, educazione, visione. Il gruppo Marcegaglia sta portando avanti un processo di rinnovamento con acquisizioni, internazionalizzazione, spinta sulla ricerca e una nuova Academy aziendale. Bernabè ha poi ricordato come, negli anni 70, lo Stato abbia iniziato a ritirarsi dall’economia. «Oggi, però, il contesto è cambiato: l’instabilità globale impone un ritorno del ruolo pubblico nell’industria. Esempi recenti come la nazionalizzazione di British Steel o il blocco dell’acquisizione di US Steel lo dimostrano». Anche l’Italia, secondo lui, deve dotarsi di strumenti più aggressivi per proteggere e rilanciare la propria filiera siderurgica. Marcegaglia ha infine ribadito la propria visione di imprenditoria: creare valore e condividerlo. «Il profitto è sacro – ha detto – ma deve essere distribuito, generando benefici per chi lavora e per il territorio. “Casa Marcegaglia” è un simbolo di questo approccio: un luogo per cristallizzare storia, valori e impegno sociale». In chiusura, Bernabè ha sottolineato la specificità dell’imprenditore italiano, storicamente attento alla persona e al legame con l’impresa. Un valore culturale da preservare, perché crea radicamento, competenze e continuità.
Sarah Falsone
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