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Manni Group: pronti investimenti in Centro e Nord America

Il presidente Manni: «A Made in Steel per fare sistema e trovare idee nuove per affrontare la crisi»

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RHO (Mi)Nuove acquisizioni in Centro e Nord America, nonostante i dazi, e anche in Italia. E poi, investimenti in digitalizzazione e intelligenza artificiale per migliorare la qualità e ridurre i costi. Queste le azioni di Manni Group per fronteggiare un quadro complesso e incerto presentate dal presidente Francesco Manni, intervistato a Made in Steel 2025. Presidente Manni che ha anche indicato nella presenza alla Conference & Exhibition internazionale dedicata alla filiera dell’acciaio l’occasione per la filiera d’incontrarsi e fare sistema per affrontare le sfide all’orizzonte.

Com’è andato il 2024 dal punto di vista del mercato e come si è chiuso il bilancio del gruppo?
A livello di mercato lo scorso anno è andato purtroppo in calando nella seconda metà; soprattutto nell’ultimo trimestre la raccolta degli ordini è stata al di sotto delle aspettative e dei budget, complice un quadro geopolitico caratterizzato da una grandissima incertezza. Chiudiamo un bilancio molto positivo per Manni Sipre e Manni Inox.
A livello di gruppo invece non sarà positivo: per la prima volta dovremo uscire con una perdita, perché nel 2024 abbiamo deciso di scaricare al 100% gli effetti negativi delle chiusure degli stabilimenti in Russia e in Germania a cui siamo stati costretti per ragioni geopolitiche ed economiche. I tagli in questi due Paesi sono strettamente collegati perché il sistema russo è entrato in crisi a causa degli effetti della guerra con l’Ucraina e questo, poi, ha trascinato verso il basso anche l’economia tedesca a causa del venir meno delle forniture di gas a prezzi estremamente bassi di cui essa ha goduto fino a poco tempo fa.

Il 2025 com’è iniziato e come sono andati i primi quattro mesi?
Dal punto di vista di mercato è cominciato come si era chiuso l’ultimo trimestre 2024, cioè con un andamento che preannuncia una ciclicità negativa per il comparto siderurgico. Le ragioni sono sotto gli occhi di tutti. Questo, tuttavia, non ci impedisce di proseguire con il nostro programma di sviluppo e che puntiamo a portare alla conclusione nella seconda parte dell’anno. In questo senso, mi riferisco a investimenti strategici in Centro America, in Nord America e un’altra possibile acquisizione di un nostro piccolo concorrente sul mercato italiano. Rispetto a quest’ultimo punto, però, non posso ancora svelare nulla.

Rispetto allo stabilimento nel Nord America, allora, questa scelta di investimento è influenzata dal quadro incerto derivato dalle politiche di Trump?
Sì, purtroppo influenza moltissimo. Tant’è vero che eravamo già pronti alla firma nei primi mesi di quest’anno, ma abbiamo deciso prudentemente di temporeggiare per cercare di capire quale sarà l’evoluzione non tanto del sistema dei dazi, quanto piuttosto dell’andamento dell’economia americana conseguente a queste misure. Com’è noto, infatti, il primo impatto è negativo per il sistema degli Stati Uniti. Dunque, un po’ di cautela ci ha consigliato di prenderci un intervallo temporale leggermente più ampio.

C’è quindi un po’ di preoccupazione per questa incertezza…
Sì. Come sempre, quando si parla di economia, la cosa peggiore che può capitare è proprio vivere in un momento d’incertezza. È molto meglio avere una tendenza chiaramente positiva o chiaramente negativa purché sia definita, in quanto la certezza permette all’imprenditore di adottare le necessarie contromisure. L’incertezza genera un’impasse nella quale è difficile destreggiarsi e impedisce alle aziende di decidere le proprie azioni.

Quali i settori di mercato che stanno performando meglio?
In questo momento il comparto che soffre di più è quello della meccanica, perché i settori dell’automotive e dei cosiddetti “yellow goods” (macchinari per movimento terra, ndr) stanno soffrendo per un quadro economico generale nell’area euro particolarmente difficile. L’impiantistica sta reggendo, mentre l’edilizia è difficile da valutare perché l’utilizzo scarsissimo che stiamo facendo, in Europa e in particolare in Italia, dei fondi del Pnrr genera un andamento del mercato a singhiozzo, con continue brevi fiammate e blocchi. Dispiace moltissimo perché stiamo perdendo un’occasione che temo non si ripresenterà più…

Sul fronte degli investimenti, quali sono le novità introdotte quest’anno?
Oltre a quelli indicati a livello di acquisizioni, stiamo investendo nella parte squisitamente tecnica, ovvero in impianti più moderni, tecnologia laser e applicazione dell’intelligenza artificiale, nell’ottica di migliorare i servizi e ridurre i costi.

Quali prospettive intravedere per i prossimi mesi? Quali i rischi e quali le possibili opportunità da cogliere?
In questo momento parlerei piuttosto di speranze, più che di prospettive. Essendo agli sgoccioli delle tempistiche per l’erogazione dei fondi Pnrr, confidiamo in accelerazioni degli investimenti che possano essere da stimolo in un mercato stagnante. L’augurio è che ciò avvenga e si possa immaginare una seconda metà d’anno più vivace.

Cosa vi ha spinto a tornare a Made in Steel e quali le aspettative per l'evento di quest’anno?
La nostra presenza è coerente con la nostra visione, secondo la quale da una crisi strutturale di tutta la filiera siderurgica se ne esce solo se riusciamo a fare sistema. Mai come in momenti come quello in corso, un confronto trasparente, chiaro e sincero tra i vari operatori può generare idee e soluzioni, magari anche comuni, che consentano a tutti gli anelli della catena siderurgica nel loro insieme di essere più competitivi.


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