26 novembre 2020
La filiera dell’acciaio del Centro Sud nel 2019 ha perso utile in modo vertiginoso nel 2019, passando dai circa 34 milioni di euro del 2018 ai -836 milioni dello scorso anno. La contrazione è per la quasi totalità ascrivibile alle performance negative di ArcelorMittal Italia. Senza la sua perdita, il “rosso” è meno profondo: il calo è di circa il 17% tendenziale (30,5 milioni di euro nel 2019). Opposto l’andamento del fatturato: includendo la controllata del gruppo lussemburghese, il giro d’affari mostra un segno positivo (+86%). Se la si esclude, il fatturato risulta in calo generalizzato (con la sola eccezione del settore della lavorazione della lamiera): -14% circa (da 2,5 a 2,1 miliardi di euro).
Resta il fatto che, rispetto all’acciaio nazionale, la filiera del Centro Sud ha visto un peggioramento più forte dei propri risultati, perché partiva da una situazione di maggiore difficoltà. E che è caratterizzata da una “polverizzazione” della dimensione aziendale: le imprese sono molto più piccole rispetto al dato medio nazionale.
Lo ha rilevato l’analisi di siderweb - La community dell’acciaio basata sui numeri contenuti in Bilanci d’Acciaio 2020. Lo studio di siderweb ha analizzato i bilanci relativi al 2019 di oltre 5mila imprese dell’acciaio, dalla produzione all’utilizzo, per fotografare la situazione economico finanziaria e patrimoniale della filiera.
Oggi è stata presentata l’analisi incentrata sul comparto del Centro Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sardegna, Sicilia), con l’evento digitale dal titolo “Acciaio del Centro Sud: un futuro da reinventare”, organizzato da siderweb e sponsorizzato da UBI Banca, Coface, Regesta e Sideralba.
L’analisi economico-finanziaria completa del comparto è stata illustrata da Claudio Teodori, professore ordinario dell'Università degli Studi di Brescia, e non ha compreso il bilancio di ArcelorMittal Italia. Nello studio Bilanci d'Acciaio vengono infatti incluse le aziende di cui sia disponibile il bilancio dell’ultimo triennio e, come è noto, ArcelorMittal Italia è subentrata nella gestione dell’ex Ilva a novembre 2018.
Le 167 imprese esaminate, pari al 10% del totale della popolazione, nel 2019 hanno prodotto un fatturato di 2,1 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 325 milioni e 132 milioni di Ebitda, pari al 6,2% del fatturato (7,4% nel 2017), contro il 7,2% del dato nazionale.
«Il 2019 ha confermato la tendenza riduttiva che si è manifestata nel triennio 2017-2019, soprattutto per quanto riguarda la redditività, in linea con l’evoluzione dell’intero settore ma più evidente: i valori medi sono minori in tutti i comparti. Di questo rallentamento non hanno risentito i centri servizio, che però presentano i valori minori. Si osserva una generalizzata riduzione del fatturato, più evidente nel commercio di rottame e ferroleghe, stabile invece la distribuzione» ha spiegato Claudio Teodori, docente dell’Università degli Studi di Brescia che ha collaborato allo studio di Bilanci d’Acciaio.
La redditività operativa (Roa) è appena superiore al 3%, simile a quello della marginalità sulle vendite. Il comparto migliore è la produzione con il 3,5%, mentre gli altri sono sostanzialmente allineati tra il 2,5% e il 2,7%: il calo più evidente è nel commercio di rottame e ferroleghe.
La dipendenza dai finanziatori esterni è elevata: il rapporto di indebitamento complessivo è stabile nel triennio 2017-2019 ma peggiora la sostenibilità economica del debito, con discreta incidenza degli oneri finanziari sull’Ebitda che è aumentata di un punto percentuale, superando l’11%. Anche la solidità è inferiore, a causa di più indebitamento, un maggiore utilizzo di Ebitda per pagare gli oneri finanziari, minore copertura degli investimenti fissi con mezzi propri.
Confrontando la situazione del Centro Sud con quella complessiva italiana emerge una situazione di minore redditività operativa e netta, che influisce anche sulla capacità di produrre flussi finanziari. «Il gruppo di imprese del Centro Sud incide sul totale italiano per circa il 4% se guardiamo il fatturato, il valore della produzione, il capitale investito. Quando però si pone l’attenzione sui risultati economici (Ebitda, Ebit e reddito netto), tale incidenza si riduce di circa un punto percentuale» ha spiegato Teodori.
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