23 giugno 2020
«La vera competitività è anticipare i bisogni del mercato». In questa frase pronunciata nel corso del webinar “L’acciaio tra Green New Deal e innovazione” da Anna Mareschi Danieli è racchiusa la filosofia di innovazione alla base dell'azienda di Buttrio.
La vice presidente di ABS Acciai e presidente di Confindustria Udine ha fornito un quadro chiaro sia sull’andamento della divisione plant making (Danieli) sia della divisione steel making (ABS) del gruppo siderurgico friulano.
«La tecnologia c’è ma deve essere messa in sintonia con la struttura produttiva e le peculiarità del Paese in cui viene installata» ha detto l’imprenditrice in relazione all’ipotesi di un’Ilva ad idrogeno.
Molto positivo il giudizio invece sulla siderurgia italiana che dal punto di vista tecnologico può fregiarsi di un grande rispetto internazionale.
«Gran parte delle imprese siderurgiche italiane sta investendo grandi risorse, forse non come il nostro gruppo, ma comunque tutti puntano a mantenersi al passo con le tecnologie – ha spiegato -. Come Gruppo noi stanziamo per i nuovi investimenti dai 150 ai 200 milioni di euro l’anno indipendente dall’Ebitda ottenuto. Questa è l’unica via per restare “front runner” sia che si parli di plant making che di steel making. Basti pensare alle recenti innovazioni introdotte nella direzione dell’efficientamento e dell’ambientalizzazione, come il minimill MIDA, che eliminando il forno di preriscaldo permette una laminazione in continuo. A questo si aggiungono anche le tecnologie di riduzione diretta che permettono la lavorazione del minerale di ferro utilizzando il gas. La tecnologia è pronta anche sul fronte della produzione di acciaio da idrogeno, in attesa però che il processo diventi economicamente sostenibile».
La vicepresidente di ABS ha poi posto l’attenzione anche sull’imminente inaugurazione nel 2021 del nuovo laminatoio per il gruppo friulano, che sarà l’unico al mondo a poter produrre tondi di qualità dal diametro compreso che varia dai 5,5mm ai 550mm. Prodotti destinati a settore meccanico, eolico e trasporti ad esempio.
Anna Mareschi Danieli ha anche definito il passaggio tecnologico dall’altoforno al forno elettrico come «obbligato» data la sempre crescente attenzione all’impatto ambientale dei processi produttivi.
«Quando parliamo di altiforni dobbiamo tenere conto di due cose: la prima è il contesto in cui sono nati, in cui determinati vincoli non erano presenti; la seconda che oggi ormai sono impianti completamente ammortizzati, diversamente da quello che succederebbe con l’introduzione di un salto tecnologico radicale. Da quando è nata per riciclare rottame ad oggi la tecnologia del forno elettrico si è mantenuta sempre in evoluzione, basti pensare al Q-ONE che abbiamo recentemente presentato in cui si porta la digitalizzazione anche sul forno elettrico per migliorarne le performance. Grazie alla riduzione diretta ci si può immettere direttamente anche il minerale partendo quindi da materia vergine ma con un netto taglio di Co2 rispetto al processo tradizionale. È quindi facile pensare che nel prossimo futuro si passerà all’eliminazione dell’altoforno a favore delle tecnologie più verdi senza dimenticare che sulla Co2 i costi sono sempre crescenti. Tecnologie di cui il sogno finale è rappresentato dalla produzione ad idrogeno».
Chiaro il giudizio sulla imprescindibile necessità di un sostegno europeo in questi processi di trasformazione che se lasciati a sé stessi decimerebbero gli operatori. Così come è chiaro il giudizio sulla necessità di sinergie tra scuola e impresa perché innovazione e competitività possano andare a vantaggio dell’intera comunità.
L’intervista, curata dal direttore generale di siderweb Lucio Dall’Angelo, si è chiusa su di una parentesi di mercato.
«Sul fronte dei risultati possiamo ipotizzare primo semestre fiscale (luglio-dicembre 2020 ndr.) in cui tutte filiere sono impattate da incertezza e calo consumi in atto. Noi abbiamo ipotizzato gap -20% rispetto all’andamento ordinario in un periodo non di crisi, con una ripresa secondo semestre fiscale, (gennaio - giugno 2021 ndr.) a patto che vi sia un sistema di contenimento epidemia come ad esempio l’arrivo di un vaccino o di profilassi efficaci. Quello che manca però sono supporti di incentivo alla domanda dei settori utilizzatori. Servono anche soluzioni per bloccare il sistema delle importazioni selvagge. Altrimenti ogni nostro sforzo per migliorare l’efficienza rischia di essere vano. L’unico modo per recuperare il terreno perso è migliorare la produttività, e per questo servono manovre di investimento e non assistenzialiste».
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