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Coronavirus. Riva Acciao «Operativi al 100%»

Il gruppo, che opera in sei Paesi, costretto però ad adeguare le produzioni a un mercato ancora molto lento

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L’operatività degli stabilimenti controllati dal Gruppo Riva «è tornata ai livelli massimi dopo le soste imposte dal coronavirus – riferiscono fonti aziendali – e agli indispensabili interventi di ulteriore messa in sicurezza, che per noi hanno significato essenzialmente adeguarci alle normative straordinarie, visto che l’argomento è sempre stato al centro della politica aziendale».

Tutto risolto, quindi? Non proprio. «Diciamo che al momento i nostri impianti marciano sugli stessi ritmi che ormai possiamo definire ante-Covid, per rispondere alle esigenze di una filiera che nel suo complesso, seppur con marcate differenziazioni tra settori ed aree, si è ormai rimessa in marcia. Ma registriamo anche dei segnali non particolarmente incoraggianti».

Segnali che arrivano «da un mercato che risulta particolarmente poco attivo, a causa delle difficoltà che si registrano in settori decisivi come l’automotive, ad esempio, e che non garantiscono un’uniformità di forniture nel tempo. Di fatto – spiegano dal Gruppo Riva – crediamo che saremo costretti ad adeguare i nostri livelli produttivi ad una domanda che non garantisce quella continuità che sarebbe necessaria per mantenere gli standard massimi».

Standard che, il dato è riferito al 2018, hanno permesso di produrre 6,9 milioni di tonnellate di acciaio, con 665,7 milioni di euro ricavi ed un incremento del 21,7% rispetto anno precedente. Con un utile netto di 45,6 milioni di euro, a fronte di una perdita di 695 mila euro nell’esercizio precedente.

Tornando al mercato, dicono dal Gruppo Riva, «registriamo un buon movimento nel settore dell’acciaio per l’edilizia, mentre segnali negativi pervengono da quello degli acciai di qualità, sempre per le motivazioni collegate con la difficoltà, evidente a tutti, di quei settori che ne sono i maggiori utilizzatori».

Tutti dati che «non ci permettono di fare una proiezione relativa al possibile impatto che un lockdown durato due mesi potrà avere sui risultati del Gruppo in questo 2020, ma di sicuro possiamo già immaginare che non potremo aspettarci numeri particolarmente brillanti. L’esperienza fatta, però, abbinata alla ormai consolidata tradizione di un Gruppo capace di confrontarsi con esperienze sfidanti, ci permette di restare sereni e di cercare, come sempre, di mettere a frutto le nuove nozioni imparate».

Tra le quali c’è, certamente, spiegano dal Gruppo Riva, «quella del nuovo modo di lavorare che, di fatto, è stato imposto a noi come a tutti gli altri player di settore. Metodi e strategie con i quali, certamente, dovremo imparare a confrontarci anche in futuro, e non solo quello prossimo, e che se non messi a sistema nel modo migliore, come noi ci siamo già attrezzati per fare, potrebbero creare, basti pensare al distanziamento ed alle misure di prevenzione, delle difficoltà in aziende meno strutturate».

Inevitabile chiedere se, ultimamente, si sia gettato uno sguardo su quanto sta accadendo all’ex Ilva di Taranto, ma la risposta non farebbe la gioia di chi andasse in cerca di commenti piccanti: «Sì, certo – viene infatti risposto – ma come credo facciano tutti i player di settore. Registriamo che ci sono evidenti problemi, ma noi pensiamo solo al Gruppo Riva e a farlo crescere ancora».

 


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