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Coronavirus: Veneto, faticose prove di ripartenza

I racconti di chi ha rimesso in marcia gli impianti, ma deve confrontarsi con le limitazioni ancora in atto

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Faticosa e irta di difficoltà. La ripresa dell’attività delle aziende della filiera siderurgica in Veneto – una delle regioni nelle quali si registra la decisa volontà di iniziare a lasciarsi dietro le spalle il lockdown – si scontra con difficoltà operative non di poco conto.

Un esempio è quello di Acciaierie Venete, il cui direttore delle relazioni esterne Francesco Semino spiega che «la volontà di riprendere l’attività ha dovuto confrontarsi con oggettive complicazioni, tanto che al momento gli impianti marciano su due turni invece che su tre e per cinque giorni la settimana».

Per rispondere a richieste di «clienti finali che sono regolarmente autorizzati sulla base della normativa in vigore», ma che rappresentano una percentuale molto bassa rispetto a quella in grado di «garantire la piena operatività dell’azienda».

Grande attesa, ovviamente, è riservata «alle prossime determinazioni del governo» ed alla auspicata «ripresa delle lavorazioni da parte di clienti che operano nel settore automotive, da sempre molto importante per Acciaiere Venete».

Tra chi ha rimesso in marcia gli impianti c’è Alba Siderurgica di Maserà di Padova (PD), ma, spiega l’amministratore Emanuele Vettorato, «con ritmi estremamente ridotti sia per la carenza di ordini, visto che molti dei nostri clienti sono ancora fermi, che per la mancanza di materiali, dal momento che anche la logistica è fortemente penalizzata dal lockdown».

Con il risultato che l’economia aziendale risulta fortemente penalizzata: «Nel mese di aprile – dice Vettorato – registriamo un calo del 58% rispetto allo stesso mese del 2019, questi primi mesi li chiuderemo con un -26% sull’anno scorso».

Un dato incoraggiante, seppur parzialmente, è rappresentato «dal bassissimo numero di clienti insolventi – spiega l’amministratore di Alba Siderurgica – frutto certamente di una presa di coscienza importante da parte della filiera, ma forse anche della scelta, che pure abbiamo pagato negli anni scorsi, di operare una decisa selezione nella clientela e che oggi ci consente di poter operare con maggiore serenità anche in un momento così difficile».

Anche alla Gabrielli l’attività procede «seppur in modo parziale – spiega Andrea Gabrielli, presidente del gruppo che ha sede ha Cittadella (PD) – per garantire le forniture ai clienti autorizzati delle normative, ma è chiaro che al momento la situazione è ancora in via di definizione e la nostra attività è davvero ridotta».

Anche se dalla filiera arrivano segnali incoraggianti che si moltiplicano con il passare dei giorni «al momento gestiamo il contingente, spiega il presidente di Gabrielli – e il nostro scopo principale, in questa fase, è soprattutto quello di tenere in piedi l’azienda, mettendola al riparo da danni più seri di quelli che non abbia già subito».

Quanto al futuro, Andrea Gabrielli non si fa soverchie illusioni: «Non basteranno certo delle settimane, ma ci vorranno mesi per tornare a lavorare su ritmi e con volumi paragonabili a quelli del periodo precedente all’esplosione dell’epidemia, ma il nostro compito attuale è quello di farci trovare pronti, con i siti in sicurezza, per quando potremo chiamarci fuori dall’emergenza».

Ragionamento analogo è quello che fa Mauro Niero, della Ferro Tubi di Padova: «I nostri impianti sono ripartiti il 6 di aprile – racconta – ma stiamo lavorando più o meno ad un quarto delle nostre potenzialità, perché la gran parte dei nostri clienti sono ancora fermi in quanto condizionati dalle restrizioni che, inevitabilmente, si riverberano anche su di noi».

Al momento, spiega Niero, stiamo lavorando soprattutto per incrementare le scorte di magazzino ed essere pronti a rispondere alle richieste dei clienti nel momento in cui il mercato tornerà su livelli accettabili, ma temo che non sarà molto presto, visto che per molti dei nostri clienti non è ancora possibile riprendere l’attività».

Secondo il dirigente dell’azienda di Padova, peraltro, «per i nostri venditori non è certo possibile operare in maniera ottimale senza il contatto diretto con gli utilizzatori e questo sarà di nuovo possibile solo quando verranno di nuovo concessi gli spostamenti. Fino ad allora saremo costretti a cercare di limitare i danni».


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