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«Dove corre la corrente?»

«Un mercato elettrico integrato europeo farà crescere liquidità e efficienza»

Come molti di Voi ricorderanno, il titolo della mia ultima rubrica era “Perché non cominciare da un sistema ed un mercato energetico veramente unificato per tutta Europa?”. Ed è proprio da questo punto che oggi voglio iniziare. La mia era stata una provocazione per richiamare l’attenzione sul fatto che in Italia esiste la necessità di rendere meno cara l’energia per poter essere competitivi con Paesi come Stati Uniti, Cina e India che avevo definito come poli industriali nel mondo. In maniera scherzosa posso dire che forse qualcuno ha accolto in maniera positiva questa mia istigazione pubblicata da Siderweb per accelerare i processi che porteranno a breve a rendere attiva una nuova piattaforma europea in ambito di formazione dei prezzi. Sembrerebbe infatti che entro fine anno il GME Gestore Mercati Energetici adotterà il Price Coupling of Regions (PCR).
Il PCR è l’iniziativa avviata da sette borse elettriche europee (APX-ENDEX, Belpex, EPEX SPOT, GME, Nord Pool Spot, OMIE e OTE) che rappresentano i mercati elettrici di Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito; per far crescere e sviluppare sempre più  un’unica piattaforma di price coupling che possa portare al calcolo dei prezzi dell’energia elettrica in tutta Europa e all’allocazione della capacità di interconnessione sul mercato del giorno prima. Ciò è di importanza cruciale per realizzare l’obiettivo di un mercato elettrico armonizzato in tutta l’area dell’UE. Perché ritengo di rilevante importanza questa cosa? Semplicemente perché un mercato elettrico integrato su scala europea permetterà di far crescere la liquidità e l’efficienza.
Il PCR si basa su tre fondamentali principi: unico algoritmo, funzionamento efficace e responsabilità di ciascuna borsa elettrica:

  1. l’algoritmo comune, che a mio avviso risulta essenziale, permette di stabilire correttamente ed in maniera chiara e oggettiva, i prezzi dell’energia elettrica sui mercati del giorno prima (day ahead) e di allocare con regolarità la capacità di interconnessione.
  2. Il processo del PCR si basa su una condivisione decentrata dei dati, che assicura un funzionamento attivo del sistema.
  3. Il servizio Broker and Matcher del PCR consente lo scambio, in modo anonimo, delle proposte di negoziazione e delle capacità di trasmissione fra le varie borse elettriche.

Il vero obiettivo che si pone il sistema PCR è quindi focalizzabile nella convergenza che i prezzi dell’energia elettrica avranno a livello Europeo che porterà inevitabilmente al miglioramento della liquidità del mercato e quindi della conseguente riduzione della volatilità dei prezzi. Gli operatori non avranno più bisogno di acquisire diritti di capacità di trasporto per effettuare gli scambi transfrontalieri, poiché questi scambi avverranno in maniera trasparente purché vengano rispettati i vincoli della rete elettrica.
Perché sostengo che attraverso un mercato energetico veramente unificato per tutta Europa si possono ottenere reali benefici? Poiché già con l’introduzione del Regolamento REMIT (concernente  l’integrità  e  la  trasparenza  del  mercato  dell’energia  all’ingrosso concepito  su  misura  per  istituire  un  quadro regolatorio  comune  per  le  contrattazioni energetiche in ambito comunitario) abbiamo assistito ad alcuni importanti benefici sulla riduzione dei prezzi. Sono pertanto confidente che la nuova iniziativa di Price Coupling of Regions possa portare ad un più significativo beneficio nella contrazione dei prezzi poiché potrà dare un forte aiuto a diminuire le distorsioni di mercato/prezzo allineando sempre più i prezzi del PUN (Prezzo Unico Nazionale della nostra borsa elettrica) a quelli delle altre borse elettriche europee. Questa opportunità permetterà al nostro Paese di essere più competitivi sulla parte di acquisto dell’energia; tuttavia permangono innumerevoli dubbi sull’altra parte della bolletta. Analizzando infatti le fatture di energia elettrica delle imprese italiane emerge come il costo dell’energia e delle perdite incida “solo” per il 45% sull’intero importo (imponibile) delle stesse. Il restante 55% è riconducibile ai costi di distribuzione, trasporto, dispacciamento e degli oneri di sistema. E sono proprio questi ultimi che pesando in misura compresa fra un minimo del 35% (imprese energivore) ed un massimo di poco superiore al 40% (restanti imprese) sull’intero costo della bolletta ad essere ritenuti la vera “spada di Damocle” che pende sui consumatori finali. Basti pensare che la sola componente A3 a copertura degli oneri sostenuti dal Gestore dei servizi elettrici per l’incentivazione della produzione di energia elettrica degli impianti da fonte rinnovabili e assimilate, pesa sulle bollette delle industrie italiane con un consumo mensile da 0 a 4.000.000 di KWh in misura pari a 58,79 €/MWh per le utenze in bassa tensione, 48,28 €/MWh per quelle in media tensione e 48,63 €/MWh per quelle in alta tensione. Inoltre per coloro che non rientrano nelle imprese energivore, il 2014 ha portato un nuovo “regalo” denominato componente AE a copertura delle agevolazioni riconosciute alle imprese a forte consumo di energia elettrica che pesa in misura pari a 4,69 €/MWh per le utenze in bassa tensione; 3,89 €/MWh per quelle in media tensione e 3,94 €/MWh per quelle in alta tensione. Ciò significa che la sommatoria delle sole due componenti A3 e AE equivale al costo di approvvigionamento dell’energia (generazione + perdite). Se è vero che la componete AE non è prevista per le aziende ad alta intensità elettro-energetica, è tuttavia da considerare che alcune di queste potrebbero perdere il beneficio acquisito solo pochi mesi fa per via delle modifiche apportate dal nuovo modello IVA 2014. Infatti, nel nuovo modello IVA (riferito al periodo d’imposta 2013) è stata introdotta una modifica al Quadro VE che, per alcune imprese, può avere un impatto rilevante sul calcolo dell’indice di intensità elettro-energetica "IIE", finalizzato alla determinazione dello scaglione di riferimento per la quantificazione del bonus erogato da Cassa Conguaglio Settore Elettrico. Più precisamente, ai fini del computo del volume di affari (Rigo VE40 VOLUME D’AFFARI - somma dei righi VE24, da VE30 a VE36, VE39 meno VE37 e VE38) del Modello IVA 2014 è stato inserito il rigo VE39 Operazioni non soggette all’imposta ai sensi degli articoli da 7 a 7-septies, che fino allo scorso anno non veniva considerato. Tale situazione, può determinare per tutte le aziende che movimentano operazioni non soggette ad IVA per importi rilevanti, un aumento significativo del volume di affari, con conseguente riduzione dell’indice IIE rispetto al valore calcolato con i dati 2012. In definitiva, potrebbe accadere che, a causa della nuova modalità di calcolo, alcune aziende si ritrovino in uno scaglione più basso rispetto a quello identificato con i dati 2012 (o non raggiunga più la soglia del 2%), con il risultato di dover restituire parte dell’acconto che gli verrà erogato dalla CCSE entro marzo 2014 (o addirittura tutto, nella peggiore delle ipotesi) nonché di vedersi applicata la componente AE con decorrenza retroattiva 1° Gennaio 2014. Infine, notizia di qualche giorno fa, è che dopo le imprese di telecomunicazioni anche le aziende della GDO e quelle dei servizi di trasporto hanno impugnato la delibera 641/2013 con cui l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha attuato le previsioni ministeriali sull’applicazione degli sgravi sugli oneri generali di sistema ai soli clienti energivori manifatturieri. Su chi pensate possa ricadere in caso di vittoria al TAR il maggiore onere per i soggetti non esenti? 
Ecco perché torno a ribadire anche in questa seconda rubrica la necessità di studiare e mettere in pratica velocemente un complesso piano energetico in grado di aiutare l’intero sistema industriale che oltre a soffrire per un’economia fortemente in crisi deve lottare ogni anno con il costo dell’energia elettrica più alto al mondo.

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