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Cbam: la sua complessità è destinata ad aumentare

Preoccupazioni convergenti di Bregant (Federacciai) e Carbonoli (Assofermet) sul nuovo meccanismo Ue

Sono le preoccupazioni legate all'estrema complessità del regolamento di esecuzione Ue ad accomunare le posizioni di Federacciai e Assofermet sul meccanismo europeo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam). È ciò che emerso durante gli interventi di Flavio Bregant (direttore generale Federacciai) e Luca Carbonoli (direttore generale Assofermet) durante il webinar di siderweb dal titolo "Cbam, istruzioni per l'uso".

Una complessità che «è destinata ad aumentare in modo esponenziale in futuro», ha sottolineato Flavio Bregant. «Oggi parliamo infatti di prodotti fatti al 100% di acciaio, quindi in un certo senso "facili", ma cosa accadrà quando il meccanismo del Cbam verrà esteso a prodotti realizzati solo in parte in acciaio, come per esempio un'automobile?». Un altro dubbio riguarda poi i valori di riferimento, di default: «Bisogna capire se questi effettivamente parificheranno i costi europei a quelli degli importatori terzi».

C'è inoltre il tema dell'impatto sull'export. «Se il Cbam funzionerà, coprirà solo una parte del "level playing field". L'Europa esporta oggi il 20% della sua produzione siderurgica, una percentuale che sarà destinata ad azzerarsi. Saremo infatti decisamente fuori competizione nel mercato internazionale – ha affermato Bregant –. I volumi che esportiamo non possono essere ribaltati sul mercato interno sostituendo le importazioni, perché ricordo che il mercato europeo e, in particolare, quello italiano, importa commodity ed esporta specialty. Questo significa che le industrie produrranno meno e quindi i costi saranno più alti, e non saranno controbilanciati dal Cbam. Questo mi porta a dire che i volumi di importazione non diminuiranno, ma anzi aumenteranno. Lo stiamo dicendo da diversi mesi alla Commissione europea, che però non ha ancora fornito risposte a questo problema». Problema al quale se ne somma un altro, in arrivo anch'esso il 1° ottobre: quello derivante dalle nuove sanzioni contro la Russia e che impone all'importatore di dimostrare che il prodotto importato non sia originario di Mosca.
Riguardo i colloqui Usa-Ue sul superamento della Section 232, il direttore generale di Federacciai ha auspicato che la Commissione Ue cambi la sua posizione estremamente rigida e applichi maggiore pragmatismo per arrivare a concludere un accordo. «Gli Stati Uniti però hanno già detto che il Cbam non basta – ha rimarcato Bregant –. Deve essere quindi tutto rivisitato, considerando il fatto che è difficile che gli Usa abbandonino la 232. Nell'ottica di questo accordo globale, penso vadano riviste anche alcune posizioni, in particolare sugli anti-subsidy che gli Usa continuano a mettere in campo contro le produzioni europee su operazioni che sussidi non sono».

Anche gli operatori della distribuzione sono spaventati dalla complessità dell'impianto normativo del Cbam e, in particolare, della dichiarazione richiesta. «I problemi – ha sottolineato Luca Carbonoli – risiedono nell'individuazione, lettura e interpretazione dei dati, per esempio quelli relativi alle emissioni indirette, che tra l'altro sono richiesti solo nel periodo transitorio».
Si teme, poi, l'impatto sui settori a valle: «Tutti i nostri associati si sono immediatamente preoccupati dei loro clienti, cioè dei soggetti sui quali verrà trasferito il costo dei certificati che dovremo acquistare e che costituiranno per i distributori-importatori un onere finanziario in più». Carbonoli ha posto l'accento sul fatto che «il Cbam si ferma ai prodotti di base importati e non va oltre, dunque è chiaro che tutti i settori a valle che producono beni, manufatti, attrezzature, macchinari ecc. utilizzando acciaio subiranno un aumento dei costi significativo. Abbiamo stimato un aumento del costo dell'acciaio del 15%. Ci preoccupa perché rischiamo di mettere fuori gioco una parte importante della manifattura Ue. Vero è che entro il 31 dicembre 2025 la Commissione dovrà individuare i prodotti finiti sui quali applicare la Cbam e valutare l'impatto sui medesimi, tuttavia il meccanismo è talmente difficile da applicare che, se non viene semplificato, di fatto sarà impossibile applicarlo a prodotti assemblati e compositi».
Alla luce di ciò, Assofermet chiede alla Commissione europea di correggere vari aspetti del regolamento di esecuzione del Cbam e di posticiparne il regime transitorio. Anche perché, ha sottolineato Carbonoli, «dobbiamo dare a tutte le imprese la possibilità di formare il proprio personale. Non abbiamo ingegneri metallurgici o ambientali. Nei primi incontri avuti negli ultimi mesi con i nostri associati sul Cbam, abbiamo toccato con mano l'incredulità dei titolari di aziende di fronte all'illustrazione del regolamento nei suoi vari passaggi».
Un suggerimento proposto da Assofermet per supportare le imprese è quello della realizzazione da parte della Commissione di «una piattaforma o portale che dia la possibilità, scegliendo Paese, produttore e tipo di prodotto siderurgico, di disporre di una scheda contenente quantomeno i dati più tecnici che sono previsti nella dichiarazione».
Dopo un primo seminario svoltosi lo scorso 29 giugno, Assofermet ne ha previsto un altro sul tema Cbam per il prossimo 5 ottobre a Roma, in occasione del convegno annuale dell'associazione. Considerate però «le numerose domande che continuano a pervernirci, abbiamo già previsto un altro incontro per gennaio. Nel frattempo – ha concluso Carbonoli – continueremo a informare le aziende in anticipo sulla normativa».


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