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Coronavirus, Sace: «Da noi garanzie in due giorni»

La società del Gruppo Cassa depositi e prestiti e l’assegnazione di 200 miliardi del Decreto "Liquidità"

Uno dei temi più delicati, oltre a quello relativo agli importi dei contributi sui quali possono contare le imprese italiane alle prese con l’emergenza-coronavirus ed alle modalità di accesso, è senza dubbio quello relativo ai tempi nei quali questi potranno essere disponibili.

Tra i soggetti coinvolti nelle procedure c’è Sace Simest, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti specializzata nel sostegno alle imprese italiane ed in particolare alle Pmi. E le prime due cose notevole che arrivano dagli uffici romani della società sono decisamente incoraggianti: la prima è che «dal momento in cui riceviamo una richiesta da parte di una banca, noi impieghiamo due giorni per emettere la garanzia», mentre la seconda è relativa «all’ok che l’iniziativa italiana ha ricevuto proprio ieri dall’Ue».

Perché le procedure per accedere a Garanzia Italia, lo strumento straordinario messo in campo per sostenere le imprese italiane colpite dall'emergenza Covid-19 e che permette di accedere ad un totale di 200 miliardi di euro stanziati dal Decreto "Liquidità", finanziati dagli istituti di credito e garantiti dallo Stato, prevedono quattro passaggi che, in questa fase, saranno snelliti al massimo.

«Il primo passaggio – spiega Sace – è a carico dell’impresa, che richiede alla banca (o altro soggetto abilitato all'esercizio del credito) di sua fiducia un finanziamento con garanzia dello Stato. Nel secondo step il soggetto finanziatore verifica i criteri di eleggibilità, effettua istruttoria creditizia e, in caso di esito positivo del processo di delibera, inserisce la richiesta di garanzia nel portale online di Sace. Che nel terzo passaggio processa la richiesta e, riscontrato l’esito positivo del processo di delibera, le assegna un Codice Unico Identificativo (CUI) ed emette la garanzia, controgarantita dallo Stato. Lo step conclusivo prevede che Il soggetto finanziatore eroga al richiedente il finanziamento richiesto con la garanzia di Sace controgarantita dallo Stato».

Il tutto gestito «grazie alla stretta collaborazione con l’Abi (l’Associazione bancaria italiana; ndr), con cui è stata allestita una task force che consentirà di operare congiuntamente per dare attuazione a quanto stabilito nel Decreto».

Il finanziamento sarà garantito al 90% per imprese con meno di 5.000 dipendenti in Italia e con fatturato fino a 1,5 miliardi di euro e al 70-80% per le grandi imprese con numero di dipendenti o fatturato superiore e avrà come limite di importo «il 25% del fatturato del 2019 come risultante dal bilancio ovvero dalla dichiarazione fiscale, oppure il doppio della spesa salariale annuale in Italia per il 2019 ovvero da dati certificati se l'impresa non ha approvato il bilancio. Potranno essere richiesti anche più finanziamenti dalla stessa impresa, ma il cumulo deve comunque rispettare i limiti suddetti. La durata dei finanziamenti non potrà essere superiore a 6 anni con la possibilità per le imprese di avvalersi di un preammortamento di durata fino a 24 mesi». Le aziende beneficiarie del finanziamento, poi, «si impegneranno a gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali».

Altri elementi interessanti sono quelli relativi al costo per l’impresa richiedente, che «deve essere inferiore a quello che sarebbe stato richiesto dal soggetto o dai soggetti eroganti per operazioni con le medesime caratteristiche ma prive della garanzia» e che «lo stesso Decreto, inoltre, prevede per tutte le Pmi (imprese fino a 499 dipendenti) l’intervento prioritario diretto del Fondo Centrale di Garanzia, a tal fine rafforzato, con garanzia pubblica del 100% per i prestiti fino a 800mila euro».

Le garanzie di Stato sui finanziamenti concessi dalle banche, chiarisce Sace, «potranno essere richieste fino al 31 dicembre 2020 e saranno disponibili per qualsiasi tipologia di impresa indipendentemente dalla dimensione, dal settore di attività e dalla forma giuridica con i seguenti requisiti: imprese con sede in Italia con destinazione dei finanziamenti richiesti verso stabilimenti italiani; imprese che non erano in difficoltà al 31 dicembre 2019 ma che hanno affrontato o che si sono trovate in una situazione di difficoltà successivamente a seguito dell’epidemia di Covid-19; imprese che hanno già utilizzato il Fondo Centrale di Garanzia fino a completa capienza».

Altro tema importante è quello relativo alle moratorie sui prestiti: «Al 3 aprile – spiega Sace – si sono registrate 660.000 domande o comunicazioni da parte di famiglie e imprese per un totale di 75 miliardi di euro. In particolare sono circa 437.000 le domande o comunicazioni inviate dal mondo imprenditoriale e accolte dalle banche (per complessivi 58 miliardi) e 227.000 da famiglie e professionisti (per complessivi 17 miliardi). Con riferimento alle richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese, Mediocredito Centrale, che gestisce il Fondo di Garanzia per le Pmi, ha ricevuto 9.972 richieste di garanzia (per un importo finanziato di oltre 1,6 miliardi), di cui 8.697 ai sensi del “Cura Italia” (per un importo finanziato di quasi 1,5 miliardi). Le domande accolte sono state 8.571 (per un importo finanziato di circa 1,3 miliardi), delle quali 7.451 ai sensi del “Cura Italia” (per un importo finanziato di quasi 1,2 miliardi). Anche in questo caso «il consiglio di gestione del Fondo ha quindi stabilito di aumentare il numero delle sedute settimanali per velocizzare l’esame delle richieste ricevute e rendere ancora più tempestive le risposte».


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