16 marzo 2020
«La filiera automotive italiana, dopo aver messo in campo tutte le disposizioni governative di prevenzione e contenimento della diffusione dell’epidemia, sostiene che non ci sono margini di chiusura degli impianti produttivi, se non con una decisione congiunta dei Paesi UE, in particolare Germania e Francia. L’eventuale chiusura degli impianti italiani per 15 giorni è praticabile solo se condivisa con i governi tedesco e francese per le rispettive nazioni, che rappresentano il primo e il secondo Paese di destinazione dell’export della componentistica automotive italiana (Germania, quota 20% e Francia, quota 11% nel 2018).
La posizione, netta, è dell’Anfia, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, secondo la quale «le ipotesi di un blocco delle attività a livello regionale, in Lombardia e Piemonte, o a livello nazionale – nella sola Italia con il resto d’Europa in piena attività – ci vedono fortemente contrari in quanto, se attuate, porterebbero in entrambi i casi a danni irreparabili per la filiera produttiva automotive, andandone a intaccare pesantemente la competitività sui mercati internazionali».
Anfia, poi, ribadisce che «è evidente che, in un settore globalizzato come il nostro, essendo le catene del valore complesse e profondamente interconnesse, un fermo produttivo regionale o nazionale implicherebbe l’immediata perdita di commesse e clienti all’estero, con conseguenze devastanti sull’economia italiana, di cui l’automotive è un comparto trainante, e, in questa congiuntura, molto vulnerabile».
Paolo Scudieri, presidente di Anfia, chiarisce che «teniamo alla salute dei nostri dipendenti e le aziende oggi sono luoghi in cui si applicano con rigore le misure di sicurezza messe in campo dal governo, ma lavoriamo anche per una ripresa che possa dare futuro ai nostri dipendenti e, con essi, alle loro famiglie».
17 marzo 2025
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