16 marzo 2020
Dopo il «Black Thursday» della scorsa settimana, le borse mondiali tornano a tingersi di nero. L’avanzata del coronavirus sta, ancora una volta, affossando i mercati. Nonostante l’energico intervento annunciato dalla Federal Reserve, che ha tagliato i tassi di interesse, portandoli vicino allo 0, ed ha garantito acquisti di titoli di stato per circa 700 miliardi di dollari, e nonostante gli interventi delle banche centrali di molti Paesi (Canada, Giappone, Regno Unito e Svizzera, tra gli altri), volti a garantire liquidità al sistema, le borse fanno registrare cali imponenti.
Milano, dopo essere arrivato anche a -10%, nel primo pomeriggio fa registrare un -7,5%, ma non è l’unica a soffrire. Parigi cede l'8,5%, Londra il 6,9% e Francoforte il 7,5%. Anche Wall Street: scende il Dow Jones parte cedendo quasi dieci punti, poi gli scambi sono congelati per un quarto d’ora. Alla riapertura l'indice delle blue chip segna un ribasso del 9,7% e il Nasdaq è al -9%. In calo le borse asiatiche di Tokyo -2,6% e Seul -2,4%, mentre Shanghai recupera lo 0,34%. In Brasile la borsa apre con un -12%.
Ma il coronavirus non colpisce solo la finanza: oggi sono stati resi noti i dati della produzione industriale cinese a gennaio e febbraio. E i dati contengono una sorpresa negativa: l’output della manifattura cinese è sceso del 13,5% rispetto al medesimo periodo del 2019, contro una previsione di circa il -3%. In forte contrazione anche le vendite al dettaglio, che nello stesso periodo sono scese del 20,5%.
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