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Dolomite Franchi: timida ripresa degli ordinativi

La società del Gruppo Intocast che produce refrattari dolomitici tornerà a Made in Steel a maggio

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Dopo un periodo di «adeguamento della nostra capacità produttiva» al «progressivo indebolimento della domanda, registrato già a partire dalla seconda metà dello scorso anno», ricorrendo a straordinarie degli impianti, Dolomite Franchi sta vedendo segnali di risveglio del mercato. «Pur con il permanere di un clima generale di incertezza – ha dichiarato a siderweb il presidente della società del Gruppo Intocast che produce refrattari di dolomite per l’industria siderurgica, Alessandro Romano -, dobbiamo dire che in questa fase stiamo assistendo a una timida ripresa degli ordinativi, che nei prossimi mesi ci permetterà di tornare a lavorare con la piena capacità produttiva, grazie anche alla tenuta dei mercati extra-europei».

Sarebbe ancora troppo presto, però, per capire se si stia andando verso una ripartenza decisa e duratura. Secondo Romano, «le incertezze geopolitiche globali generano continue turbolenze sui prezzi dell’energia e delle materie prime, mantenendoli ormai a livelli stabilmente elevati. Al momento non vediamo le condizioni per ritenere che il mercato dell’acciaio possa rafforzarsi in modo stabile. Lo stesso vale naturalmente anche per i prodotti refrattari che sono parte integrante di questa filiera». 

In questo contesto di generale incertezza, Dolomite Franchi prevede di chiudere l’esercizio 2024 con una contrazione del margine operativo lordo del 10% rispetto al 2023, a fronte di una riduzione dei volumi e del fatturato lordo del 5%. «Per il prossimo anno – ha spiegato il presidente Romano - ci aspettiamo di poter recuperare il terreno perso nel 2024, consolidando così i livelli di ripresa registrati in questo ultimo trimestre».

La sfida della decarbonizzazione tra ETS e CBAM
Altra sfida è la decarbonizzazione, che per il produttore di refrattari di dolomite se possibile è ancora più complessa rispetto al resto della filiera siderurgica, anche a causa degli attuali limiti della tecnologia.

Dolomite Franchi si trova a Marone, sulla sponda orientale del Lago d’Iseo, in provincia di Brescia. Lo stabilimento è vicino alla propria cava, dove viene estratto il minerale di dolomite (dolomia), che dopo cottura in forni verticali forma la materia prima (sinterdolomite) per la produzione di masse e mattoni. «Solo il 30% delle nostre emissioni di anidride carbonica deriva dalle energie utilizzate nel processo di combustione – ha chiarito Romano -. Il restante 70% è rappresentato dalle emissioni da “processo di sinterizzazione”, provenienti dalla trasformazione da carbonato doppio di Ca e Mg in ossido – (CaCO3.MgCO3 + energia = CaO.MgO + 2 (CO2), che per loro stessa natura sono incomprimibili se non riducendo i volumi di prodotto».

Nei processi industriali “hard to abate”, tra cui quello della sinterizzazione della dolomite, quindi, «gli sforzi di decarbonizzazione saranno in gran parte legati da un lato alla disponibilità di strade percorribili, tecnologie per la decarbonizzazione dei processi di combustione – ha aggiunto il presidente di Dolomite Franchi -; e dall’altro, di tecnologie e infrastrutture necessarie alla cosiddetta cattura e stoccaggio del carbonio». «Riteniamo quantomeno azzardato parlare di tempistiche del “phase out” che arrivino alla eliminazione progressiva dell’assegnazione di quote ETS gratuite fintanto che non si vedranno all’orizzonte delle tecnologie per la decarbonizzazione “mature” e che possano essere implementate in concreto nei processi industriali». Per questo motivo, ha detto ancora Romano, «il Green Deal europeo non potrà mai essere gestito in modo ideologico, ma solo adeguando l’applicazione della normativa, in modo pragmatico, allo sviluppo della tecnologia, aiutando le aziende a governare la fase della transizione. Dovrà essere chiarito quindi che cosa succede quando un operatore non è in grado di soddisfare gli attesi obiettivi fissati dall’Ue a causa della mancanza di consolidate tecnologie disponibili».

E se, perlomeno in questa fase di sperimentazione, il CBAM non include il settore dei materiali refrattari e non si è ancora in grado di prevedere che impatto il meccanismo potrà avere su questo mercato, «certamente – secondo Romano - non aiuterà, a nostro avviso, la penetrazione dei nostri prodotti in quei Paesi sprovvisti di regolamentazione green, immaginando che gli stessi reagiranno immediatamente con delle contro-politiche protezionistiche».

Investimenti e partecipazione a Made in Steel
Anche di questo si parlerà alla prossima edizione di Made in Steel, dal 6 all’8 maggio 2025 a fieramilano Rho, cui Dolomite Franchi tornerà come espositore. «Per noi da sempre l’evento rappresenta una importante vetrina del settore, che ci dà l’opportunità di incontrare molti clienti e persone interessate ai nostri prodotti. In questi anni – ha ricordato Romano - stiamo dando priorità a investimenti mirati allo sviluppo e alla realizzazione di prodotti a sempre più bassa impronta ambientale, che possano rispondere alle aspettative dei nostri clienti». Non solo: «L’attenzione alla gestione degli impatti sull’ambiente, sulle persone e sulla governance sociale (ESG) dell’impresa sono i motori delle nostre attività. I nostri investimenti – ha aggiunto il presidente di Dolomite Franchi - sono da sempre orientati alla tutela di questi valori fondamentali, quali ad esempio la gestione oculata delle risorse naturali, la ricerca applicata per migliorare la qualità e la compatibilità ambientale dei nostri prodotti, e si inseriscono in una prospettiva di miglioramento continuo sulla via della sostenibilità, a beneficio di tutte le parti interessate».


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