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Dolomite Franchi, vocazione all'export e sostenibilità

Alessandro Romano, direttore di stabilimento parla delle principali dinamiche 2021 e delle aspettative 2022

Translated by Deepl

Le dinamiche 2021, le prospettive per il 2022, i nodi legati all’export e l’impegno dell’azienda sul fronte della sostenibilità. A Made in Steel ne abbiamo parlato con Alessandro Romano, direttore di stabilimento della Dolomite Franchi di Marone (Bs).

Il 2021 è stato un anno eccezionale per l’acciaio. Lo è stato anche per i materiali di consumo come ad esempio i refrattari che voi commercializzate?

L’andamento degli ordini nel 2021 è estremamente sostenuto. Infatti il volume dei prodotti commercializzati, oltre a segnare un aumento del 42% rispetto al 2020 si assesta ad un più 15% in confronto al 2019, prima della crisi pandemica, rappresentando di fatto la completa saturazione della nostra capacità produttiva. Stiamo lavorando appieno.

Quali sono state le dinamiche principali dell’anno?

La crescita, per certi versi inattesa, della domanda globale dei nostri prodotti refrattari è da inserire in un contesto di eccezionale e contemporaneo aumento della richiesta di tutte le materie prime, delle energie e dei servizi, con la conseguente sempre crescente tensione sul fronte dei costi. Che arrivano a raggiungere picchi del più 50% rispetto al 2020. A questo si deve aggiungere l’aumento esponenziale del prezzo dei certificati di emissione di CO2 trainato dall’evoluzione normativa europea in tema di ETS e dall’entrata in massa dei fondi di hedging che fiutano rialzi prolungati assicurati dall’evoluzione normativa stessa. 

Da sempre siete un’azienda vocata all’export. Come si sono comportati invece gli altri Paesi che consumano il vostro prodotto? Avete avuto problematiche nelle spedizioni a causa dell’esplosione dei costi?

La vocazione all’export della nostra azienda si è confermata anche nel 2021. Il 62% della nostra produzione, infatti, è oggi destinata ad approdi fuori dai confini nazionali, gran parte nei Paesi oltremare. Le problematiche legate all’esplosione dei noli marittimi, in molti casi più che raddoppiati, e la contemporanea difficoltà a reperire spazi nave, hanno aumentato la complessità della nostra logistica di distribuzione. Pensiamo che il permanere di queste problematiche sui noli marittimi possa modificare sensibilmente la distribuzione geografica dei nostri prodotti nel prossimo anno, soprattutto nelle aree che soffrono maggiormente di questo fenomeno. 

Che aspettative avete sul 2022?

Al momento registriamo, come detto, un trend molto positivo degli ordinativi che dovrebbe permanere almeno fino alla metà del prossimo anno, con un sostanziale consolidamento della tendenza 2021. Certamente le tensioni sui prezzi e sui costi delle materie prima e dell’energia, sommate alle incognite di cui ho parlato prima, sono fattori che dal mio punto di vista conducono ad una potenziale incertezza sul mercato e minano il possibile consolidamento degli attuali livelli di domanda.

La sostenibilità sarà sempre di più un elemento con cui la siderurgia italiana e internazionale dovrà fare i conti. State sviluppando prodotti in grado di supportare le aziende su questo fronte?

Prosegue l’impegno della nostra azienda sul piano della ricerca finalizzata allo sviluppo di prodotti con l’utilizzo di nuovi leganti a basso impatto ambientale che possano rispondere alle sempre più crescenti esigenze di sostenibilità del settore siderurgico italiano ed internazionale.

Che effetto fa tornare ad incontrarsi dopo la crisi pandemica?

Avere finalmente la possibilità di incontrare nuovamente le persone, seppure nel rispetto delle regole sanitarie che sono ancora necessarie, ha un significato che va ben oltre l’aspetto strettamente professionale. E’ il ritorno alle relazioni di cui tutti sentivamo il bisogno, dopo un lungo periodo di lontananza forzata. Ci si sente nuovamente fiduciosi con uno slancio rinnovato che potrà essere benefico per l’economia e per le persone.


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