30 marzo 2020
Giornata davvero faticosa per gli operatori di borsa in tutto il mondo. A livello macroeconomico, massiccio intervento della banca centrale cinese e allarme di Prometeia sullo stato dei mercati finanziari.
Borse – Nel vecchio continente giornata controversa per le borse: Milano cede lo 0,36%, Londra sale dello 0,16%, Parigi è in calo dello 0,36%, Francoforte avanza dello 0,84%. Male le borse asiatiche, a Tokyo l'indice Nikkei perde l'1,57% dopo essere sceso quasi del 4% e Shanghai perde lo 0,89%. Bene la Borsa Usa: il Dow Jones avanza nel pomeriggio dell'1,58% e il Nasdaq dell'1,48%.
L'euro chiude sotto 1,11 dollari e il biglietto verde continua ad avanzare. La moneta unica passa di mano a 1,1035 dollari e 119,13 yen. Su dollaro/yen a 108. La sterlina arretra dello 0,35% a 1,2411 dollari.
Macroeconomia – La banca centrale cinese taglia i tassi di interesse e inietta 50 miliardi di yuan (7 miliardi di dollari) nel sistema finanziario. La People's Bank of China annuncia di aver lanciato un'operazione di reverse repurchase da 50 miliardi di dollari e di aver tagliato il tasso di riacquisto inverso a sette giorni dal 2,40% al minimo storico del 2,20%, il più grande taglio dal 2015.
In Italia, secondo Prometeia «l’emergenza sanitaria che stiamo attraversando sta provocando una crisi sui mercati finanziari – gli indici azionari di Usa ed Europa sono caduti di circa il 30% da inizio anno mentre gli spread dei titoli corporate i sono impennati come neppure nella crisi del 2008-2009 – e determinerà una recessione mondiale di cui è ancora difficile stimare entità e durata, vista l’eccezionalità dello shock».
Stavolta la crisi ha origini diverse e «non è stata accompagnata, almeno per ora, da un calo di fiducia nel settore finanziario. Tuttavia le banche potrebbero comunque pagare costi elevatissimi derivanti dalla vulnerabilità di famiglie e imprese, e il conseguente forte aumento dei default sul credito. E questo nonostante gli interventi di sostegno messi in campo dai governi. Oltre a questo aspetto, per gli istituti si profilano perdite sul portafoglio di attività finanziarie, almeno per la parte più rischiosa, oltre a una forte riduzione dei ricavi. Ciononostante il settore, grazie agli sforzi per aumentare la propria solidità patrimoniale e ridurre i rischi di liquidità, dovrebbe essere maggiormente in grado di sostenere l’impatto della crisi».
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