24 ottobre 2022 Translated by Deepl
TRAVAGLIATO (BS) - Se mancano, si spezza la catena produttiva di tubi e barre trafilate. Sono le brache in poliestere e in fune d’acciaio, che permettono che il sollevamento dei prodotti lunghi in fase di carico e scarico avvenga in sicurezza. «Oggi in Occidente non c’è tubificio o trafileria che non utilizzi questo tipo di prodotto» sottolinea Francesco Moretti, direttore generale di Begni Group. L’azienda, fondata dal nonno materno Michele Begni, opera a Travagliato, in provincia di Brescia, dal 1952. Settant’anni che hanno visto una rivoluzione del modello di business all’inizio degli anni Duemila: il passaggio dalla vendita del semilavorato a quella del prodotto finito, grazie a una joint venture con un produttore cinese e alla collaborazione continuativa con altri partner in Cina. «La produzione italiana non era sufficiente ad alimentare il mercato nazionale in modo efficiente, sia in termini di sicurezza, che di prezzo, che di puntualità delle consegne. La qualità è la chiave di volta che ha reso vincente la scelta di andare in Cina – ricorda oggi Moretti -. In Europa è molto difficile garantire un tale controllo qualità su milioni di pezzi l’anno. Per molte ragioni, e non solo legate al costo». La scelta di delocalizzare circa 15 anni fa, insomma, «è stata imposta dal principio di sopravvivenza: Begni Group non avrebbe potuto competere con questi numeri, con questo controllo qualità e con questo livello di automazione, né fare ricerca continua».
E di investire. «Due anni fa abbiamo potenziato il nostro magazzino di Travagliato, puntando su capacità di stoccaggio e automazione. Disponiamo di oltre 2mila pallet di materiale sempre pronto per la clientela». Perché oggi, sottolinea Begni, «è fondamentale avere scorte significative per poter offrire un “polmone” di materiale in pronta consegna, per sopperire ai picchi di domanda».
Proprio i costi e i tempi di consegna sono stati il grande problema degli ultimi anni. «Con l’impennata dei noli marittimi, la scarsità di navi e i vari focolai di Covid-19 che hanno interrotto la supply chain, il 2021 è stato il periodo più problematico degli ultimi anni. Nonostante questo – ricorda Moretti – abbiamo stretto i denti e onorato gli impegni presi con i clienti, rispettando i prezzi e i tempi di consegna pattuiti». Anche a costo di sacrificare la marginalità: «È nostra prassi sottoscrivere accordi quadro di lunga durata con i clienti, fissando in autunno il prezzo della merce e la scadenza delle consegne per l’anno successivo. Nel 2021, questi contratti hanno favorito molto i clienti, che hanno chiuso accordi molto vantaggiosi» ricorda il direttore generale.
Ma «non abbiamo chiesto una rinegoziazione dei contratti, integrativi o aggiustamenti di prezzo, onorando i tempi di consegna. E questo ci ha premiato». Spiega infatti Moretti che, dopo la rinegoziazione dei contratti a fine 2021, «le nostre quote di mercato nel 2022 sono cresciute moltissimo, i volumi sono aumentati in modo significativo e la marginalità è buona, con i prezzi di materia prima e noli che sono più stabili». Certo «siamo consapevoli dell’enorme incertezza che regna sull’acciaio e l’industria energivora in generale. Potrebbe esserci una riduzione della produzione nel 2023 – sottolinea Moretti -. Nel frattempo, però, stiamo registrando volumi in nettissima crescita in alcuni comparti, come i tubi senza saldatura e alcuni acciai speciali».
Proprio nel 2023 Begni Group non mancherà all’appuntamento con Made in Steel, la Conference & Exhibition internazionale per la filiera dell’acciaio, cui partecipa dalla prima edizione, dal 2005. «Siamo cresciuti insieme all’evento e ne abbiamo constatato l’incredibile evoluzione – racconta Moretti -. Ricordo bene le prime edizioni, quando l’acciaio viveva momenti di grandissima abbondanza. Oggi alcune aziende non ci sono più, molte altre hanno saputo crescere e migliorare. Ciò che non è cambiato è il fatto di poter trovare in un unico evento internazionale clienti che vengono da tutta Italia e dal resto d’Europa, e i nostri collaboratori commerciali che abbiamo sul territorio. La tre giorni è l’occasione per discutere di strategie e per confrontarsi con opportunità e problemi del mercato». Opportunità che, ne è convinto Moretti, passano anche dalla digitalizzazione: «Da due anni abbiamo avviato un’importante collaborazione con un’azienda di Taiwan che produce anche microchip – spiega il direttore generale -. Perché anche i nostri prodotti per il sollevamento non monouso devono avere una loro tracciabilità digitale, per monitorare tutti gli eventi lungo il loro ciclo di vita e permettere una manutenzione predittiva. A Made in Steel dedicheremo grande spazio a questo nuovo progetto».
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