1 dicembre 2021 Translated by Deepl
Pil e investimenti in crescita. E consumo di acciaio che tornerà sui massimi del 2018. Il 2022 si preannuncia positivo per il comparto siderurgico europeo, almeno dal punto di vista della domanda. Lo ha sottolineato oggi Stefano Ferrari (responsabile dell’Ufficio Studi siderweb) durante il webinar “Mercato & Dintorni”.
A livello mondiale «il 2021 ha visto un incremento del PIL deciso, con un pieno recupero del passo indietro del 2020 (-3,1%) – ha detto Ferrari -. Diversamente dagli anni scorsi, il tasso di crescita delle economie avanzate (5,2%) è stato molto vicino a quello del totale del Pil mondiale (5,9%), grazie soprattutto ai positivi effetti della campagna vaccinale sui consumi». L’Unione Europea sarà testimone di un miglioramento del prodotto interno lordo del 5,0%, con la Germania al +3,1% (ma era calata meno nel 2020), la Francia al +6,3% e l’Italia al +5,8%. «Il nostro Paese non recupererà appieno il terreno perso l’anno scorso, ma la notizia positiva è che sta crescendo più del previsto: rispetto alle precedenti previsioni del FMI, infatti, il PIL italiano è stato rivisto al rialzo dello 0,9% nel 2021 e dello 0,6% per il 2022».
Entrando nel dettaglio del nostro Paese, il governo si aspetta una crescita economica del 4,2% nel 2022, del 2,6% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024. «Tra due e tre anni si tornerà su tassi di crescita più “normali” – ha proseguito Ferrari -. Se questi numeri si concretizzassero, comunque rappresenterebbero un’eccezione positiva per l’Italia, dove prima del 2021 l’ultima volta che il PIL è salito del 2,0% è stato nel 2001». Per l’acciaio il dato positivo è rappresentato dalla componente degli investimenti, che nel 2021 salirà del 15,5% rispetto all’anno precedente e negli anni seguenti sarà strutturalmente superiore all’andamento del PIL. Dato che questa componente è quella più “acciaivora” le prospettive per la siderurgia italiane paiono buone».
Per quanto concerne il settore siderurgico, infine, le attese sono per un incremento della domanda di acciaio a livello mondiale del 4,5% nel 2021 e del 2,2% nel 2022. Ciò avverrà nonostante un consumo asiatico non particolarmente tonico (+1,9% nel 2021 e +1,1%% nel 2022), rallentato dalla stagnazione cinese (-1,0% quest’anno e 0% l’anno prossimo). Nelle altre aree globali, si segnala il +7,1% dei Paesi europei non facenti parte dell’Ue nel 2022 ed il +7,5% dell’Africa. Bene anche il Medio Oriente (+4,9%) ed il Nord America (+5,4%), mentre il Sud America arrancherà (+0,9%).
Concludendo la panoramica con l’UE, Eurofer si aspetta per quest’anno un incremento della domanda reale del 7,0% e della domanda apparente del 13,0%. L’anno prossimo, invece, le due componenti cresceranno rispettivamente del 4,4% e del 4,7%. Se questi numeri saranno confermati, la domanda apparente «arriverà nel 2022 a 153 milioni di tonnellate, un milione di tonnellate in più rispetto al 2018. Sarà insomma il miglior anno, in termini di tonnellaggio, dell’ultimo decennio».
Anche per Emanuele Norsa (Kallanish), che ha ampliato l’analisi al mercato globale, «quello europeo tiene nonostante l’incertezza cinese, ma è interessante sottolineare che siamo entrati in una nuova fase, dove si è interrotto il rapporto diretto tra i prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti».
Anche perché «sono subentrati fattori nuovi, come i costi energetici e quelli della logistica, oltre a quelli connessi con la transizione ecologica, che è certamente portatrice di grandi opportunità, ma richiede investimenti importanti e ovvie ricadute sui prezzi».
Nella seconda parte del 2021, ha tra l’altro messo in risalto Norsa, «il minerale di ferro ha fatto registrare una discesa ancora più accentuata rispetto alla crescita precedente, riportando i prezzi sui 100 dollari la tonnellata. In Cina, peraltro, ha perso oltre il 50% dai massimi, mentre i coils a caldo e il tondo per cemento armato hanno subìto flessioni decisamente meno accentuate, a dimostrazione del distacco tra questi elementi».
L’anno che si sta chiudendo, ha poi spiegato Emanuele Norsa, «segna anche un'inversione di tendenza dei consumi in Cina, la quale che sta cercando di ridurre l’importanza del settore delle costruzioni a vantaggio di quello ingegneristico e di altri di più alto livello». Tanto che, allargando la visuale temporale, l'analista è arrivato a dire che «nei prossimi venti anni la domanda cinese potrebbe passare da un miliardo a 750 milioni di tonnellate di acciaio, con ricadute facilmente immaginabili». Mentre riguardo al rottame, ha spiegato che «dalla Cina aumenterà la richiesta e questo potrebbe renderlo ancora più forte».
Tornando a panorami meno lontani, poi, Norsa ha ricordato che «il rottame turco, dopo un calo nel 2020, ha fatto registrare un forte incremento nel 2021, cui hanno fatto seguito un periodo di volatilità e poi nuovi rincari. Mentre in Europa, il confronto tra le quotazioni di rottame, tondo e coils ha visto emergere quelle differenziazioni a cui si faceva riferimento, ma verso la fine dell’anno i prezzi si stanno riallineando».
Sempre in Europa, secondo Norsa, «la domanda apparente è in crescita e questa tendenza dovrebbe proseguire. Il 2022 sarà positivo perché ci si attende una ripartenza dell’automotive, che – ha ricordato – consuma il 18-20% dell’acciaio europeo».
Redazione siderweb
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