6 ottobre 2021 Translated by Deepl
«È il miglior anno nella storia del nostro gruppo in termini di fatturato e volumi. E quando manca un solo un trimestre al termine del 2021, mi sento di dire anche di marginalità». Basta questa frase di Antonio Marcegaglia per far capire come la straordinarietà del 2021 abbia contagiato anche il trasformatore mantovano, al punto che il suo presidente e amministratore delegato stima «un aumento di fatturato nell’ordine del 50% grazie alla combinazione della crescita di volumi (+20%), prezzi e mix».
«Il 2021 non è stato un anno positivo solo per i produttori – prosegue Marcegaglia dai padiglioni di Made in Steel –, che sicuramente hanno maggiormente beneficiato degli spread sui prezzi, ma sono stati 10 mesi positivi per tutta la filiera dei piani. Gli spread molto ampi sia sulle materie prime, che sui coils e i prodotti verticalizzati hanno permesso a tutti di poter godere di buone marginalità»
Per l’imprenditore di Gazoldo degli Ippoliti (MN), a differenza di altre situazioni di incremento di prezzo, questa volta è stato l’aumento di domanda reale e domanda apparente a fare la differenza, anche per un robusto restocking di materiale, non solo un ritardo nella riattivazione di capacità produttiva europea e delle limitazioni all’import, che comunque si sono fatti sentire.
«Credo che quello a cui abbiamo assistito sia un fenomeno di medio termine che proseguirà non solo nel 2022, ma anche nel 2023 – ha detto l’imprenditore -. Anche il recente calo della domanda di auto non dovrebbe penalizzare troppo la tendenza. Sebbene la domanda automotive non sia così vigorosa come ci si sarebbe aspettati, siamo comunque in linea con il 2019. A compensare la debolezza dell’auto ci sono però i robusti consumi dell’elettrodomestico e della meccanica di base, in particolare, le costruzioni vedono una domanda superiore all’offerta. Per cui i consumi proseguiranno».
Tra i macro trend che Marcegaglia ha sottolineato si aggiunge anche la regionalizzazione dei mercati, legata anche a un effetto protezionistico che ha agito come un domino sui vari Paesi. Protezionismo che nel periodo di shortage ha fatto emergere i suoi aspetti più negativi «che probabilmente porteranno a una riapertura verso il multilateralismo».
«Lavorare in questo contesto, per un trasformatore come noi è stata una sfida impegnativa, ma direi vinta - ha detto Marcegaglia -. Abbiamo saputo difendere i nostri fabbisogni, attraverso un network internazionale che guarda anche all’Europa. ArcelorMittal, Acciaierie d’Italia e altri player europei con cui abbiamo rapporti consolidati hanno soddisfatto e soddisfano la maggior parte del nostro fabbisogno. In certe fasi abbiamo laminato anche bramme. Credo che il segreto sia stata la combinazione di pianificazione degli acquisti e la solidità del network di approvvigionamento».
Parlando della congiuntura attuale, Marcegaglia ha confermato che il prezzo dei piani al carbonio sta subendo delle correzioni anche per l’uscita dalle dinamiche di componenti speculative, «ma, come ho già detto, per una domanda di medio termine robusta c’è ancora un’offerta limitata. Con una politica industriale cinese che tende a un contenimento delle emissioni, a breve ci sarà un freno alla caduta dei prezzi, considerato anche l’andamento del prezzo dell’energia, che sembra fuori controllo. Non è persino da escludere che una volta stornate, le quotazioni possano rimbalzare».
Gli ultimi aspetti che l’imprenditore siderurgico ha toccato nell’intervista a siderweb sono relativi al presente e futuro del Gruppo Marcegaglia.
«Partiamo da quanto già realizzato fino ad ora, dall’integrazione di Palini e Bertoli. Un’integrazione che potevamo definire completata già inizio 2021. Siamo soddisfatti dell’investimento, che ha contribuito all’ottimo risultato della divisione plates. Per quanto riguarda il cambio di vocazione industriale di Gazoldo degli Ippoliti abbiamo fermato la laminazione a freddo ad agosto, in ragione del nuovo laminatoio che abbiamo messo in in funzione in primavera a Ravenna. Sempre a Gazoldo, abbiamo sviluppato ulteriormente il segmento dei tubi, avviando la lavorazione anche con il nuovo slitter. I tubifici entreranno in funzione nella seconda metà del 2022, insieme a ottimizzazioni logistiche, come un nuovo magazzino automatico. Come gruppo abbiamo deciso di procedere a una decisa accelerazione sugli investimenti rispetto alla media di 50 milioni tenuta fino 2019, nel 2020 siamo saliti a 90 milioni di euro e nel 2021 dopo solo il primo semestre abbiamo toccato gli 80 milioni di euro. Non abbiamo accantonato nemmeno il progetto di Casa Marcegaglia che sebbene abbia avuto un rallentamento sarà inaugurato la prossima primavera».
L’imprenditore chiude l’intervista tracciando il futuro del gruppo dopo la mancata acquisizione della Acciai speciali di Terni.
«Ci è dispiaciuto non riuscire a concludere positivamente l’operazione su Acciai Speciali Terni. Ma era un’opportunità: il nostro business model resta solido, ci sono altre acquisizioni in vista e ulteriori investimenti interni. Gli obiettivi che ci siamo dati in termini di sviluppo e di crescita restano inalterati, così come le possibilità presenti sul mercato, sia nel campo dei piani che dei tubi, sia per l’acciaio al carbonio che per gli speciali».
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