1 febbraio 2021
Tornerà a Made in Steel per la terza volta, dopo un anno turbolento quale è stato il 2020, per riprendere le fila del progetto lanciato 5 anni fa. Un progetto che la Gmh International, nel frattempo, ha continuato a sviluppare: quello cioè di essere sia il braccio commerciale del tedesco Gmh Gruppe, sia il promotore del processo di sviluppo del business della “casa madre”. «C’è molto spazio, soprattutto all’estero, per la creazione di sinergie tra le diverse aziende del nostro gruppo. Aziende che spesso sono conosciute come singole realtà, senza che si percepiscano quindi le potenzialità complete della nostra organizzazione» spiega Stefano Gobbi, amministratore delegato di Gmh International.
Il Gruppo Gmh comprende oltre 20 aziende che operano nel settore siderurgico, con una capacità di circa 1,5 milioni di tonnellate l’anno di un’ampia gamma di prodotti lunghi in acciai speciali (lingotti, grezzi di colata continua, barre laminate, prodotti pelati, rettificati, componenti per automotive, acciai per utensili, per stampi, pezzi forgiati anche di grosse dimensioni…). La mobilità rappresenta il 65% del fatturato, mentre il restante 35% deriva dal segmento industriale.
«Il messaggio che daremo a Made in Steel è quello della continuità, più che del lancio di nuovi progetti» anticipa Gobbi. Continuità che è quindi fatta di vendita e rappresentanza da un lato, di business development – anche su scala internazionale - dall’altro, anche grazie a «un team consolidato, che ha al suo interno anche persone con forte estrazione tecnica», formato dopo la transizione dalla vecchia Gmh Italia, che era il braccio commerciale italiano di alcune aziende del gruppo tedesco, alla nuova Gmh International, che vuole diventare «un ponte tra il mercato e l’intero gruppo», puntando su nuovi prodotti e sinergie.
«Ci darà una soddisfazione non comune per poter rivedere le persone a Made in Steel – racconta l’amministratore delegato -. Oggi siamo in una situazione un po’ paradossale e frustrante».
Dopo il calo importante del fatturato registrato nel 2020, dovuto al colpo subito tra marzo e maggio, l’obiettivo per quest’anno è di recuperare questa perdita, «in un’ottica complessiva di gruppo, che è molto focalizzato sui clienti storici: i grandi stampatori tedeschi. Puntiamo a tornare ai numeri del 2019 – spiega Gobbi -. Un traguardo che sembra raggiungibile in termini di marginalità e anche di volumi. Da settembre 2020 in avanti le cose si sono mosse in questa direzione».
«La domanda si sta normalizzando – aggiunge -. La spinta più forte arriva dall’automotive, che è crollata prima ma che è anche ripartita prima. All’inizio timidamente, ora in modo più burrascoso e impetuoso. Ma anche gli altri settori industriali (ferroviario, eolico, navale…), ad eccezione dell’oil & gas, si sono ripresi e ci fanno sperare positivamente per quest’anno».
Elisa Bonomelli
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