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Bilanci d'Acciaio 2020: la parola ai protagonisti

Produzione, digitalizzazione e sostenibilità nelle parole di Anna Mareschi Danieli, Roberto Re e Giuseppe Pasini

È stato il tema della digitalizzazione, accelerata dalla pandemia Covid, ad introdurre il trittico finale di interviste che hanno chiuso l’edizione 2020 di Bilanci d’Acciaio.

Un tema introdotto da un veloce scambio di battute tra il direttore generale di siderweb Lucio Dall’Angelo e il presidente di Regesta Francesco Brunelli.

«La trasformazione digitale era già in atto, per cui ci si è mossi nel solco di quanto già tracciato - ha detto Brunelli-. Quello che è cambiato è la modalità di erogare i servizi, viaggiando di meno e comunicando di più e questo una volta a regime migliora l’efficienza. Sono d’accordo con quanto emerso nella ricerca, e cioè che chi era rimasto indietro sta allungando il passo per cercare di allinearsi allo standard. E comunque nonostante le apparenze esterne le aziende siderurgiche dal punto di vista digitale sono evolute. Ma ritengo che l'elemento principale sia portare le persone al centro per far si che la digitalizzazione possa essere sfruttata al meglio».

Il primo personaggio a rispondere alle domande di Dall’Angelo è stata Anna Mareschi Danieli, vice presidente ABS e presidente Confindustria Udine, che ha portato il proprio punto di vista di imprenditrice, manager e a breve mamma.

«Non si può evitare di sentirsi incerti in questa fase. Non ci voleva la seconda ondata pandemica che ha avuto come effetto quello di rendere meno solide le prospettive che si stavano costruendo – ha commentato l’imprenditrice -. Nonostante questo non possiamo essere pessimisti per cui credo che ci sarà comunque un recupero. I dati presentati hanno evidenziato una volta di più come le imprese continuino a reagire. Resta il fatto che fare previsioni prima di un chiarimento di scenario, ad esempio legato al vaccino, resta particolarmente difficile».

«Credo che gli effetti di quello che stiamo vivendo li si potranno vedere solo tra qualche anno, sia in negativo, sia in positivo perché da questa crisi abbiamo imparato tanto, e cerchiamo di vedere la parte delle opportunità, come ad esempio l’innovazione nelle procedure e la gestione da remoto. Ritengo che una volta di più a sopravvivere saranno gli strong innovator, ma solo se avranno una solidità di base per resistere ad eventuali fluttuazioni»

Un tema cruciale nel dibattito siderurgico è anche quello della sostenibilità che spesso con innovazione e digitalizzazione è legato a doppio filo

«Come gruppo abbiamo investito complessivamente negli ultimi anni 1,7 miliardi di euro proprio per quello che dicevo prima. Abbiamo scelto di essere front runner, anche se spesso le innovazioni che mettiamo a punto in ABS, poi possono andare a vantaggio anche dei nostri competitor – ha detto Mareschi Danieli-. Parlando di sostenibilità, gli impianti per rendere completamente green le produzioni ci sono già, abbiamo già un impianto di riduzione diretta che può essere alimentato sia a gas naturale che ad idrogeno dall’1% al 100%. Questo quando però le infrastrutture europee e italiane lo renderanno tecnologicamente ed economicamente sostenibile. Ma le soluzioni per rendere più sostenibile anche il forno elettrico ci sono già, serve però spesso anche un sistema di visione delle istituzioni, intendo in cui ci si immagina il futuro per piantarvi i semi nel presente. In questa maniera anche le imprese possono fare le scelte migliori per diventare sempre più sostenibili».

Le risposte di Roberto Re Head of Metinvest Europe, hanno spaziato a 360°, tra produzione, consumo e non solo. Sul fronte produttivo Re ha ribadito come le problematiche della sovraccapacità europea si siano fatte sentire in maniera importante anche nel corso della crisi pandemica da Covid 19.

«L’abbondanza di offerta a fronte della brusca riduzione del consumo ha reso la situazione molto problematica, con un incremento dei costi sia fissi che variabili e una minor produttività che si sono fatti sentire sulle marginalità. Durante il terzo trimestre i prezzi sono tornati ad aumentare in modo significativo e questo trend è proseguito fino alle metà di ottobre per poi passare ad una sorta di stabilità».

Stabilità che potrebbe tradursi ina altri aumenti alla luce delle indicazioni provenienti dal Far-East. Sensibile l’impatto della crisi sugli asset italiani di Metinvest che dovrebbero chiudere l’anno con un -15% di volumi e un -20%, anche per il fatto che il lockdown soft attuale non sta penalizzando l’operatività delle aziende.

Il manager del produttore ucraino identifica in digitale e green i trend che detteranno l’agenda degli investimenti aziendali anche per i prossimi anni, mentre per ridurre l’overcapacity citata in precedenza si potrebbe assistere a nuove operazioni di M&A anche per il 2021.

Sul fronte dazi per Re «la section 232 emanata dagli USA ha certamente modificato i flussi di import-export dell’acciaio a livello globale. In un primo momento questi flussi di trading sono stati in molti casi re-diretti verso l’Europa. Poi, il verificarsi di alcune condizioni particolari di mercato, ha fatto sì che per un certo periodo del 2020 i prezzi asiatici fossero anche più attrattivi, riducendo la pressione sull’Europa da parte dei grandi esportatori. Al momento i flussi in entrata stanno diminuendo a causa certamente del calo di domanda, ma anche delle maggiori limitazioni intervenute a luglio 2020 sulle clausole di salvaguardia, specialmente sul coils a caldo e relativamente ai prodotti lunghi».

Per il futuro oltre a capire come si comporterà il neo presidente americano Joe Biden, si dovrà capire anche come si chiuderà l’indagine della Commissione Ue sui piani provenienti dalla Turchia.

«Non si può dare comunque un giudizio complessivo, ogni misura va valutata a sé. Se prendiamo l’investigazione sulle torri eoliche di origine cinese, chiaramente è un esempio di misura che andrebbe a beneficio di tutti i player europei interessati, ad ogni livello della catena del valore».

Molto sentito infine il passaggio dell’intervista dedicato al contributo di Metinvest al Ponte San Giorgio con la fornitura del 95% dell’acciaio utilizzato da Fincantieri nel progetto, dal momento che Re è nato e vive a Genova.

«Siamo fieri del fatto che il completamento del progetto nei tempi stabiliti sia anche in parte merito di tale straordinario lavoro – conclude il manager -, e siamo orgogliosi di aver contribuito con un ruolo chiave alla realizzazione di un’opera di tale importanza per Genova, per l’Italia tutta e per il nostro partner Fincantieri. È stata una grande sfida vinta, e auspichiamo si possa replicare in futuro».

A chiudere il convegno con il mix di visione e pragmatismo che lo contraddistingue è stato il presidente di Confindustria Brescia e del Gruppo Feralpi Giuseppe Pasini.

«Vorrei iniziare con alcuni dati congiunturali per inquadrare il contesto. Nei primi nove mesi dell’anno per quanto riguarda il settore produttivo bresciano abbiamo registrato un -17,9%, risultato migliore del primo semestre, chiuso invece a - 19,7%. Dati certamente negativi, mitigati un po’ da un rimbalzo nel terzo trimestre dell’anno ma il rialzo dei contagi Covid ha aumentato nuovamente l’incertezza. Sicuramente tutto questo ha e avrà un impatto importante sulle imprese di meccanica e metallurgia di Brescia, ma le nostre imprese sono ben capitalizzate e patrimonializzate per cui hanno le carte in regola per resistere. Inoltre siamo ben posizionati all’interno delle filiere di riferimento anche come export per cui una volta che si supererà questo clima di incertezza potranno intercettare tempestivamente la ripresa».

Sul fronte investimenti ed eventualmente riorganizzazioni Pasini ha ribadito come innanzitutto le imprese debbano prima fronteggiare le sfide della digitalizzazione e sostenibilità.

«Il momento è cruciale le decisioni che prendi oggi è quello che sarai nei prossimi sei o sette anni. Noi imprenditori stiamo andando alla ricerca delle prossime innovazioni. Come gruppo Feralpi abbiamo un piano di investimenti importante e scadenzato, anche se l’incertezza Covid ci ha un po’ frenato in Italia. Gran parte di questi investimenti sono dedicati all’abbattimento delle emissioni di CO2. Ritengo quindi che ci siano grandi sfide ma anche grandi opportunità come testimonia il progetto lanciato come Confindustria Brescia con Prometeia e che abbiamo chiamato Brescia Regeneration. E questa è una sfida transettoriale con chimica e alimentare. Un progetto che credo saremo in grado di presentare entro il mese di marzo. Resta comunque il fatto che la digitalizzazione è determinate ma ribadisco che per far si che sia veramente efficace c’è bisogno di investire sulle persone che saranno in grado di sfruttare al 100% le potenzialità delle nuove tecnologie. In questo c’è bisogno di un supporto anche del sistema scolastico, e in questo l’Italia paga un gap importante anche rispetto alla Germania».

Il presidente di Confindustria Brescia è inoltre tornato anche sul tema dell’ex Ilva di Taranto: Pasini si è augurato che la compartecipazione pubblico-privato possa far sì che a Taranto possa avvenire quello che è accaduto a Linz con voestalpine, una ristrutturazione totale che possa anche sfruttare il piano di investimenti in sostenibilità richiesto dall’Europa, «non credo però che sarà più l’Ilva da 10 milioni di tonnellate che ho visto quando ero il presidente di Federacciai».


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