19 maggio 2020
Uscire da un «box», per cercarne un altro, più confortevole, più efficiente, migliore. Questo il destino degli innovatori e dell’innovazione. Lo ha spiegato durante il webinar organizzato da siderweb «L’acciaio, un futuro sostenibile», Massimo Temporelli (TheFabLab). «Ognuno di noi vive in una “confort zone” che si è costruito negli anni – ha spiegato -. Ciò vale anche per le imprese e le attività economiche». Il ruolo ed il lavoro dell’innovatore «è duplice: innanzi tutto deve uscire dal “box”, dalla “confort zone”, per cercare di individuare nuovi modi, nuovi processi e nuovi prodotti che ci consentano un avanzamento. Il secondo momento dell’innovazione, certamente non semplice, è invece quello di diffondere l’innovazione e convincere gli altri che il nuovo “box” che l’innovazione ha creato è migliore del precedente». Questo processo è molto complesso, ma un momento come questo caratterizzato da una profonda crisi (non solo economica) legata alla diffusione del coronavirus, «ci mette nelle condizioni di cambiare più velocemente, di mettere più facilmente in discussione il nostro modello di vita e di sviluppo. In questi nuovi modelli di sviluppo la sostenibilità svolgerà un ruolo fondamentale: sono convinto che se tutte le forze economiche e sociali si metteranno in gioco e si rimboccheranno le maniche sarà possibile cambiare il nostro Paese».
Tanta strada è stata fatta, ma ne rimane altrettanta da fare. Il mondo del riciclo degli imballaggi in acciaio, nonostante i grandissimi passi avanti degli ultimi anni che hanno portato l’Italia ad una percentuale di riciclo superiore all’80%, è alle prese ancora con molte sfide nel campo della comunicazione e della mentalità. Lo ha dichiarato Federico Fusari (RICREA). «Per riuscire ad ottenere questi risultati è stato fatto un lavoro certosino durato anni. Un lavoro che, partendo dalle persone, è riuscito anche a coinvolgere le imprese». Anche se «siamo un’eccellenza in questo campo a livello europeo», restano ancora degli ostacoli da superare. In primo luogo «manca un disegno organico a livello statale sul mondo del riciclo e della raccolta differenziata: oggi ognuno va per la propria strada, con il rischio di fornire informazioni contrastanti». In secondo luogo, per l’Italia, «bisognerà cercare di superare l’atteggiamento NIMBY, che porta ad una riduzione dell’efficienza del sistema». Solo superando questi (ed altri) scogli si potranno ottenere risultati ancor migliori, necessari per una maggiore sostenibilità della filiera.
Si è concentrato invece sulle parole-chiave legate alla pandemia da covid-19 ed alla crisi economica che ci attende Sergio Vergalli (Università degli Studi di Brescia). Secondo il docente, la crisi è stata «uno shock che ci ha colto completamente impreparati – ha detto -. Uno di quei momenti della storia che vengono definiti “tipping point”, punti di non ritorno, un frangente che ci ha fatto sentire vulnerabili e che ci pone di fronte a molte sfide». Una di queste è far convivere le visioni di lungo periodo, legate alla necessità di investire, ripensare il futuro, ristrutturare le filiere ed il modo di produrre e consumare, e quelle di breve periodo, come il sostegno alle imprese a seguito della crisi di liquidità e di domanda che si sta creando. Per far ciò servirà da un lato «coordinamento tra istituzioni, cittadini, imprese ed il tessuto sociale: camminando insieme si va più lontani. Dall’altro servirà creare competenze nuove e professionalità nuove, per le quali, ha concluso Temporelli, «sarà necessario aprirsi verso l’esterno. Le imprese non devono chiudersi a riccio ma creare quella open innovation diffusa che può essere una delle chiavi per un cambiamento radicale e propositivo della realtà».
17 gennaio 2025
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