4 novembre 2019
Alla fine la corda si è spezzata. ArcelorMittal ha deciso di abbandonare Taranto e l’Italia. In una nota stampa l’azienda ha reso noto che «AM InvestCo Italy ha inviato in data odierna ai Commissari straordinari di Ilva S.p.A. una comunicazione di recesso dal contratto o risoluzione dello stesso per l’affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d’azienda di Ilva S.p.A. e di alcune sue controllate, a cui è stata data esecuzione il 31 ottobre 2018».
Determinante, a quanto si legge nella nota, è stata la decisione del Governo di stralciare le tutele legali richieste, prima con il Decreto Crescita di maggio e poi con lo stralcio della successiva versione inserita nel Decreto Salva imprese ad agosto.
«Il Contratto prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale – spiega ArcelorMittal -, la Società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso Contratto. Con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso».
Oltre alle problematiche legislative a portare il primo produttore siderurgico mondiale a decidere di tornare sui propri passi sono state anche le problematiche legate alla richiesta di stop forzato di AFO 2.
«In aggiunta – prosegue la nota -, i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare, pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il Contratto».
Sicuramente ad incidere sulla decisione potrebbe aver giocato un ruolo importante anche la congiuntura di mercato che non ha di certo supportato l’azienda nella difficile fase di rilancio.
«Altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà della Società – conclude ArcelorMittal -, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto. Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano. In conformità con il contenuto del Contratto, la Società ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione».
L’abbandono di ArcelorMittal porta nuvole sempre più oscure ad avvolgere il futuro del polo siderurgico tarantino ed in generale della siderurgia italiana.
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