12 novembre 2019
I sindacati dei metalmeccanici di Taranto scrivono a ArcelorMittal Italia ed ai commissari straordinari di Ilva in AS, indicando come «urgente l'incontro ed il confronto per discutere sulle prospettive e sul rispetto degli accordi e degli impegni assunti» ed auspicano che la sede sia il ministero dello Sviluppo Economico.
Fiom-Cgil, Fim-Cisl e UIlm-Uil rispondono quindi formalmente alla lettera del 5 novembre con cui ArcelorMittal ha comunicato ai sindacati l'avvio della procedura prevista per il trasferimento d'azienda, che nel caso è legata all'intenzione di “retrocedere” l'ex Ilva ai commissari straordinari.
I tre segretari generali, Francesca Re David, Marco Bentivogli e Rocco Palombella, «esprimono - si legge nella lettera - valutazioni diverse» da quelle sostenute da ArcelorMittal «sulla sussistenza delle condizioni giuridiche per la rescissione del contratto di affitto e quindi per la procedura di retrocessione dei relativi rami di azienda in capo a Ilva, come già espresso dai Commissari straordinari.
«Riteniamo in ogni caso - proseguono - urgente l'incontro ed il confronto per discutere sulle prospettive e sul rispetto degli accordi e degli impegni assunti. Auspichiamo inoltre - concludono - che tale incontro si svolga presso il ministero dello Sviluppo economico» dove ha avuto luogo la procedura «che si è conclusa con l'accordo del 6 settembre 2018».
Il segretario generale della UIlm, Rocco Palombella, interviene poi personalmente per spiegare che «con la fermata di Taranto mancheranno le materie da lavorare per gli stabilimenti di Novi Ligure e Cornigliano. Mentre si sta parlando di questioni legali, la produzione si sta fermando ed è la fine di tutto. È un quadro desolante e pericoloso. A Taranto è stata chiusa una linea di agglomerato su due, sono stati chiusi il treno nastri 1, il treno lamiere, tubifici 1 e 2, laminatoio a freddo, decapaggio del treno a freddo, le colate continue sono diminuite da 5 a 3. Rimangono in funzione in alternanza le acciaierie 1 e 2 e il Tubificio Erw. È uno stabilimento agonizzante».
Purtroppo, prosegue, «tanti esponenti politici, nazionali e locali, parlano del futuro dello stabilimento senza conoscerne il ciclo produttivo. Il sito di Taranto senza l’area a caldo non ha un futuro sostenibile economicamente. Non è possibile - conclude - che si continui a parlare solamente del contenzioso giudiziario mentre gli stabilimenti si stanno fermando, con effetti irreversibili per la continuità produttiva».
21 marzo 2025
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