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Il lamierino magnetico tenta il recupero

Tosini (Ufficio Studi siderweb): «Ma pesa l'incertezza legata al nodo dazi Usa e al dollaro debole»

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Tra segnali di ripresa e nuove tensioni internazionali, sono numerosi gli interrogativi aperti sul futuro del comparto del lamierino magnetico. È quanto emerso nel webinar "Lamierino magnetico: tra auto elettrica e prospettive future", organizzato da siderweb nell’ambito del ciclo "Focus Specialties", durante il quale Gianfranco Tosini (Ufficio Studi siderweb), ha offerto una lettura approfondita del contesto economico e industriale in cui si muove oggi il settore.

Tosini ha ricordato in apertura che in Italia non esistono produttori "diretti" di lamierino magnetico: il fabbisogno nazionale viene soddisfatto attraverso le importazioni, circostanza che rende il Paese strutturalmente esposto alla volatilità dei mercati internazionali e, in particolare, alle dinamiche politiche e commerciali che ne regolano l'accesso.

La prima metà del 2025 è stata segnata da due shock rilevanti: l’annuncio dei dazi statunitensi ad aprile e i bombardamenti in Iran a giugno. Il primo ha innescato una nuova fase di incertezza nei commerci internazionali, mentre il secondo ha fatto impennare il rischio geopolitico a livello globale. Nonostante questo, i mercati hanno retto, grazie anche al rallentamento dell’inflazione e alla conseguente riduzione dei tassi d’interesse. «Tutto sommato – ha spiegato Tosini – nei primi mesi dell’anno l’economia mondiale ha decelerato senza deragliare». Ma la tenuta apparente nasconde una fragilità di fondo: tra crisi in Medio Oriente, instabilità in Ucraina, debolezza del dollaro e debito pubblico Usa, gli equilibri internazionali rimangono precari. 
L’Italia, in questo scenario turbolento, ha registrato nel primo semestre del 2025 una crescita moderata. Il Pil ha continuato ad aumentare, trainato soprattutto dalle esportazioni (in particolare verso gli Usa), ma nel secondo trimestre si è notata una decelerazione nei consumi e negli investimenti, complice il basso utilizzo della capacità produttiva industriale. Il comparto manifatturiero continua infatti a operare ben al di sotto della media storica, penalizzato dall’instabilità geopolitica e dalle persistenti tensioni commerciali.

Analizzando i settori utilizzatori di acciaio, Tosini ha mostrato che solo costruzioni (+2,5%) e altri mezzi di trasporto (+1,5%) hanno registrato una crescita nei primi mesi del 2025. Tutti gli altri comparti sono in calo, in particolare l’automotive, in forte difficoltà con un crollo del -21,3% nei primi cinque mesi dell’anno.
Nel complesso, la produzione dei settori utilizzatori è scesa del 3,2%, ma escludendo le costruzioni il calo arriva al -8,2%. «Se nei prossimi mesi l’effetto dazi sarà pesante – ha avvertito Tosini – la situazione rischia di complicarsi ulteriormente».

Nonostante la debolezza della domanda, nel primo semestre la produzione di acciaio grezzo in Italia è aumentata del 2,9%. Un dato positivo, che si confronta con una contrazione del 3,3% nell’Ue e del 2,2% a livello globale. L’aumento è stato guidato dai prodotti piani (+7,7%), a fronte di un +0,4% per i lunghi. Tuttavia, secondo Tosini, non si può parlare di una vera ripresa della domanda, bensì di un effetto scorte: i distributori si sono mossi in anticipo prevedendo una ripartenza nella seconda metà dell’anno. «Nessuna illusione – ha detto –. La produzione sta solo recuperando parte del terreno perso, in particolare grazie all’ex Ilva che aveva rallentato fortemente nel 2024».

Il contesto operativo delle imprese siderurgiche è stato influenzato da dinamiche opposte: da un lato, l'aumento dei costi energetici e, dall'altro, la riduzione dei prezzi del coke e delle materie prime non energetiche (minerale di ferro e rottame). Le aziende a ciclo integrale ne hanno tratto maggiore beneficio, con un calo dei costi produttivi del 15,3%, contro il -6% delle elettrosiderurgiche. Ma i margini rimangono compressi, soprattutto per chi lavora i lunghi, che hanno subito un forte calo dei prezzi.

La domanda apparente di lamierino magnetico è cresciuta del 35% nel primo quadrimestre 2025, segnalando un parziale recupero dopo il crollo del 2024. Il totale consumato (167.872 tonnellate) resta però ben sotto il picco del 2022 (252.848 tonnellate). Anche l’import è cresciuto (+32%), così come l’export (+17,6%). Per l'intero 2025, Tosini ha stimato un incremento complessivo dei consumi del 17%, ma saremo ancora distanti dai livelli del biennio 2021-2022.

Nel 2024, i principali fornitori di lamierino magnetico a grani non orientati sono stati la Cina (70.602 t), Taiwan (62.188 t) e la Germania (55.532 t), mentre per i grani orientati sono stati la Cina (60.126 t), la Germania (41.239 t) e la Polonia (21.727 t).

Uno dei temi centrali affrontati da Tosini è stato l’impatto dei dazi statunitensi. Se l’aliquota sulle esportazioni europee (e quindi italiane) salisse al 30%, si creerebbe un forte freno per settori chiave come automotive, macchine e apparecchi meccanici, apparecchi elettrici e prodotti in metallo. Inoltre, non va sottovalutato il deprezzamento del dollaro, che agisce come un "dazio implicito", rendendo più care le esportazioni negli Usa. Il mix di questi due fattori aumenta l’incertezza e ostacola la pianificazione strategica delle imprese.

Secondo le stime dell’Ufficio Studi siderweb, l’impatto diretto dei dazi Usa sulla filiera dell’acciaio potrebbe valere oltre 464 milioni di euro, mentre l’impatto indiretto, legato ai settori utilizzatori di acciaio che esportano negli Usa, supererebbe i 4,7 miliardi di euro. «Il vero problema – ha sottolineato Tosini – è proprio l’impatto indiretto: se questi settori rallentano, subisce un duro colpo anche la domanda di acciaio».


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