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Automotive: «Europa in ritardo sull’elettrificazione»

Miriam Sala (Anfia): «L’Ue deve accelerare anche dal punto di vista normativo»

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Il comparto italiano ed europeo dell’automotive è al centro di un cambiamento tecnologico epocale. Una sfida affrontata con difficoltà dalle aziende del settore che, schiacciate dalla concorrenza cinese, si stanno confrontando con decise frenate nella produzione e nelle vendite. Durante il webinar "Lamierino magnetico: tra auto elettrica e prospettive future", organizzato da siderweb nell’ambito del ciclo "Focus Specialties", Miriam Sala (responsabile area Studi e statistiche di Anfia) ha analizzato le dinamiche che stanno caratterizzando questa industria e i fattori che ne stanno influenzando i risultati.

In Italia l’industria dell’automotive conta oltre 5mila imprese, con oltre 273mila addetti alla produzione e un fatturato di poco più di 113 miliardi di euro, pari al 9% dell’intero manifatturiero e al 5,8% del Pil italiano. Nonostante questi numeri, come ha sottolineato Miriam Sala nel suo intervento, la produzione tricolore di veicoli nel 2024 è ammontata a circa 590mila unità ed è risultata quasi dimezzata rispetto al 2017, quanto si era superata quota un milione di vetture. La frenata «è iniziata nel 2019 e, dopo lo stop o lo spostamento delle produzioni di alcuni veicoli mass market dal nostro Paese, quest’anno lo chiuderemo con un output di circa 500mila veicoli, ovvero in calo del 15% rispetto ai risultati del 2024».
Allo stesso modo, anche le immatricolazioni, in particolare con l’arrivo della pandemia, «hanno iniziato la discesa e non hanno più mostrato recuperi. Le crisi degli ultimi anni, come ad esempio quelle relative alle difficoltà d’approvvigionamento di materie prime e componentia, pensiamo a quella del 2022 relativa ai microchip, hanno depresso il mercato e ora ci troviamo in una fase di stabilità. Pertanto, nel 2025 non ci aspettiamo grossi cambiamenti perché il mercato italiano è principalmente di sostituzione ed è legato agli incentivi, che in questo momento sono assenti», ha spiegato la responsabile area Studi e statistiche di Anfia.

Se questo è il quadro generale del comparto, nell’analisi proposta da Miriam Sala, l’Europa risulta in ritardo nell’elettrificazione del proprio parco auto rispetto alla Cina, che rappresenta l’attore principale del segmento green e alla quale «fanno capo circa due terzi delle vendite mondiali. Sul proprio mercato interno i veicoli elettrici costituiscono circa il 50% ed entro il 2030 si prevede una loro diffusione fino a toccare l’80 percento del parco circolante cinese. Da questo punto di vista l’Europa e gli Usa sono abbastanza arretrate, con previsioni da qui ai prossimi cinque anni che indicano percentuali di diffusione dell'elettrico rispettivamente al 60% e al 20%», ha sottolineato Sala. Primato del Dragone orientale che è soprattutto una questione di competitività: «Sul mercato cinese, i veicoli full electric sono arrivati a costare meno delle controparti a combustione interna, le batterie costano meno che in Occidente e sono cresciuti i numeri anche delle colonnine di ricarica, soprattutto di quelle ultrafast».

Per riuscire ad accelerare la transizione, l’Ue deve in primo luogo agire dal punto di vista legislativo e uscire dall’attuale «fase di forte incertezza, causata dalle attese di revisione nella seconda parte del 2025 del regolamento sullo stop al 2035 della produzione di motore a combustione interna per i veicoli leggeri e al 2027 di quello relativo ai veicoli pesanti». Inoltre, ha concluso la responsabile area Studi e statistiche di Anfia, va completato e messo a terra un «Action Plan europeo per l’automotive al quale mancano un’esplicita previsione del principio alla neutralità tecnologica, un riferimento alla mitigazione delle sanzioni al 2025 e alla revisione del regolamento per i veicoli pesanti, la previsione di un budget per incentivi alla domanda, misure comunitarie per la riduzione dei costi energia che supportino la competitività industriale e, infine, tempistiche certe per l’avvio degli iter legislativi per la presentazione delle singole misure da parte del Parlamento e Consiglio».  


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