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Tra Cina e Mediterraneo: i nuovi equilibri di minerale e rottame

Il punto a MERCATO & DINTORNI con gli analisti di siderweb, Emanuele Norsa e Stefano Gennari

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La decima edizione del webinar MERCATO & DINTORNI, dedicato oggi alle materie prime siderurgiche, si è aperta con uno sguardo congiunto alle due leve chiave della filiera: minerale di ferro e rottame degli analisti di siderweb Emanuele Norsa e Stefano Gennari.

Partendo dalla Cina, che continua a dettare i ritmi dei mercati globali, Emanuele Norsa ha sottolineato come la produzione di acciaio grezzo cinese sia in decrescita lenta ma costante da quattro anni, un trend coerente con il raffreddamento dell’economia del Paese. Nel 2025 il calo atteso si aggira intorno al 3%, mentre la domanda – sia apparente sia reale – scende ancor più rapidamente. In questo contesto, quindi, l’export cinese continua a espandersi: secondo i dati di Kallanish, le spedizioni potrebbero raggiungere 125 milioni di tonnellate nel 2025, pari a un incremento del 6,5% sull’anno precedente. La conseguenza è duplice secondo l’analista di siderweb: «Da un lato il mercato del minerale risente della frenata della domanda cinese; dall’altro, i prodotti finiti provenienti dalla Cina risultano sempre più presenti sui mercati internazionali, condizionandone le dinamiche nonostante le barriere commerciali». Nonostante il nuovo piano quinquennale, «è probabile che l’export resti elevato: la domanda interna cala più rapidamente della capacità – ha affermato Norsa – e il mercato domestico non riesce ad assorbire tutta la produzione né ad adeguare l’offerta con la necessaria rapidità».

Sul fronte prezzi, il minerale di ferro appare stabile attorno ai 100 $/t CFR Cina nel 2025. Goldman Sachs prevede per il 2026 un prezzo medio di 93 $/t, in lieve calo rispetto al 2025, ma comunque rivisto al rialzo rispetto alla precedente stima di 88 $/t; al momento, non si intravedono quotazioni sotto i 95 $/t. Il coking coal si muove in modo simile, pur mostrando una correzione più rapida: da gennaio 2024 ha perso il 40-45% del suo valore, contro circa -25% del minerale. Le quotazioni del coking coal FOB Australia restano poco sotto i 200 $/t; l’outlook del Department of Industry and Resources australiano indica una leggera flessione nel 2026 e un possibile recupero a fine 2027.

Guardando al rottame, invece, l’analisi di Stefano Gennari ha evidenziato che nel primo semestre 2025 il consumo globale nei principali Paesi è sceso a 235,96 milioni di tonnellate, in calo tra -6,9% e -7,5% a seconda del perimetro statistico. La Cina rimane il primo utilizzatore in termini assoluti, ma con bassa intensità d’uso, condizionando così la lettura del dato mondiale. Ue e Usa, pur con consumi in contrazione, rimangono rispettivamente il primo e il secondo esportatore globale; l’India, al contrario, spicca come unico grande mercato in forte crescita (+10,4%), spinta dall’espansione dei forni elettrici ad arco (Eaf). All’estremo opposto si colloca la Corea del Sud, con la flessione più marcata.

Focalizzandosi sulla Turchia, a settembre 2025 la produzione di acciaio grezzo è salita a 3,2 milioni di tonnellate (+7,2% anno su anno), con un +1% nel cumulato dei primi nove mesi, mentre le importazioni di rottame sono rimbalzate (+18%) restando però in calo del 6,8% da inizio anno. Usa, Paesi Bassi e Regno Unito si confermano tra i principali fornitori. L’export di tondo turco mantiene un passo sostenuto (+19% nei primi nove mesi), trainato dalla domanda di Yemen, Romania e altri mercati limitrofi. Sul piano dei prezzi, dopo il minimo di settembre a 335 $/t CFR, il rottame ha recuperato verso 355 $/t, sostenuto da noli marittimi elevati e da una disponibilità stagionalmente più scarsa. I venditori, specialmente Usa e Baltici, puntano a 360-365 $/t CFR Turchia; molte acciaierie locali devono ancora coprire una parte degli acquisti per consegne entro dicembre, lasciando margine a ulteriori aggiustamenti al rialzo. Il tondo all’export oscilla tra 540 e 550 $/t FOB. In questo quadro, lo spread rottame-tondo inferiore ai 190 $/t resta leggermente sotto la soglia di equilibrio di 200 $/t tipica degli impianti Eaf; «Senza un parallelo aumento del tondo, ulteriori rincari del rottame finirebbero per comprimere i margini», spiega Gennari. Anche le billette giocano un ruolo: sopra 460 $/t CFR il rottame resta preferito; in area 455 $/t le billette tornano competitive e tendono a frenare la salita del rottame.

Uno sguardo, infine, all’Italia, dove il mercato del rottame si trova oggi in un sostanziale equilibrio. Dopo due mesi di ribassi (-15 €/t tra settembre e inizio ottobre) dovuti a scorte elevate, domanda debole e arrivo di materiale estero, da metà ottobre la discesa si è arrestata grazie a una maggiore resistenza dei fornitori e a lievi segnali di recupero dalla Turchia. Qualche isolato ritocco al rialzo (5-10 €/t) è emerso, ma il quadro complessivo resta stabile nonostante le aspettative più ottimistiche circolate a Ecomondo. È difficile, conclude Gennari, prevedere come si muoveranno i prezzi nelle prossime settimane. Le forze in campo sono contrapposte: da un lato minore raccolta invernale, tendenza dei commercianti a trattenere il materiale a fine anno per ragioni fiscali, offerta interna scarsa e un cenno di recupero da rottame in Turchia e tondo; dall’altro, domanda finale debole, fermate produttive alle porte, import regolari di rottame, concorrenza delle billette asiatiche e costi energetici tuttora elevati.


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