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Inox, domanda debole nel primo semestre 2025

Fava (Lsi Inox): «Il Cbam è uno strumento di difesa commerciale, non volto alla risoluzione dei problemi del settore»

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«Nel primo trimestre 2025 il mercato dell’inox è stato diverso rispetto all’inizio dell’anno scorso, quando la domanda apparente era aumentata a fronte di due scioperi prolungati di due produttori europei e dell’indagine antielusione che hanno ridotto l’offerta. Quest’anno, invece, le acciaierie europee hanno lavorato a pieno regime e le importazioni sono regolari, come testimoniano alcuni contingenti di Salvaguardia esauriti a partire dal primo giorno. La domanda è stata in calo nei primi mesi dell’anno, e le previsioni sono che rimarrà debole anche ad aprile e maggio». Così Lorenzo Fava (amministratore delegato di Lsi Inox) nell’intervista con Stefano Ferrari (Ufficio Studi siderweb) durante l’appuntamento di oggi del webinar “Mercati inossidabili”.

Nonostante ciò, ha spiegato Fava, i prezzi sono in crescita e si prevedono ulteriori aumenti da parte dei produttori per maggio: «Si tratta di un tentativo di recuperare marginalità a fronte di costi energetici molto alti. Il mercato fa però fatica a recepire questi rialzi perché la domanda, come detto, è molto debole e il fatto che ad aprile ci siano tanti ponti influirà negativamente».

Secondo l’ad, i settori che subiscono meno i cali sono quelli dell’alimentare, farmaceutico e chimica, mentre elettrodomestici, automotive ed edilizia sono in contrazione. Il comparto delle lamiere da bramma è il settore che soffre meno, perché il loro utilizzo è più dedicato all’industria. «Parliamo però di volumi minori - ha sottolineato Fava -, una nicchia rispetto al laminato a freddo».

In riferimento ai dazi imposti dall’amministrazione Trump, Fava ha riferito che essi impattano poco il settore. «Abbiamo sentito l’effetto dei dazi con l’introduzione della Section 232 durante il primo mandato di Trump. L’interscambio tra Usa e Europa era quindi già limitato, basti pensare che la quota import degli Usa è rimasta inutilizzata negli ultimi 7 anni. Le tariffe da poco entrate in vigore potranno avere un impatto secondario in quanto verranno esportati meno manufatti e ci sarà meno domanda dal settore enologico e alimentare». Fava ha anche ricordato che 2 dei 4 produttori europei di acciaio inox hanno già impianti negli Usa, «quindi l’import di questi materiali non arriva dall’Europa».

L’ad si è mostrato molto critico riguardo al Cbam, che ha definito «uno strumento complicatissimo e difficile da comprendere, tanto che ad oggi non riusciamo ancora a stimarne l’impatto economico sulla nostra attività». Secondo Fava, uno dei punti deboli del Cbam è che «non tiene conto dei prodotti assemblati incentivando così a delocalizzare la produzione», sottolineando che «è solo uno strumento di difesa commerciale, non pienamente volto alla sostenibilità o alla risoluzione dei problemi del settore. È invece importante incentivare il consumo a valle per avere una produzione forte».

Volgendo lo sguardo al futuro, Fava ha dichiarato che con volumi in calo e margini inesistenti non ci sono prospettive positive. «Abbiamo però in essere investimenti indirizzati verso l’efficientamento dei processi produttivi e del contenimento dei costi, ad esempio il fotovoltaico - ha aggiunto -. Stiamo anche investendo sul personale perché crediamo nel futuro».


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