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Duferco Commerciale: come adattarsi a un mercato che cambia

Il CEO Trielli: «Il gruppo amplia la gamma prodotti. Timido risveglio della domanda nelle ultime settimane»

Translated by Deepl

«La criticità maggiore del 2023 è stata la gestione degli stock, caratterizzati da un prezzo mediamente più alto di quello di realizzo, sommato a oneri finanziari inaspettatamente elevati». Ciò, unito alla debolezza della domanda che ha segnato quest’anno dal secondo trimestre in poi, fa del 2023 un anno «molto più complesso» rispetto al 2021 e 2022, che sono stati «eccezionalmente positivi». È in questo contesto che Duferco Commerciale, come spiegato a siderweb dal CEO Amedeo Trielli, stima di chiudere il 2023 «con un calo dei volumi entro l’8% rispetto al 2022. Il risultato economico non sarà particolarmente brillante, ma credo in equilibrio rispetto al nostro settore. Pensiamo di operare ancora una quota di svalutazione del magazzino per ripartire con l’anno nuovo allineati e con una maggiore spinta commerciale».

Quali sono gli obiettivi a breve termine di Duferco Commerciale?
Abbiamo appena vissuto un ciclo di tre anni unico e mai neppure immaginato prima; unico nella velocità, nell’ampiezza e nell’imprevedibilità dei cambiamenti di prezzo e di domanda. Se uniamo anche il 2020, soggetto al Covid, direi che sono 4 anni unici, comunque li si guardi. In tutti questi scenari, la chiave per massimizzare i risultati è comunque rimasta il servizio al cliente, la comunicazione efficace dentro e fuori l’azienda e la velocità di reazione. Mi piacerebbe aggiungere anche la capacità di prevedere le evoluzioni future, ma questo, a dire il vero, non ci è sempre riuscito in questi anni passati, come probabilmente alla maggioranza dei player.
Un’altra chiave è la diversificazione, e qui come gruppo stiamo ampliando la gamma di prodotti trattati. 

I prezzi dell’acciaio, dopo gli aumenti fuori misura degli ultimi due-tre anni, sono entrati in un corridoio discendente. Quale crede possa essere la dinamica nel breve periodo, spinta da quali fattori?
Nel corso delle ultime settimane si è visto un timido risveglio della domanda, che al momento non ha causato significativi aumenti dei prezzi delle commodity al carbonio. Come sempre è arduo fare previsioni… Penso ci possa essere ancora un po’ di debolezza fino a fine anno, per poi vedere un possibile aumento prezzi dal Q1/Q2 del 2024. Non vedo grosse escursioni, ma un riallineamento dei prezzi ai costi della produzione. Ovviamente, nel caso fossero inseriti nuovi dazi, o investigazioni per importazioni da Paesi terzi, questo cambierebbe totalmente le variabili alla base dell’analisi. 

Restando nella prospettiva dell’immediato futuro, è possibile mettere meglio a fuoco il 2024?
Per il 2024 è auspicabile pensare a una minore volatilità sul fronte dei prezzi e a un livello maggiormente equilibrato delle giacenze, con un prezzo medio di carico più allineato alle aspettative del mercato a valle. Questo potrebbe dare maggior confidenza all’acquisto e ravvivare la domanda apparente. La percezione di variabilità dei prezzi meno frenetica dovrebbe agevolare anche il nostro business del trading che, essendo caratterizzato da consegne mediamente più lunghe dei produttori domestici, richiede una maggior confidenza per gli acquisti con consegne nei mesi a venire. Questo, però, dipenderà fortemente dalle disposizioni che l’Unione europea adotterà in merito alle politiche di regolazione delle importazioni. Si respira oggi un rinnovato protezionismo, in merito al quale mi auguro una maggiore lungimiranza e visione d’insieme, con un’attenzione a tutta la filiera del nostro tessuto industriale e della manifattura, piuttosto che una tutela del solo segmento della produzione delle acciaierie. Negli ultimi anni questa lungimiranza, a mio avviso, in molte occasioni non ha prevalso.

Il Gruppo Duferco, negli ultimi anni, si è diversificato tra la componente industriale e il trading, fino a scindersi in due gruppi: DITH (Duferco International Trading Holding) e DPH (Duferco Participations Holding). Duferco Commerciale, fondata nel 1985, fa capo a DITH, che dal 2015 ha come socio di maggioranza HBIS Group, il sesto produttore mondiale di acciaio con 41 milioni di tonnellate; una quota significativa è ancora conservata dalla famiglia fondatrice Bolfo, tramite DPH. Il core business di Duferco Commerciale è il trading; il gruppo, però, comprende anche siti produttivi (le acciaierie Makstil in Macedonia e Duferco Steel Processing in Sud Africa) e centri di distribuzione e di lavorazione.  

I trader e distributori di acciaio stanno vivendo anni complessi, tra una verticalizzazione sempre più marcata dei produttori e una richiesta di più servizi dalla filiera a valle. Come vi state muovendo in questo scenario?
È vero che DITH è un trader, ma siamo anche produttori, centri di distribuzione e di lavorazione dell’acciaio, con una forte propensione alle “relazioni commerciali a lungo termine” e al servizio. Da questo punto di vista, ho l’ambizione di dire che il management della nostra Holding è stato un precursore del cambiamento, anticipando tendenze e spostandosi da una visione pura di trading. Questo anche verso i nostri fornitori: con le acciaierie terze, Duferco International Trading Holding ha adottato una politica di partnership sia da un punto di vista commerciale che finanziario. Ciò ci ha permesso di mantenere una forte posizione competitiva nei diversi scenari di mercato, ciclici o atipici.    

Quali sono, oggi, i numeri di Duferco Commerciale?
Oggi abbiamo circa 60 dipendenti e 550 clienti. Nel 2022 abbiamo espresso un fatturato di circa 730 milioni di euro, per circa 815mila tonnellate processate. Di queste, circa il 35% è automotive: coils a freddo e zincati, sia in rotolo che lavorati, in Europa e Nord Africa. Un business molto delicato, viste le esigenze in termini di servizio e di qualità del cliente finale: richiede flessibilità, velocità e prossimità al cliente, per questo abbiamo materiale in 32 yard europei e nordafricani. Il 40% circa è su coil industria, da nero, decapato, freddo e rivestiti. Le nostre fonti di approvvigionamento sono sia di trading mondo su mondo, sia infragruppo, con l’acciaieria di HBIS Serbia (Smederevo) e DSP in Sud Africa per acciai a freddo e rivestiti in genere, ma in particolare su nicchie quali super sottili anche sotto i 0,30 mm. Quanto alle lamiere da treno, muoviamo 115-120mila tonnellate l’anno che provengono dall’import ma soprattutto dalla nostra acciaieria Makstil in Macedonia per lamiere su progetto e con la distribuzione dal nostro stock. Infine, trattiamo barre tonde piene, inox in coil e lamiere, tools steel, sia da stock che da trading.

Quali sono i settori utilizzatori che stanno mostrando una domanda più forte?
In generale, nell’anno in corso, fino a settembre, non abbiamo visto alcun settore, tra quelli da noi trattati, caratterizzato da una particolare vivacità. L’automotive ha per noi espresso volumi allineati a quelli dell’anno precedente, la distribuzione ha sofferto trasversalmente su tutti i settori, il trading b2b ha vissuto forti ondate di acquisti alternati a lunghe risacche. L’acciaio inox è per noi il prodotto a essere stato più sotto pressione, vista l’ampiezza del calo dei prezzi sia in termini di valore assoluto euro/tonnellata, sia di calo percentuale. Da ottobre, con la percezione di aver toccato i minimi, la domanda e l’offerta si sono nuovamente allineate, generando un ritorno agli acquisti. Come Duferco Commerciale abbiamo poi sofferto un calo dei volumi dalle due acciaierie “domestiche” del nostro gruppo, Makstil per HRP e HBIS Serbia per coil, questo come conseguenza della discontinuità delle forniture dei prodotti con origine CIS (Russia e Ucraina in particolare) nel loro mercato domestico. Come naturale conseguenza di ciò, i prezzi di vendita nei loro mercati di prossimità sono risultati maggiormente interessanti rispetto a quelli italiani (considerando anche l’incidenza dei costi di trasporto), con conseguenti minori esportazioni in Italia.

Quali crede saranno i grandi trend che guideranno il mercato?
Gli indicatori che utilizzavamo un tempo per provare a prevedere gli andamenti del prezzo (domanda-offerta-livelli stock, cambio euro/USD, stagionalità, ecc…) non sono più sufficienti, gli eventi sono governati da famiglie di variabili aleatorie imprevedibili. Mai come oggi, per provare a immaginare le tendenze future di mercato, non si possono utilizzare modelli deterministici, ma stocastici. Stiamo vivendo una sempre maggiore polarizzazione economico-politica, la globalizzazione come la intendevamo noi non c’è più e probabilmente faticherà a tornare nel breve-medio termine. Gli andamenti dell’economia avranno probabilmente meno dipendenza diretta dal binomio domanda-offerta, ma dipenderanno sempre di più da fattori geopolitici di difficile prevedibilità. Purtroppo, non ho quindi una risposta univoca alla domanda; se mai l’avessi, la terrei come preziosissimo segreto strategico.

DITH è presente in 110 Paesi, con 82 centri di servizio e/o distribuzione, in 6 continenti. Il fatturato dell’anno fiscale 2022 ha superato i 10 miliardi di USD con 14 milioni di tonnellate commercializzate. Ha lavorato con 429 produttori d’acciaio su 52mila clienti. Conta oltre 3mila dipendenti. In Italia DITH è presente con Duferco Commerciale e I.Metals al 100% dello share, con Ardemagni al 50% e Marcora con partecipazione al 20%.


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