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Acciai speciali: domanda debole e prezzi in calo

L'Italia sconta un deficit produttivo. L'analisi di Stefano Ferrari (Ufficio Studi siderweb)

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Il 2023 non sarà semplice per gli acciai speciali: i prezzi sono in calo e si prevede un consumo stagnante o in lieve ribasso. Sembrano essere migliori le prospettive per il 2024. Dal punto di vista strutturale, poi, l’Italia ha bisogno di una maggiore produzione di acciai speciali piani. 

È questa la fotografia del comparto scattata dall’Ufficio Studi siderweb nel corso del webinar “Acciai speciali: ritorna la domanda?”, che si è tenuto questa mattina. 

Nel 2021 (ultimo dato disponibile, fonte Federacciai) la produzione nazionale di acciai speciali è stata il 31,5% del totale in Italia (7,567 milioni di tonnellate su 24,411). Una quota che rappresenta «un aumento, seppur lento, rispetto al 2010, quando la percentuale di acciai speciali era del 28,6%» ha ricordato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb. La parte maggiore (33%) è rappresentata dagli acciai da costruzione a impieghi meccanici, seguiti dai non legati (23%), dall’inox (20%) e dagli acciai al boro (15%). «Se osserviamo le variazioni delle quote nel lungo termine – ha specificato Ferrari -, vediamo che l’inox è relativamente stabile, mentre i non legati e gli acciai da costruzione per usi particolari sono in netta contrazione (rispettivamente -30% e -43% dal 2010 al 2021). Di contro, gli acciai al boro sono più che raddoppiati (+120%) e gli acciai da costruzione per impieghi nella meccanica sono saliti del 60%». 

In generale, la produzione è salita del 4% circa dal 2010 al 2021 e dell’8% dal 2017 al 2021. L’output di acciai speciali lunghi è aumentato del 44% tra il 2010 e il 2021, crescendo di circa 1,2 milioni di tonnellate e arrivando a sfiorare i 4 milioni di tonnellate. Nello stesso periodo ha invece sofferto la produzione nazionale di acciai speciali piani, che è scesa da 1,404 a 1,034 milioni di tonnellate, con una riduzione del 26%. «Ciò rappresenta potenzialmente una criticità per l’Italia, visto la crescita che il segmento conoscerà nei prossimi anni», anche per via dell’atteso sviluppo del comparto dell’auto elettrica, ha spiegato Ferrari. 

L’Italia è al decimo posto nella classifica mondiale dell’export di acciai speciali, con un controvalore di circa 1,9 miliardi di dollari (3% del totale). È poi il quarto importatore mondiale, con acquisti per circa 3 miliardi di dollari (4%). Il deficit si aggira dunque intorno a 1 miliardo di dollari. I principali fornitori sono Germania, Austria e Cina. La maggior parte delle esportazioni è diretta in Ue (75%); all’import la quota dell’Ue è il 69%. Si tratta quindi di un mercato prettamente europeo. 

Quanto ai prezzi, da settembre 2020 fino a circa a maggio 2022 si è assistito a una continua risalita, arrivando a un raddoppio delle quotazioni. Da questo picco si è passati a una costante discesa fino a oggi.

Altro fenomeno da sottolineare, fino a circa metà 2021c’è stata una certa concordanza tra andamento del rottame e del prodotto finito, cui è seguito un lungo periodo, fino a maggio 2022, nel quale i finiti si sono mossi molto di più in crescita rispetto al rottame. Oggi la situazione è capovolta, con il rottame che sale, seppur leggermente, e i finiti che scendono. «Sono due le considerazioni che si possono fare – ha spiegato Ferrari -: sta scendendo il margine per i produttori, anche se nei mesi scorsi era aumentato fortemente; c’è poi da chiedersi se si sia di fronte a un cambio di paradigma, con la fine dello storico legame tra andamento del rottame e dei finiti».


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