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Francia: possibilità su tubi e lunghi

L’analisi di Ferrari (Ufficio Studi siderweb). De Moura Fernandes (Coface): per l'economia «outlook abbastanza negativo»

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La Francia contende alla Spagna la terza posizione nell’Ue quanto a produzione: nel 2021 ha prevalso Madrid, nel 2020 Parigi. Si è aperto così l'intervento di Stefano Ferrari, responsabile dell'Ufficio Studi siderweb, al webinar "Francia: le possibilità oltralpe per l’acciaio made in Italy” che si è tenuto questa mattina.

La produzione siderurgica francese, l’anno scorso, si è attestata a 13,9 milioni di tonnellate, con un incremento di oltre il 20% rispetto all’anno precedente. La tecnologia impiegata maggiormente è quella dell’altoforno (in Francia ci sono 2 siti con 5 altiforni, a Dunkerque e Fos-sur-Mer), che copre il 70% della produzione francese, mentre i 14 forni elettrici (presenti soprattutto nella Francia centro-orientale) hanno prodotto il 30% dell’acciaio.

Analizzando i prodotti, ha illustrato Ferrari, si nota che il 73% dell’attività produttiva è concentrata sui piani (con i coils a quota 9 milioni di tonnellate annue) e il 27% sui lunghi, categoria nella quale la vergella rappresenta il prodotto principe con 1,7 milioni di tonnellate annue prodotte. Il gruppo con la presenza più marcata in Francia è ArcelorMittal, con una capacità produttiva di circa 12 milioni di tonnellate; ci sono 2 gruppi italiani che hanno siti produttivi (Riva e AFV Beltrame), con una capacità combinata di circa 3,5 milioni di tonnellate annue.

Prendendo in considerazione il consumo apparente, si nota che «segue un trend simile a quello della produzione - ha continuato Ferrari -, ma con un aspetto migliorativo: dal 2012 al 2018 è stato in costante, seppur lenta, crescita e il livello raggiunto è vicino a quello del 2010».

Per quanto concerne il commercio estero di acciaio, la Francia nel 2021 ha esportato 12,6 milioni di tonnellate di semilavorati, prodotti finiti e tubi, importandone 13,2 milioni di tonnellate. I principali partner commerciali, sia all’import sia all’export, sono Germania (con una quota di mercato del 24% all’import e del 23% all’export), Italia (14,5% all’import e 14,2% all’export) e Spagna (14,3% all’import e 15,6% all’export): i tre Paesi, uniti, rappresentano la maggioranza sia delle importazioni sia delle esportazioni francese.
Entrando nel dettaglio si nota che la Francia è importatore netto di semilavorati e lingotti per 300mila tonnellate annue, di prodotti lunghi per 1,2 milioni di tonnellate annue e di tubi per 720mila tonnellate annue, mentre è esportatore netto di piani per 1,6 milioni di tonnellate.

Per quanto concerne i rapporti con l’Italia, il nostro Paese ha venduto in Francia nel 2021 1,9 milioni di tonnellate di prodotti in acciaio, acquistandone 1,8 milioni di tonnellate, con un surplus di 125mila tonnellate. L’Italia è importatore netto dalla Francia di piani per 800mila tonnellate, mentre è esportatore netto di lunghi (485mila tonnellate) e di tubi (413mila tonnellate).

«La Francia è un Paese centrale per la siderurgia italiana, anche se dal punto di vista produttivo è su livelli inferiori a quelli dei primi anni Duemila - ha concluso Ferrari -. È un Paese dinamico dal punto di vista del commercio estero, che è pari a circa l’80-85% della produzione di acciaio, ed è specializzato nella qualità. Il Paese è dipendente dall’estero per lunghi e tubi, due segmenti nei quali l’Italia è molto forte, quindi ritengo che sarà possibile intensificare i rapporti tra i due Paesi anche in futuro».

Francia che non è immune al terremoto economico provocato dalla guerra in Ucraina, anche se «non è così dipendente come altri Paesi dalla Russia. Certo, al momento l’incremento dei prezzi delle commodity sta colpendo tutti: per esempio, la crescita del costo del gas sta interessando Spagna, Italia, Francia e Germania praticamente nello stesso modo. Quindi, ciò che che possiamo vedere è un incremento dell’inflazione e una riduzione della fiducia dei consumatori» ha spiegato Bruno De Moura Fernandes, Head of Macroeconomic Research di Coface

«Quando guardiamo al settore manifatturiero, vediamo per la prima volta una divergenza totale tra l’andamento dei prezzi e quello della domanda. Le attese sono per un incremento dei prezzi e un calo dell’attività. È la stagflazione, e ciò si può vedere in quasi tutti i Paesi in Europa. Quindi, l’outlook è abbastanza negativo per l’economia francese, nonostante il fatto che non sia la più vulnerabile alla crisi russo-ucraina».

Quanto alle insolvenze aziendali, ha concluso l'analista di Coface, «dall’inizio del 2022, tranne che per il Regno Unito, le insolvenze sono rimaste a livelli contenuti». Se le aziende saranno influenzate dalla guerra russo-ucraina, in particolare per la crescita dei costi, «le più fragili potrebbero riscontrare delle difficoltà. Nonostante molti Stati abbiano prorogato per 6 o 12 mesi il "periodo di grazia" per ripagare i prestiti ricevuti, ci potrebbe essere un incremento delle insolvenze nei prossimi mesi e nei prossimi anni» praticamente in tutti i Paesi europei.

 


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