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Usa e Far East possibili fonti alternative di lamiere da treno

Bernardi (Fincantieri): «Già con il Covid avevamo iniziato a diversificare gli approvvigionamenti a livello globale»

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«Per noi come Fincantieri risulta essenziale avere un approccio strutturale a queste difficoltà. Siamo in un momento per certi versi epocale di questo mercato, e lo scenario macroeconomico impone scelte ponderate e capacità di gestione sia come industria che come Paese». È questa la descrizione dello scenario operativo attuale che David Bernardi, Corporate Senior Vice President Procurement di Fincantieri, ha fatto in occasione del suo intervento nel webinar di siderweb “Russia-Ucraina: l’impatto sul mercato dei piani”. Uno scenario che, sebbene sia frutto di cigni neri come il Covid e il recente conflitto russo-ucraino, affonda le radici ben prima dello scoppio di queste crisi secondo il manager del colosso internazionale.

«La situazione pre-Covid vedeva il mercato dell’acciaio muoversi in una situazione di sostanziale stabilità, con prezzi medio bassi, che in certi casi sembravano mettere in discussione anche la sopravvivenza del modello industriale europeo – ha rimarcato Bernardi -. Una situazione di sostanziale stabilità, che però ha visto mostrare delle crepe sul fronte della supply chain con l’avvento del Covid, che ha reso evidenti problematiche già presenti, ma in apparenza latenti. Problematiche che, con l’avvento del conflitto russo-ucraino dopo due anni di pandemia, oggi sono esasperate. Ci troviamo in questo momento in una condizione non prevedibile, almeno nelle sue manifestazioni, ma che alla fine è figlia della storia che abbiamo attraversato».

Le difficoltà di approvvigionamento, per lo più logistiche, scatenate dalla prima ondata di Covid-19, avevano però portato Fincantieri ad avviare un primo programma di diversificazione degli approvvigionamenti, al fine di potersi garantire una continuità operativa che il primo urto della pandemia sembrava mettere a rischio.

«Ora stiamo cercando di gestire questo momento di burrasca nelle lamiere da treno nel migliore dei modi. Ritengo che i livelli di prezzo attuali difficilmente potranno durare a lungo. Anche se è chiaro che non si tornerà ai valori visti in passato, dal momento che siamo in un ciclo rialzista di tutte le commodity».

Bernardi ha anche precisato come, per un’azienda con un ciclo di lavorazione delle commesse particolarmente lungo come Fincantieri, gli acquisti e le scelte debbano essere valutate all’insegna dell’impatto nel breve, nel medio e anche nel lungo periodo.

«Per questo abbiamo attivato una serie di strumenti come la sottoscrizione anche di contratti a lungo termine e la selezione e omologazione di fornitori alternativi in grado di ampliare le opzioni a disposizione. Noi siamo particolarmente legati al polo di San Giorgio di Nogaro, che resta per noi strategico; con Metinvest però stiamo lavorando per dare continuità allo stabilimento, attraverso anche bramme in arrivo da fornitori alternativi, e non più solo con i semilavorati prodotti a Mariupol, per ovvie ragioni. Pertanto stiamo facendo la nostra parte e supportiamo l’azienda in questa fase di cambiamento del modello produttivo. Grazie alla nostra presenza globale riusciamo ad avere un dialogo con tutti i maggiori produttori e questo, compatibilmente con i tempi di spedizione, ci permette di poter contare su molteplici fonti di approvvigionamento».

In questa fase, Fincantieri sta guardando persino negli Usa oltre al Far East in cui i prezzi sono più competitivi rispetto a quelli europei.

In questo contesto, secondo il manager di Fincantieri, la Salvaguardia è superflua e penalizzante per il sistema e andrebbe sospesa, almeno temporaneamente. «Essendo un’azienda a partecipazione pubblica ci sentiamo inoltre in dovere di dare il nostro contributo al sistema Paese e in particolare al rilancio dello stabilimento di Taranto. Proprio i limiti produttivi della siderurgia nazionale ed europea ci obbligano in certi casi ad andare a cercare il materiale che ci serve fuori dai confini europei. Con l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, siamo parte di un percorso virtuoso per supportare l’attività produttiva e stimolando su ulteriori passi da fare anche in termini di assortimento della gamma offerta. Ilva deve tornare ad essere quello che era nel rispetto delle normative ambientali e con la decarbonizzazione. Anche se da quello che vediamo il percorso è ancora lungo».

Nonostante la tempesta in corso sui mercati, il 2021 per Fincantieri è stato un anno positivo e anche con lo scoppio della guerra i clienti hanno confermato tutte le commesse e gli ordini, dando segno di una stabilità di cui si ha sicuramente bisogno in un contesto complicato come l’attuale. «Fortunatamente tutti i clienti hanno confermato sia gli ordini che le tempistiche, e questo ci permette di avere una continuità produttiva importante. Anzi, alcuni settori come quello militare potrebbero avere ulteriori sviluppi, mentre per le crociere stiamo puntando maggiormente su efficienza e riduzione delle emissioni ambientali, addirittura su progetti pilota come anche le propulsioni a idrogeno».


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