6 ottobre 2021 Translated by Deepl
Il ritorno a Made in Steel ha il sapore del “ritorno a casa” Per Gian Mario Gambirasio, direttore della divisione italiana di Buhlmann. Una sensazione che viene data dal ritorno all’incontro con la gente. Un ritorno all’incontro che coincide con il 2021 un anno straordinario per l’acciaio segnando tutte le facce con un chiaro sorriso.
Dottor Gambirasio che effetto fa tornare ad incontrarsi di persona in un evento fieristico?
Siamo finalmente tornati a casa nostra. In una professione che deve al rapporto interpersonale la più grande parte del risultato, non aver potuto per così tanto tempo ritrovarci ha presentato un’enorme limitazione. Siamo tornati a casa, credo che questa espressione possa essere la sintesi migliore per far capire il sentimento liberatorio che stiamo tutti provando nei tre giorni di Made in Steel.
Passiamo al mercato tubi, trascinati dai piani hanno vissuto un 2021 straordinario, è d’accordo?
La risposta qui è duplice. Se parliamo di prezzi, non posso che concordare con lei. Abbiamo assistito ad un aumento più che proporzionale dei valori della materia finita, che ha mostrato un’escalation continua delle quotazioni che non ci si ricordava nell’ultimo decennio. Questa crescita ha portato però ad innescare anche una dinamica che possiamo definire come il “rovescio della medaglia”: l’aumento progressivo e repentino dei costi diretti e indiretti hanno portato la marginalità ad una stagnazione, finanche contrazione. Causa di entrambe le dinamiche è la carenza, ormai acclarata, di materie prime. Tornando alla domanda, la risposta quindi in termini numerici può essere effettivamente vista come di grande valore; entrando nello specifico però, ed in particolare sulle marginalità per tonnellata la situazione generale non si rivela altrettanto rosea.
Quali sono state le dinamiche principali che hanno condizionato l’anno in generale?
Dal nostro osservatorio privilegiato abbiamo potuto osservare che una timida spinta verso una ripresa c’è stata, ma legata ad alcuni settori specifici che hanno trainato il mercato. Altri settori invece non hanno subito significativi incrementi. L’Oil and Gas, per fare un esempio, è rimasto su livelli più bassi rispetto alla media annua per un minor avvio di nuovi investimenti. Per tanto non abbiamo potuto constatare, purtroppo, una decisa e strutturata ripresa dei grandi progetti, che a cascata portano con sé tutto il beneficio per la filiera in termini di consumi. Un impianto non è fatto di soli tubi ma anche di molte opere di carpenteria in acciaio. Rimaniamo fiduciosi che le dinamiche interlocutorie che hanno determinato quest’anno si risolvano in una nuova primavera dei grandi progetti, per l’anno prossimo. Alla luce anche del fatto che questo rallentamento ha effetti anche sulla vita quotidiana, i recenti aumenti dei costi energetici per mancanza di approvvigionamento della materia prima sono un ottimo esempio.
Alla luce di quanto detto finora, il 2021 che hanno è stato per Buhlmann in generale e per la divisione Italiana in particolare?
Siamo felici di come il nostro gruppo abbia reagito alle enormi difficoltà che questo periodo di pandemia ha provocato. La solidità di un’azienda si vede soprattutto in momenti di crisi e, tanto la nostra divisione in Italia, quanto la casa madre tedesca, hanno saputo mantenere alta l’attenzione e saldi i propri princìpi, evitando che ci fossero ripercussioni eccessive sull’operatività e sulla continuità di fornitura ai clienti.
Cosa vi aspettate per il 2022, i vostri settori chiave torneranno ai livelli pre Covid?
Difficile essere certi di alcunché in questo momento. Questi due anni ci hanno riservato sorprese sia nel male che nel bene. Tutto ciò che possiamo fare è una promessa, a noi stessi e ai nostri clienti: non mancheremo mai di mettere impegno, professionalità e dedizione in ciò che facciamo. Il risultato, sia che i tempi siano buoni, o meno buoni, verrà di conseguenza.
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