30 settembre 2024 Translated by Deepl
BERGAMO - In vista del 20° anniversario di presenza in Italia, il Gruppo Tedesco Buhlmann, insediatosi nel 2005 a Bergamo, si è regalato una nuova sede da oltre 350 metri quadrati, nel centro della capitale orobica.
La filiale commerciale, guidata dal direttore Gian Mario Gambirasio, negli ultimi anni è cresciuta considerevolmente, sia nelle persone (10 dipendenti, la cui età media sfiora i 40 anni) che nel fatturato.
Il team, infatti, nel 2023, con il proprio operato ha raggiunto i 10 milioni di euro dei 300 circa fatturati dall’intero gruppo. «Un risultato importante in questo complesso periodo storico - ha spiegato Gambirasio -, in cui ogni tipo di previsione è difficile a causa dei costanti cambi di rotta del mercato, dei flussi altalenanti e dei turbolenti scenari geopolitici internazionali. Tutti fattori che stanno impattando anche nel 2024».
L’anno in corso, comunque, secondo Gambirasio e il suo staff, nella sua prima parte è stato meno negativo di quanto ci si attendesse. «Il mercato – ha detto il direttore della filiale italiana -, fino a giugno ha retto al contraccolpo. Ciò non significa che sia andato bene, ma, visto che il confronto è con un anno straordinario come il 2022, anche il segno negativo viene ridimensionato. Per quanto riguarda invece il secondo semestre 2024, il trend è piuttosto standard: simbolicamente possiamo dire che la nostra “macchina” sta mantenendo una sorta di velocità di crociera in cui il motore, pur a un livello di giri minimo, continua a procedere, anche se molto a rilento. Quel che manca però è la benzina, per restare nella metafora automobilistica. La domanda, trasversalmente ai vari settori e prodotti, è infatti progressivamente scomparsa. Sia che si parli di power & energy che di oil & gas la situazione non cambia. Fortunatamente siamo riusciti a sviluppare un importante network di clienti e prodotti che ci permette di compensare eventuali cali di un settore con una miglior performance dell’altro».
Crescita e sviluppo rimangono i focus per l’azienda teutonica che, non a caso, si sta progressivamente interessando ad altri mercati. Un occhio particolare è dedicato al settore nucleare che non solo si stima possa avere significative prospettive di crescita nei prossimi 10 anni, ma che presta il fianco anche a ragionamenti di filiera.
«In questo contesto – ha proseguito Gambirasio -, ritengo essenziale che aziende come la nostra, non solo la filiale italiana, si impegnino maggiormente nel siglare degli accordi funzionali alla costruzione e allo sviluppo di una filiera strutturata. Due le linee guida: cercare di avere delle partnership molto più consolidate e, parallelamente, stimolare i clienti al confronto. Un meccanismo semplice nella sua concezione, ma complesso nella messa in pratica, complice la recalcitranza di un certo tipo di acquirente ad instaurare rapporti fidelizzati. Pensare di poter acquistare sempre alle condizioni migliori è spesso la regola per chi rincorre il prezzo, ma non certo per chi cerca invece la qualità e il servizio».
In ottica di crescita il gruppo tedesco sta lavorando sull’implementazione di servizi e prodotti da fornire al cliente. Servizi che devono andare di pari passo con l’attenzione alla sostenibilità dei prodotti, sempre più richiesta anche dagli utilizzatori di tubi e raccordi in acciaio, nonché dei componenti del segmento piping.
«Un fattore da non sottovalutare, anche nel nostro settore, è l’integrazione con l’intelligenza artificiale che potrebbe essere di stimolo per il miglioramento dei prodotti, delle tempistiche di gestione della commessa, della consegna e dell’affidabilità del servizio» ha evidenziato il manager, che guarda al futuro. Il 2025 sarà infatti da affrontare con cautela: «Molti si aspettano che nel prossimo anno si possa avere un ritorno della domanda. Io però mi sento di essere più prudente. Immagino piuttosto che il 2025 sarà simile ad alcuni anni pre 2020, e quindi un anno di convalescenza dopo questa battuta di arresto». Il tutto al netto dello sblocco di nuovi progetti e di un boost di domanda.
Davide Lorenzini
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