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Nel futuro per i finanziamenti verranno chieste certificazioni ESG

Zuffetti (Cribis): «Abbiamo lanciato una nuova piattaforma per iniziare a creare le basi di un nuovo standard»

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«Environmental, Social, e Governance».Ha voluto spiegare nei dettagli il significato dell’acronimo ESG, Niccolò Zuffetti, Head of Marketing Cribis, presentando nel corso del webinar siderweb “Digitalizzazione motore per la crescita sostenibile”, la nuova piattaforma che uno dei leader per l’analisi finanziaria aziendale ha voluto dedicare anche agli aspetti “intangibili”, che però si stanno affermando sempre più come una componente di primaria importanza nella definizione del valore di un’azienda.

Intervistato da Lucio Dall’Angelo, dg siderweb, Zuffetti ha spiegato le motivazioni della nascita di questa nuova realtà all’interno del panorama Criff/Cribis.

«L’idea è stata la medesima che ha portato alla nascita di realtà come la centrale rischi o l’analisi finanziaria personalizzata - ha spiegato Zuffetti-, vale a dire aiutare i nostri clienti attraverso dati di qualità a renderli comprensibili e utilizzarli per orientare le proprie scelte e strategie. Il nostro asset principale è la raccolta di informazioni a 360° per poi ordinarle e metterle a disposizione del cliente. E questo processo trova grande applicazione anche sul fronte della sostenibilità, che è molto di moda, ma se parliamo di dati a disposizione c’è molto poco».

Nel dettaglio la nuova iniziativa di Cribis si sviluppa su una nuova piattaforma a cui accedere e poter anche avere una prima valutazione delle proprie performance attraverso la compilazione di un questionario sviluppato proprio su tutte e tre le componenti dell’acronimo ESG, il tutto con l’idea di poter creare uno strumento per dare indicazioni pratiche alle imprese.

«Il questionario si snoda su tutte e tre le componenti la sostenibilità Environmental, forse la più conosciuta; per poi passare alla Social o sociale. Vale a dire sicurezza verso i dipendenti, rapporti con gli stakeholder locali. Infine la Governance, che valuta la coerenza di bonus e stipendi dei dirigenti in rapporto a quelli dei dipendenti, oppure il coinvolgimento in scandali o inchieste legate ad esempio a frodi fiscali. Ognuna delle tre viene calata in domande e risposte precise, per renderla aderente all’impresa, ma anche al settore dove l’impresa opera. Oggi uno standard di rating ESG non esiste ancora e nemmeno una certificazione univoca, ma solo legata ad alcune parti dei processi».

Uno dei passaggi fondamentali perché si riesca nell’impresa e si sviluppino modelli utili a tutti è «sensibilizzare» le aziende a condividere i dati perché i modelli possano aumentare il proprio grado di attendibilità ed efficacia. Inoltre, le imprese possono chiedere a loro volta ai propri fornitori di compilare il questionario, al fine di poter sviluppare anche modelli di filiera.

Con il primo questionario si può comunque avere un primo score per la propria attenzione alla sostenibilità, un numero che potrebbe rendersi necessario per poter accedere a finanziamenti per la ricerca ed i lavori di ambientalizzazione.

«Questo è un passaggio che avverrà tra un po’ ma di sicuro i temi ambientali diventeranno anche dei criteri su cui saranno assegnati dei fondi di finanza ordinaria o agevolata. Un passaggio in cui le imprese si troveranno per necessità obbligate a mostrare cosa fanno su questo fronte -ha concluso Zuffetti-. Un elemento che accelererà tutto il processo. Resta il fatto che se in questa fase di transizione c’è già un’autovalutazione come quella che proponiamo, può offrire indicazioni utili sui punti critici su cui lavorare».  


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