20 luglio 2021 Translated by Deepl
Un mercato sempre più influenzato dalla sostenibilità, che a causa delle richieste di consumatori, investitori e regolatori imprimerà una netta accelerazione alla transizione ecologica.
È questo lo scenario che ha descritto Yvonne Ruf, partner di Roland Berger, nel corso del webinar di siderweb “Digitalizzazione motore per la crescita sostenibile”, che si è tenuto questa mattina.
L’analista ha dapprima presentato tre driver che influenzeranno le aziende nel percorso verso il 2030 e 2050, e poi le due direttrici principali sulle quali si orienterà l’industria siderurgica.
«Sapete che i nostri capi di Stato si sono impegnati su ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni – ha detto Ruf -, che però non verrebbero centrati anche se si rispettassero tutti gli impegni presi. Il che significa che la regolamentazione dovrà diventare ancora più severa, sia nelle economie sviluppate che in quelle emergenti. La CO2, e il suo prezzo, sono ovviamente enormi fattori decisivi in questo grande gioco di regolamentazione. E di recente avete ascoltato moltissime discussioni di decisori politici sul confronto tra organizzazioni internazionali e società di ricerca sul livello di prezzo ottimale. Beh, nessuno sa esattamente cosa succederà, ma una cosa è certa: il prezzo salirà».
La partner di Roland Berger stima che il prezzo dell’anidride carbonica passerà dagli attuali 50 euro la tonnellata a 100 dollari la tonnellata nel 2030, con punte nelle economie sviluppate anche di 130 dollari la tonnellata. Le simulazioni presentate hanno poi dimostrato come sarebbe molto difficile ribaltare a valle gli aumenti di costo senza un taglio delle emissioni, e quindi il miglioramento delle performance ambientali va a diventare un elemento anche di razionalizzazione della spesa non indifferente.
«I consumatori, se possono farlo, scelgono sempre più spesso marchi diversi. La lotta per il cambiamento climatico è diventata un grande movimento. E i consumatori, dove sono messi in grado di farlo, con i marchi e con il branding prendono effettivamente delle decisioni. Quindi, il mancato rispetto di questi criteri comporterà una perdita delle vendite. Questo è anche il motivo per cui molti OEM di auto hanno deciso di diventare carbon neutral e di pretendere che i loro fornitori facciano lo stesso. In secondo luogo, i clienti stanno scegliendo altri fornitori. Volkswagen è solo un esempio, ma anche altri OEM e aziende automotive Tier 1 stanno fondamentalmente facendo la stessa pressione sui fornitori. Quindi, di nuovo, il rischio potrebbe essere un calo delle vendite». Senza contare poi la potenziale perdita di investimenti come, ad esempio, annunciato da Larry Fink di BlackRock che ha ribadito come il suo fondo non investirà più in aziende che non hanno una sensibilità ambientale.
Venendo all’acciaio, «penso che sia molto interessante osservare che alcuni produttori siderurgici sono ad alta intensità di carbonio, mentre altri sono ad alta intensità energetica, e altri ancora sono già abbastanza avanzati in termini di bassa intensità di carbonio ed energia. Il problema per l'industria dell'acciaio è appunto anche molto eterogeneo. Non c'è una soluzione unica che vada bene per tutti: essa ha molto a che fare con i diversi centri di produzione, con la collocazione geografica delle aziende».
Una dinamica in cui non è da escludere che alcuni grandi gruppi non valutino se valga la pena delocalizzare verso Paesi con norme ambientali meno stringenti.
In conclusione, l’esponente di Roland Berger ha rimarcato: «Crediamo che, man mano che andremo avanti, la decarbonizzazione dell'industria siderurgica europea avverrà probabilmente in due fasi. La fase 1 è fondamentalmente una sostituzione graduale degli altiforni con la tecnologia DRI a idrogeno, che vediamo oggi svilupparsi in progetti pilota. Una seconda fase sarà poi il passaggio completo ai forni elettrici ad arco, dove con l'elettricità da fonti rinnovabili la produzione di acciaio potrà diventare completamente neutra dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica».
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