6 luglio 2021 Translated by Deepl
Prezzi internazionali e cambio di approccio all’export dei grandi produttori. Queste le linee guida del contributo di Emanuele Norsa a Mercato & dintorni di siderweb.
L’editor di Kallanish è infatti partito descrivendo l’andamento delle materie prime in Cina, evidenziando come dopo la fase di rifiato che ha seguito il picco di quotazione del minerale di ferro la quotazione si sia assestata a livelli elevati, a testimonianza della possibile entrata in un ciclo con materie prime particolarmente “care”. Andamento simile anche sul rottame che sebbene abbia toccato il picco in ritardo rispetto al minerale si è anch’esso appiattito su valori vicini ai 500 dollari la tonnellata.
«Sebbene le quotazioni di minerale e rottame restino a livelli molto elevati, è da sottolineare che il differenziale tra le due materie prime è ben lontano dai picchi visti negli anni precedenti» ha rimarcato il giornalista.
Citando un manager di Tata Steel Norsa ha poi affrontato il tema dell’inflazione, che alla luce dei rincari «sta diventando un problema»
Norsa si è quindi soffermato su vari paesi per vedere come la questione sia stata affrontata, a partire dalla Cina che ha avuto sensibile incremento di export nei primi mesi dell’anno, export su cui le autorità hanno spinto per mantenere il materiale in patria.
«Un sistema che ha permesso di avere un maggior controllo sui prezzi. Questo regime di incertezza sta inoltre giocando il ruolo di effetto calmiere, almeno per il momento – ha spiegato Norsa-. Infatti, subito dopo l’annuncio il prezzo all’export ha superato le quotazioni interne».
Un fenomeno simile sta avvenendo in Russia che dal 1° agosto si prepara a varare un dazio all’export del 15%. «Anche in questo caso la decisione è un sistema per provare ad influenzare le quotazioni. L’Europa invece con la scelta di confermare la salvaguardia pare invece andare nella direzione opposta».
Basta guardare il consumo di contingente dei coils indiano per vedere quanta “fame” di acciaio abbia il vecchio continente.
«L’impressione è che il mondo si stia dividendo in due con Europa e Stati uniti a prezzi galoppanti mentre da oriente arriva la volontà centralizzata di controllare le quotazioni» ha concluso il giornalista.
30 aprile 2025
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