11 maggio 2021
La situazione post Brexit è ancora in evoluzione, per certi aspetti. Quello descritto dal giornalista del Giornale di Brescia Carlo Muzzi nel corso del webinar di siderweb "Geopolitica e mercati: il mondo tra Brexit, Biden e Xi" è un quadro di un Regno Unito e di un’Europa ancora in fase di assestamento dopo la formalizzazione dell’intesa agli sgoccioli del 2020 che ha dato il via all’uscita del Regno Unito dall’Ue.
«La Brexit è un tema che ci accompagna da cinque anni – ha rimarcato Muzzi –, da quel referendum in cui un po' a sorpresa vinse il “leave”. Referendum a cui seguì un periodo tormentato di confronto con la Commissione Ue per definire il perimetro di un accordo, spesso rigettato soprattutto per le lotte e le incertezze interne al governo britannico, fino a quando Boris Johnson non riuscì con uno stratagemma a prendere il potere».
Muzzi ha rimarcato i quattro punti fondamentali dell’intesa: il mantenimento del libero scambio delle merci senza dazi, i controlli alla frontiera, la risoluzione delle dispute in arbitrati internazionali e la possibilità per i pescherecci Ue di pescare nelle acque britanniche.
Accordo che, a cinque mesi dall’intesa, viene visto con estremo scettiscismo dagli inglesi, completamente spaccati nel giudizio di quanto concordato dal governo Johnson. «Il premier inglese ha però anche altri problemi da fronteggiare, come le spinte indipendentiste di Scozia e Irlanda del Nord, palesemente contrarie a lasciare l’Ue».
Già visibili, come rimarcato da Muzzi, anche gli effetti sull’economia inglese, a partire dai flussi commerciali di importazioni ed esportazioni che sono entrambi in calo, per proseguire anche con l’abbandono del Paese da parte delle istituzioni finanziarie. «Dal momento che l’Europa non ha riconosciuto i regolamenti dei servizi finanziari, circa 400 società che prima avevano sede nella City hanno spostato le proprie sedi ad Amsterdam, Parigi e Francoforte, per un controvalore di 90 miliardi di sterline di attività. In pratica il 10% del sistema bancario inglese».
Chiudendo sull’Europa, Muzzi ha indicato Mario Draghi come un possibile successore di Angela Merkel, anche sul fronte dei dazi, campo in cui l’Europa «deve giocare sia in attacco che in difesa» sia nei confronti dell’America che della stessa Gran Bretagna.
Davide Lorenzini
7 febbraio 2025
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