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Re: «Congiuntura di mercato particolare, non di breve durata»

Per l'Head of Metinvest Europe la situazione non è strutturale, ma non vi sono indicazioni di un calo dei prezzi

«È una congiuntura molto particolare di un mercato in forte ripresa post-pandemia che però, a mio avviso, non sarà di breve durata». Questa la visione sulla situazione di mercato di Roberto Re, Head of Metinvest Europe, intervenuto a chiudere il webinar di siderweb “Geopolitica e mercati: il mondo tra Brexit, Biden e Xi”.

Il contesto macroeconomico

Prima di arrivare ad analizzare l’andamento del mercato, il manager del colosso ucraino ha fornito le proprie valutazioni macroeconomiche sull’andamento delle tre aree oggetto del convegno, vale a dire America, Cina ed Europa.

«Il presidente americano Joe Biden ha concentrato la propria attività dei primi 100 giorni di governo alla politica interna e alla lotta alla pandemia, con risultati incoraggianti - ha detto Re -. La pandemia è quasi sotto controllo, le aziende sono tornate a produrre e la disoccupazione sta scendendo. Nessun cambiamento evidente rispetto al predecessore in materia di politica commerciale ed estera, anche se le posizioni nei confronti di Cina e Ue sembrano più morbide rispetto a qualche mese fa. Passando alla Cina, invece, il Dragone sta vivendo una situazione estremamente positiva. I risultati del primo trimestre sono da record e per la prima volta la posizione cinese nei confronti della transizione ecologica vuole allinearsi a quelle che sono le regole concordate a Parigi. Infine, l’Europa: ha fronteggiato la Brexit in maniera meno dura delle attese, forse grazie anche alla pandemia, che ha limitato scambi di merci e persone. Ed anche per l’acciaio le conseguenze sono state perlopiù burocratiche. Ritengo però che a regime la Brexit porterà più danni che vantaggi alla Gran Bretagna, soprattutto a livello industriale e commerciale».

Sul fronte della competizione globale, Re ha ribadito come queste tensioni possono essere uno stimolo a fare sempre meglio, e nel campo dell’acciaio ha inserito anche Turchia e India come Paesi di riferimento per il confronto futuro. «Sicuramente la competizione è fondamentale ed è fonte di crescita e rinnovamento - ha rimarcato il manager -, ma anche regole chiare e uguali per tutti sono essenziali per continuare ad investire e credere in una crescita sostenibile e duratura».

Metinvest punta a essere protagonista anche in Italia

Riguardo a Metinvest, Re ha ribadito come il gruppo ucraino resti particolarmente attivo a livello internazionale, partecipando direttamente anche a grandi opere come il ponte San Giorgio di Genova e recentemente alla maxi copertura del reattore nucleare di Chernobyl realizzata dall’italiana Cimolai. Ma la presenza all’interno di un Gruppo internazionale può supportare non solo dal punto di vista economico, ma anche professionale.

«Essere all’interno di un Gruppo internazionale – ha spiegato Re - dà la possibilità di un continuo confronto con culture diverse, diversi modi di affrontare e gestire situazioni e sviluppare processi aziendali con tecniche diverse. Ecco, penso che la diversità faccia crescere moltissimo, ma bisogna essere aperti al confronto e al rinnovamento e a riconoscere che talvolta la propria cultura non porta a gestire in modo ottimale determinate situazioni. In un gruppo internazionale si impara che è essenziale migliorare la capacità di gestire la comunicazione e che questa è realmente la chiave per avere successo nella propria funzione, ma anche nel proprio business».

Metinvest starebbe inoltre studiando la possibilità di un rafforzamento della presenza in Italia. «Stiamo valutando un nuovo impianto di laminazione in Italia (ci sono stati rumor su Trieste, ndr), anche se, alla luce dei cambiamenti di background del mercato, al momento tutto è ancora in fase di definizione. Per cui, prima di dare ulteriori dettagli, è opportuno aspettare la decisione finale del Gruppo».

Mercato in costante evoluzione

Arrivando al mercato, Re, come rimarcato in apertura, legge le dinamiche in corso «non come un cambiamento strutturale», ma come una congiuntura, «molto particolare», ma comunque temporanea.

«Dal mio punto di vista è una situazione del tutto straordinaria – ha speigato l’Head of Metinvest Europe -, figlia di un accadimento assolutamente imprevedibile che è stato, ed ahimè ancora è, la pandemia. La caduta verticale delle produzioni, dei consumi e della fiducia di tutti gli operatori nei principali Paesi ha portato a contemporanei sbilanciamenti in tutte le filiere e soprattutto nella catena della distribuzione. La repentina e quasi simultanea ripresa delle attività industriali a livello mondiale sta causando mancanza di disponibilità di materia prima, non solo nel settore acciaio. E questa limitata disponibilità nel mercato al momento sta svolgendo un ruolo importante per il trend crescente dei prezzi».

Da non trascurare anche il cambio di atteggiamento cinese in termini di commercio estero, con un passaggio da un sistema focalizzato all’export ad uno focalizzato all’import, per utilizzare le importazioni come mezzo di riduzione delle emissioni interne di CO2. Inoltre, «il minerale è quotato 230 dollari la tonnellata in Cina, laddove la media nel periodo 2018-2020 è stata di 90 dollari la tonnellata, il che fa pensare a tutto tranne che a una riduzione dei prezzi dell’acciaio. Attualmente abbiamo una situazione di mercato, produzione e consumi, che difficilmente può portare ad una riduzione sostanziale delle quotazioni».

Infine, tra gli attori di mercato «il panorama dell’acciaio europeo è in mutamento continuo. Da un lato abbiamo thyssenkrupp che chiude a Duisburg la linea della lamiera da treno, dall’altro la situazione dell’ex-Ilva di Taranto che fatica ancora a ritornare a livelli produttivi sostenibili sul lungo periodo, inoltre i problemi finanziari del gruppo Liberty stanno contribuendo ad una riduzione generalizzata dell’offerta».

Aiuti all'ambientalizzazione

Sul fronte ambientale, Re ritiene che presumibilmente entro il 2030, gli altoforni saranno alimentati a gas naturale con utilizzo diretto di DRI/HBI e solo in parte con tecnologia H2 (a idrogeno), per poi gradualmente incrementare quest’ultima tecnologia nel decennio successivo.

«Bisogna ammettere che al momento difficilmente vi sono le condizioni che portino un privato a sostenere investimenti in autonomia in un tale shift tecnologico senza il supporto del soggetto pubblico - ha concluso -, ancor di più dopo la crisi degli anni passati. Occorre quindi creare i presupposti affinché i fondi provenienti dal Next Generation EU e dagli interventi fiscali dei diversi paesi vengano allocati nel modo corretto e veicolati in tempi rapidi».


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