6 aprile 2020
Da stamattina alle 6, alla Acciai Speciali Terni, dopo la fermata del 24 marzo scorso, gli impianti – almeno in quelli ove i lavoratori non avranno fatto mancare il “numero legale” (prima della decisione di fermare tutto erano state centinaia le defezioni giustificate da certificati medici) e saranno in numero sufficiente – sono tornati in marcia.
La decisione di AST è stata avallata dal prefetto di Terni, Dario Sensi, che al termine di un fitto scambio di corrispondenza con l’azienda ha di fatto concesso il “via libera” per la riaccensione del forno di fusione e del ciclo produttivo a valle.
In una lettera inviata al prefetto, Acciai Speciali Terni chiedeva infatti di essere autorizzata a rimettere in marcia gli impianti per garantire «forniture a clienti internazionali in settori strategici globali. Alcuni di questi clienti ci hanno scritto appelli accorati, chiedendo di non interrompere la produzione».
E il prefetto di Terni, dopo aver spiegato di «aver avviato una dedicata istruttoria con il comando provinciale della Guardia di finanza», ha sentenziato che «non sono emersi preliminari elementi ostativi ai fini della richiamata prosecuzione. Inoltre, i primi dati conoscitivi acquisiti consentivano di verificare che l'attività produttiva è funzionale ad assicurare la continuità di talune filiere di cui all'allegato 1 del decreto presidenziale, novellato con decreto del ministro dello Sviluppo economico in data 25 marzo 2020».
Ovviamente il prefetto ha ricordato ad AST che «le imprese le cui attività non sono sospese rispettano i contenuti del protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto ed il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro».
Le segreterie territoriali di tutti e sei i sindacati presenti in fabbrica «prendono atto» della decisione, ma avvertono che «con l’emergenza sanitaria in atto, la ripresa di AST può rappresentare ancora un pericolo. Auspichiamo che le istituzioni comunali e regionali si facciano carico di quanto sopra esposto, esercitando il ruolo e la funzione di controllo in questa fase di gestione dell’emergenza sanitaria per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini nel loro insieme».
Nella giornata di ieri, ennesima call tra azienda e sindacati, nel corso della quale è emerso, dicono i sindacati, il «perdurare della situazione aziendale, derivante dalla contrazione di commesse ascrivibile alla situazione di emergenza epidemiologica presente su tutto il territorio nazionale. La contrazione dell’attività produttiva è pertanto riconducibile ad una serie di fattori il cui contemporaneo succedersi ha determinato l’aggravarsi della situazione potendo così determinare la sospensione a zero ore o lavorazioni ad orario ridotto che si sono realizzate o potranno realizzarsi, per tutto o parte del personale, nei seguenti periodi: dal 04.04.2020 al 01.05.2020 con una durata di 4 settimane; potendo altresì interessare fino ad un massimo di 2301 dipendenti, distinti in 123 quadri497 impiegati ed 1681 operai rispetto ad un organico aziendale composto ad oggi da 2331 dipendenti. L’azienda si impegna ad anticipare il previsto trattamento di integrazione salariale ai lavoratori interessati dalla cassa Integrazione».
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