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Coronavirus: l’ex Ilva potrà continuare a lavorare

Questa l’interpretazione data al nuovo decreto del Governo. Fiom contesta: «Bisogna fermare gli impianti»

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TARANTO – Sulla base del Dpcm che sospende le attività produttive, industriali e commerciali del Paese per contrastare l’emergenza Covid-19, le imprese avranno tre giorni, ovvero fino al 25 marzo, per la sospensione, «compresa la spedizione della merce in giacenza», si legge nel testo.

Per quanto riguarda l’ex Ilva, resterà aperta visto che il decreto prevede la prosecuzione di «attività degli impianti a ciclo produttivo continuo». A meno che nell’incontro previsto con azienda e sindacati non venga deciso di mantenere soltanto le attività “comandate”, riducendo ancora di più il personale attualmente impiegato, che ad oggi non supera le 3.800 unità sui tre turni giornalieri. Oppure a meno che, come specificato nel Dpcm, il Prefetto non ritenga che manchino le condizioni di sicurezza per proseguire le attività.

«In questi giorni abbiamo provato ad intervenire nei confronti di alcune aziende inadempienti rispetto a quanto stabilito dal decreto e dal protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, ma è del tutto evidente che è necessario adottare misure più stringenti ed evitare il più possibile gli assembramenti» affermano in una nota Giuseppe Romano Francesco Brigati dalla segreteria provinciale della Fiom Cgil Taranto.

«Ci siamo confrontati con la direzione di ArcelorMittal che inizialmente ha, evidentemente, sottovalutato il rischio da contagio da Covid-19 soprattutto in merito ad alcune criticità che si verificavano in situazioni particolari come spogliatoi, trasporto del personale, mense e refettori – si legge nella nota -. Il sindacato, in assenza di misure chiare e soprattutto in attesa che il governo intervenisse in maniera chiara sulle aziende ritenute essenziali, ha svolto un ruolo importante migliorando le criticità che potessero far emergere possibili situazioni di rischio da contagio. Infatti, in Arcelor Mittal sono state sospese alcune attività, fermati alcuni impianti, con la conseguente drastica diminuzione del numero del personale diretto e di appalto».

I due sindacalisti, poi, proseguono: «Sabato sera il presidente del consiglio, dopo una insistente pressione da parte delle organizzazioni sindacali, è intervenuto con ulteriori restrizioni, annunciando anche la chiusura di fabbriche e aziende non ritenute essenziali. Nel frattempo le irresponsabili pressioni di Confindustria dei giorni scorsi hanno determinato, di fatto, una situazione di rischio di contagio dal virus nei luoghi di lavoro, facendo prevalere ancora una volta il profitto alla salute di migliaia di lavoratrici e lavoratori».

Secondo Giuseppe Romano e Francesco Brigati «adesso, a seguito delle novità governative, bisogna intervenire diversamente e applicare le nuove linee guida del governo. La Fiom Cgil, pertanto, oggi chiederà alla direzione di Arcelor Mittal di anticipare l’incontro, previsto per martedì 24 marzo, per programmare la fermata degli impianti produttivi. Bisogna agire presto e non perdere altro tempo. Restiamo a casa».

Per tenere in sicurezza una grande fabbrica come l’ex Ilva di Taranto, secondo il segretario di Uilm Taranto, Antonio Talò, servirebbero circa 500 lavoratori di “comandata”. Si tratta di predisposti alla vigilanza e alla sicurezza degli impianti, previsti dagli accordi fatti da noi con l’ex Ilva molti anni fa – dichiara Talò. Negli ultimi scioperi, invece, ArcelorMittal, con provvedimenti unilaterali che noi abbiamo contestato, ha praticamente raddoppiato le comandate portandole quasi a mille unità».


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