4 marzo 2014
L’Italia vive strutturalmente una condizione difficile, ma non solo per le ragioni associate al malfunzionamento dei propri sistemi politici, amministrativi ed infrastrutturali, che forse siamo sin troppo stufi di sentirci ripetere. Vi sono anche ragioni più profonde ed intrinseche. Le aree industrialmente sfruttabili del paese sono minime rispetto alla sua estensione e spesso gli impianti industriali si trovano a ridosso dei centri abitati e a questa carenza di spazio si aggiunge quella di giacimenti di materie prime sfruttabili ad un costo accettabile. Pochi paesi industrialmente sviluppati soffrono contemporaneamente questi svantaggi, forse il Giappone è l’unico caso paragonabile a quello italiano. Questa situazione ha costretto spesso il nostro sistema produttivo a trovare e a volte a creare nuovi orizzonti di sviluppo, al fine di riguadagnare competitività ed efficienza. Una grande opportunità della filiera siderurgica nazionale è quella di trasformare in nuove risorse i materiali sinora considerati alla stregua di semplici rifiuti. Un caso tipico è quello dello sfruttamento delle scorie delle acciaierie che, qualora siano opportunamente condizionate, possono essere impiegate in interventi di recupero ambientale, per la costruzione di strade o per l’utilizzo all’interno di aggregati. I giapponesi, dal canto loro, stanno studiando processi per recuperare il fosforo contenuto nelle scorie delle proprie acciaierie. Sembra infatti che esse contengano circa 104kt di questo elemento ampiamente utilizzato in agricoltura, il cui fabbisogno annuo giapponese è pari proprio a circa 104kt ed attualmente viene importato sotto forma di minerali fosfatici. Quelli citati sono due semplici esempi che coinvolgono l’interesse delle acciaierie, ma il recupero degli ossidi di ferro, degli ossidi di zinco e di stagno, oppure il corretto recupero degli sfridi metallici e polimerici rappresentano opportunità altrettanto importanti, che non coinvolgono le sole acciaierie, ma altri attori della filiera siderurgica. Allora è bene lasciare due spunti di riflessione: si è dedicata sufficiente attenzione ad esplorare il recupero di interessanti risorse a partire dagli sfridi e dai rifiuti siderurgici? E’ possibile intraprendere una nuova strada, magari originale, per recuperare queste risorse? Probabilmente questo è uno dei nuovi orizzonti di efficienza e di competitività in cui ci giochiamo il futuro dell’industria nazionale.
Rubriche precedenti a cura di Carlo Mapelli
![]() |
Carlo Mapelli «Un percorso d'acciaio verso Expo?» |
![]() |
Carlo Mapelli «Il preridotto: nuovo punto di svolta della siderurgia?» |
Carlo Mapelli
23 maggio 2025
Nuova edizione del siderweb TG. Credits: archivio siderweb; World Steel Association media library.
Lascia un Commento